Serie A

La misura perfetta di Barca: “Gara -2 senza cali di concentrazione. Vogliamo la finale”

Barca

Per realizzare un abito su misura diversi sono i passaggi da effettuare.
Bisogna prendere le misure precise, individuare lo stile, realizzare il cartamodello, scegliere la stoffa adatta, ricavarne i pezzi necessari unendoli con un’imbastitura. Poi passare alla macchina da cucire e unire il tutto con cuciture pulite e precise. L’abito oramai pronto va ora provato, indossato e, dove occorre, apportare le modifiche necessarie a renderlo il capo giusto, perfetto, per il corpo per cui è stato pensato.
Oltre a tutto questo, fondamentale, è l’abilità del sarto di cucire certo, ma soprattutto di vedere, prima ancora che la creazione sartoriale venga messa in opera, la stessa già terminata.

“Siamo più forti dello scorso anno”. Questo mister Chilelli ha detto alla sua Lazio a settembre. “A sentirlo parlare, si poteva pensare che fosse in preda ad un’episodio di vaneggiamento – afferma Cecilia Barca, capitano biancoceleste e bandiera laziale – Avevamo perso Taninha e Vanessa, due finalizzatrici formidabili. Abbiamo aggiunto nuovi innesti certo, ma nessuna di noi avrebbe mai pensato di affermare che fossimo più forti”. I creativi sono tutti un po’ folli penso, se non osassero e se non fossero certi che le proprie scelte siano vincenti, non sarebbero tali. “Alla fine, si è rivelato ciò che ci diceva a settembre.

E’ stato, ed è, un anno eccezionale per noi. Non solo per aver raggiunto la semifinale di Coppa Italia, che brucia ancora un po’ – ma per aver conquistato un signor piazzamento al termine della regular season ed essere in corsa per un posto in finale scudetto“. Merito del gruppo, e del sarto. “Mister Chilelli, Daniele, aveva visto bene ed ha saputo cucirci addosso un gioco capace di sfruttare al meglio tutte le nostre caratteristiche. E’ dispendioso, certo, ma è funzionale e racchiude l’anima di questa squadra: un gruppo di giocatrici, di donne, che non molla mai. Costi quel che costi“.

Poco importa se si gioca doloranti, con la stanchezza di un campionato intero sulle spalle e i relativi risentimenti. Quando la Lazio, e Cecilia, entrano nel 40×20, tutto rimane sulla linea laterale. “Le forze profuse durante tutto l’anno sono state tante. Non siamo al cento per cento fisicamente è vero, ma lo siamo mentalmente. A livello personale, a volte, la sera quando i dolori si risvegliano, mi chiedo chi me lo faccia fare. Poi guardo me, noi, il nostro percorso, la nostra voglia e le nostre ambizioni. Lì trovo la mia risposta per scendere in campo ancora e ancora. E dentro il rettangolo di gioco accade la magia.

Non importa come tu stia, importa solo la compagna che hai accanto e la storia che rappresenti. Ci si sacrifica per ogni pallone, si profonde tutta l’intensità di cui siamo capaci, si gioca con tutta la voglia e l’amore per questa realtà e per la disciplina che ci scorre nelle vene. Stringiamo i denti. Non esiste null’altro. Oramai siamo allo sprint finale, il campionato è stato lungo per tutti, non vogliamo lasciare nulla indietro“.

Una squadra, quella della Lazio, passata dall’essere la “specialista di Coppa” ad avere continuità durante tutto l’anno, fino alle battute finali. Un cambiamento forse, di certo una crescita, una maturazione. “E’ proprio così. La parola all’ordine del giorno è continuità. Non tanto nei risultati, quelli dipendono sempre da tanti fattori, ma nelle prestazioni. Siamo cresciute molto da questo punto di vista. Abbiamo imparato a gestire meglio i momenti di difficoltà e a prendere le contromisure necessarie ai cali di concentrazione, mantenendo una tensione costante per tutta la gara“.

Voglia, convinzione, tensione, che ha portato le biancocelesti a ribaltare il risultato dell’andata dei quarti di finale contro lo Statte e imporsi per tre a zero in gara -1 di semifinale scudetto contro le campionesse in carica del Pescara. “Abbiamo dimostrato di avere voce in capitolo nella realtà nazionale. Con il Pescara non è mai facile, e sicuramente non lo sarà venerdì in gara -2, ma non ci importa. Volevamo sfruttare al meglio il fattore campo e darci la possibilità di avere due risultati utili su tre“. Ciò che non accadrà, assicura capitan Barca, è un calo di concentrazione.

Abbiamo vinto la prima, è vero, ma non conta nulla se non portiamo a casa anche la seconda. Lo sappiamo benissimo. Così come sappiamo che il Pescara farà di tutto per arrivare a gara -3, aggiustando il gioco su di noi, pensando alle contromosse necessarie per batterci. Sarà una partita diversa rispetto a quella di Fiano Romano. Anche noi rivedremo alcuni dettagli, sistemeremo tatticamente alcune cose. Come scenderemo in campo? Questo sarà una sorpresa per tutti. Sono certa che chi assisterà alla gara, si divertirà senza dubbio“.

Chissà se nonna Zarina percorrerà i 250 chilometri (circa) che separano la Capitale da Pescara per assistere alla partita della nipote. Sicuramente la seguirà in qualche modo. “E’ stato il suo compleanno qualche giorno fa, abbiamo festeggiato insieme. Sarebbe davvero bello portarle questo ulteriore regalo“.

Direzione PalaRigopiano allora, cercando la finale scudetto, indossando il vestito perfetto, quello con l’aquila sul petto.

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