Caffè Corretto

Caffè da Casa S01E30

Odio i computer portatili che non hanno subito un mouse a disposizione e devo divincolarmi con il pad, i tasti che non si premono mai e l’assenza di una batteria all’uranio impoverito non mi garantisce la durata d’utilizzo che vorrei. Li odio quando sono troppo vecchi e non posso cambiarli, perché a fare onestamente questo mestiere non si diventa ricchi, a parte qualcuno che ha sempre I numeri di telefono giusti e se non li ha, li chiede.
Odio il sole, perché la rifrazione della luce così intensa danneggia i miei occhi.
Non è andato tutto bene, non importa quante volte l’abbiamo ripetuto, perché in fondo nel conforto delle nostre case ci sentivamo relativamente al sicuro e come leoni ruggivamo di chissà quale rivoluzione. Siamo usciti di casa e abbiamo indossato la nostra solita miseria, fatta di favori da riscuotere e cash flow, che poi da dove arrivano tutti questi soldi un giorno mi piacerebbe scoprirlo.

Finalmente hanno staccato la spina a questa stagione maledetta di futsal, l’ha fatto Cosimo da Avellino, Imperatore della LND, agendo come da regolamento. Ha atteso soldi dei contribuenti che non arrivavano e poi s’è dovuto arrendere alla base. Si vota, non importa quando si disputa l’olimpiade, ogni quattro anni. Come scriverebbero gli anglosassoni: “time is up”, tempo scaduto.
Serve il consenso della base per vincere in una tornata elettorale.
L’orologio delle elezioni delle federazioni sportive ha iniziato la sua corsa.
Sarà anche presto tempo di deleghe e delegati e vorrei quindi consigliarvi una lettura. Leggeteli anche voi gli statuti e i regolamenti delle associazioni alle quali aderite, scoprirete cose fantastiche.
Potreste perfino scoprire di essere prigionieri di un presidente che non  ha più la fiducia del suo Consiglio Direttivo. Prigionieri di decisioni di altri sulle quali non avete voce in capitolo, potreste scoprire a chi inchinarvi per fare due impicci anche con il prossimo al timone.
Leggete, vi assicuro che non provoca la morte.
Sarà una lunghissima estate per il futsal, senza che lo sia mai davvero. Nessun periodo di vacanza. Ci sarà la rincorsa ai rumors di mercato, a chi la spara più grossa e chi la spara per prima. Funziona così, funziona bene perché poi siete tutti lì a leggere le notizie che non riguardano voi.
Inutile lamentarsi.
Inutile, come lamentarsi di stare in spiaggia per abbronzarsi per poi maledire il caldo dell’estate.
Odio anche questo, il caldo dell’estate. Preferisco la spiaggia quando è quasi sera, la birra fredda e il proprietario dello stabilimento balneare che mi lascia le chiavi e sconsolato mi dice: “poi chiudi tu”.
C’è rimasto qualcosa che amo in questo sport?
Forse.
Forse, le storie e nemmeno tutte.

Le storie come quelle di “Se fossi un Mister”, quando Nicola iniziò a scriverle preferì l’anonimato, appoggiammo quella scelta e mi sbagliavo.
Il gatto cammina sulla tastiera, forse le cose che scrive lui hanno più senso di quelle che leggo in giro.
La vita scorre intorno a me anche se vorrei fermarla, non si può allora preferisco sedermi sul ciglio della strada, com’è quella storia dei fiori di strada? Squilla il telefono.
C’è chi ha bisogno di un access point e chi invece ha bisogno di metterci la faccia.
Aveva ragione Nicola a voler firmare quei racconti, a dargli forza era proprio il suo vissuto.
Scemano anche le dirette, a parlare sempre delle stesse cose senza raccontare mai, riesumati i dinosauri di quando questo sport si giocava all’aperto, sui campi in erba sintetica che poi a pensarci bene si gioca ancora così.
I campi troppo piccoli che per battere un calcio d’angolo ti devi abbassare se sei più alto di un metro e settanta. Chinarsi per un corner è una scomoda necessità, chinarsi così tanto da guardarsi i piedi e poi nemmeno vergognarsi. Raccontare di aver la schiena dritta per voi e come scrivere le veline per i deputati, anche quelli che verranno e raccontare invece di scrivere romanzi.
Apprezzo più quelli che chiedono scusa, si pentono e vanno anche in analisi. Preferisco quelli con mille dubbi e poche certezze a quelli che hanno sempre la risposta giusta ma non s’accorgono che è quella sbagliata.
Retrocessioni, promozioni ma soprattutto soldi, quelli per riuscire a competere nella prossima stagione. Il credito d’imposta salverà le ASD? Forse, oppure no.
In questo ennesimo anno zero, tra fabbri operosi del centro centrocampo della LaziE e agitati sostenitori del nuovo che avanza, che poi alla fine questo movimento resta sempre allo stesso posto.
La mascherina per qualcuno potrebbe perdere il suffisso -ina e diventare maschera e non quella del teatro.
Teatro, burlesque e siamo sempre così tra pupari e pupazzi, a guardare le marionette agitarsi e chi credevamo muovesse i fili invece svicola via con le mani in tasca e chissà cosa ha lì, da tenere così stretto.

Quelli che agitano contratti che non dovevano nemmeno avere, quelli che fanno contratti per lavorare e poi invece si sistemano in vacanza e quelli che alla tattica e alla tecnica preferiscono teste e mani di legno. Passata l’età dello stupore, t’accorgi dei fili e li segui fino a trovare le mani del burattinaio. Recitano sempre nello stesso circo, negli stessi circo-li e poi vai ad aggiungere ancora un suffisso e forse  trovi la strada giusta.
Cielo azzurro ma non è sopra Berlino, ma di questo scriverò.
Qualcuno piazza i primi ombrelloni, ci si prepara ad una estate che forse non arriverà mai.
Qualcuno prega per l’arrivo dell’estate.
A quale dei due Dio manderà l’estate?
Non ho la fede di molti, vado a prepararmi per il futsal che forse non arriverà mai, pregare non è mai stato il mio forte.

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