Serie A

Dalila Cariello: “La Coppa Italia? Ha vinto il più forte. Ma continuiamo a lavorare”

Dalila Cariello

Quattro titoli messi in fila, tra questi due Coppe Italia consecutive. Eppure, Bitonto non si è ancora abituato a vincere. Né la squadra che punta già al prossimo obiettivo, né la città, che ha atteso il ritorno delle sue leonesse per ricoprirle di amore ancora una volta. Altro che scudetto dell’Inter! La folla neroverde non teme neanche le proporzioni di uno scudetto di Serie A nel calcio.
“Ci inorgoglisce aver vinto così tanto in pochissimo tempo – dice il direttore generale Dalila Cariello -. Siamo giovani, ma abbiamo lavorato con gente d’esperienza: ci siamo accerchiati di professionisti che conoscono questo sport tanto a livello nazionale che internazionale, abbiamo imparato da loro e ci siamo fatti guidare, azzeccando sicuramente la scelta. Affidandoci a loro, in qualche modo sai cosa vuoi arrivare a fare, ma vederlo realizzarsi sotto i tuoi occhi è bellissimo. Vincere è sempre una grande emozione, anche in un ambiente non familiare e abbastanza estraneo al futsal: l’accoglienza è stata super serena ed ospitale, ma in pochi sapevano di cosa stessimo parlando, mentre noi che respiriamo calcio a 5 ogni giorno aspettiamo la Final Eight dalla prima domenica della nuova stagione”.

Bis di coccarde. Ancora un record nella giornata che ha portato in dote anche il premio di miglior giocatrice a Lì e di miglior portiere a Jozi De Oliveira. “Bello, ma non come la prima volta. L’anno scorso, di questi tempi, non avevamo ancora vinto nulla in Serie A. Quando abbiamo sentito Matteo Santi dire “Bitonto vince la Coppa Italia 2023” è stato un colpo fortissimo per tutti, quest’ anno l’abbiamo vissuta in maniera più matura. Sapevamo di aver costruito una squadra che potesse (e dovesse) competere per la Coppa Italia e siamo riusciti a confermarci, che poi è sempre la parte più dura. Accanto a noi una città speciale: vedere come i tifosi hanno risposto al nostro rientro, non fa che aumentare il desiderio di puntare ancora più in alto”.

Bitonto già a lavoro, a tre giorni dal settebello rifilato al TikiTaka nella finale dello Stadium di Genova.
“Ha vinto semplicemente il più forte. Nulla contro il TikiTaka, squadra altrettanto attrezzata, con giocatrici che hanno dimostrato grande sportività nonostante la sconfitta, ma chiederei un pizzico di umiltà a chi si è permesso di esternare commenti fuori luogo perché ha vinto il migliore. L’1-0 avversario non ci ha minimamente spaventati, da lì abbiamo rimontato con carattere e sono convinta che, se la partita fosse durata di più, il divario sarebbe stato ancora più netto. Non sto parlando per partito preso. Sono felice di aver giocato contro il TikiTaka, perché abbiamo dato vita ad una finale bellissima da vedere, con tecnica e qualità, ma allo stesso tempo sono dispiaciuta per il modo in cui è stata raccontata: sentir parlare di Coppa estorta, rigori non dati o addirittura di un passaggio di turno conquistato con un fallo di mano non mi va proprio giù. Niente di tutto questo corrisponde al vero”.

Alle spalle le chiacchiere, davanti di nuovo la sfida contro il TikiTaka, col privilegio di salutare in casa una regular season straordinaria.
“Dopo l’accoglienza di domenica sera, i tifosi sono pronti a ripetersi in un PalaPansini che si riempirà di striscioni e colori. Io resto ancora sconcertata da tutto l’amore che ci viene dato: abbiamo sempre avuto seguito, anche in Serie C, ma non ho mai pensato che si potesse arrivare a tanto. Tutta questa passione ti ripaga di mille sacrifici, la fedeltà dei bitontini ci fa capire che questa squadra è il regalo più grande che potessimo fare alla città”.
Coppa Italia al quadrato, tutto come l’anno scorso. “Anche il mio outfit. Stessa t-shirt e stessa maglia rosa messe in valigia all’ultimo momento, più gli stessi riti ripetuti a memoria. Scaramantica? No, – sorride Cariello – di più. È lo stesso motivo per cui guardo le partite sempre dallo stesso gradino accanto agli ultrà con i tamburi. Ho iniziato lì, con le braccia conserte e le dita incrociate, e lì mi vedrete ogni domenica ad attendere il 40°”. Tre fischi e poi la festa. La prossima potrebbe essere tricolore.

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