Storie

Diario di Coppa 2019 [01]

Odio le partenze, tutte senza nessuna esclusione.
Non m’importa la meta.
Questo però non mi trattiene dal partire, quasi che quel sentimento profondo mi sproni a farlo anche solo per dimostrare che posso battere quella sofferenza e trasformarla. Come quando prima di una partita attendo solo il calcio d’inizio e quella paura di “partire” svanisce perché non ho nulla da perdere. Mi raggiunge la consapevolezza che è nel presente che prende corpo il passato e il futuro sgombra la strada dagli ostacoli inutili.
Questo è il “March Madness” del futsal non solo femminile.
Atleti e addetti ai lavori, siamo tutti In viaggio verso la medesima meta, la finale di Coppa Italia. Sarà una festa di quelle pazze e velocissime che si consumano in fretta per poi lasciare profondi ricordi. Ginger ha parcheggiato “quasi” al solito posto e aspetta l’arrivo della panda a metano di Federica.
BEEEP. Il suono del cicalino del Telepass.
Siamo partiti e indietro non si torna.

Viaggi troppo lunghi e abitacolo troppo stretti.
Ci vorrebbe un camper per queste lunghe trasferte nelle quali le ore s’allungano e ti schiacciano le gambe e la schiena. Il sole s’abbassa dietro le colline e gli autogrill s’avvicendano con promesse di soste e bagni puliti.
L’inquietudine dello sciacquone che si attiva senza che ci sia nessuno vicino a me e la voce lamentosa di Fabio Volo alla radio che promette viaggi autostradali meravigliosi.
Guardo sempre in terra nei bagni degli autogrill, dovessi trovare 5000 euro…o 50 mila o una cifra cosi e forse il sogno di raccontare quanto sono belle le storie di sport non sembrerebbe così lontano.

Le squadre arrivano a Cavezzo, scoprirò tra poco se esiste davvero, perché confessiamolo tutti, non avevamo nemmeno idea fosse sulla cartina.
Grazie Google Maps.
Qualche squadra s’è già allenata, altre scendono dal pulmino giusto in tempo per fare la rifinitura.
I social iniziano a riempirsi di scatti e di video, sta diventando tutto vero e tutto sarà “per sempre”.

Arrivati da Livia per la tappa intermedia di questo lungo viaggio, davanti ad un weekend altrettanto impegnativo. La pizza,le chiacchiere e i nuovi ricordi da condividere con chi non vediamo abbastanza spesso.
C’è Toby, il cane che perde più peli che partite il Colonsport nel campionato uzbeko di massima divisione. Mi fa le feste questo cane, diffidente e affettuoso nello stesso tempo se questo è possibile, lo è solo in un cane come lui.

Non volevo partire, ora che sono in viaggio però non ha più senso tornare indietro, so bene cosa mi sono lasciato alle spalle e allora perché non provare a raccontare una storia, una nuova storia di sport e di vita.

Ho trovato i miei compagni di viaggio  in uno dei peggiori bar di Caracas. Eppure non li cambierei per nulla al mondo. Perché sono ancora qui, nonostante tutto e a prescindere da voi.

 

Domani ci aspetta Gino Fabbri e la sua alta pasticceria, ancora un po’ di autostrada e poi finalmente alle 10.00 il fischio d’inizio.
Sveglia puntata alle 6.45
Alzataccia, una sveglia antelucana forzata. Così recita il Devoto-Oli.
Ancora una volta e spero per l’ultima volta.
Ospiti di troppo in una casa accogliente, provo a russare per non farmi mancare nulla.
La notte non porta mai consiglio, porta solo le tenebre anche con questa super luna, vorrei avere pensieri migliori di questi ma scrivere è così, le parole prendono una strada nota solo a loro, io le seguo per scoprire dove vogliono portarmi.
Questa è un po’ come la notte prima degli esami, dormire sarebbe utile, salutare e indicato, se ci riesci raccontami come si fa.

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