Calcio

On the sidelines 12

Ti rifugi nella vecchia casa paterna a due passi dal mare, frequenti i luoghi che ti hanno visto bambino, le cose semplici, gli affetti di una vita. Il calcio non è più solo una passione e anche il tuo lavoro, che lascia poco spazio alla vita privata. Senti il vociare aumentare lungo la riviera, pensi a qualche donnina poco vestita che passeggia. Applausi, s’avvicinano. Vieni colpito da qualcosa, imprechi  e ti volti per affrontare il tuo aggressore. “Cosa ci fai in questo cazzo di stabilimento da due soldi, sono giorni che ti cerco”. Mirko. Cercate un posto dove parlare in tranquillità, il proprietario ti conosce, comprende al volo la situazione e vi isola in un privè improvvisato, vi porta due birre gelate. “Dobbiamo muoverci” attacca lui serio, ma tu l’interrompi, proprio non riesci a tenerla chiusa la tua boccaccia. “Davvero, ci voglio pensare, tornare al Portosummaga, non lo so”. Lui ti guarda come se gli avessi sputato in faccia e poi scoppia a ridere. “Affanculo quel posto di merda, era solo un trampolino di lancio, in attesa della giusta occasione e la giusta occasione è arrivata” sorride furbo adesso. “Siamo invitati a Villa De Cecco, dopo la festa di compleanno il patron ci vuole parlare”, prende un abbondante sorso di birra e torna a sorriderti. “Ti sei bevuto il cervello?, ma li leggi i giornali? Ci ritroveremmo con il culo sulla graticola, in mezzo ad una lotta di potere, Caldora ed Edmondo da una parte i De Cecco dall’altra. Poi cazzo svegliati, in un paio di giorni presenteranno Cuccureddu. Senza contare che hanno già completato la rosa”. Scuoti la testa e fai centro con la bottiglia vuota nel cestino più lontano. Alzi il braccio e fai il segno del due, una ragazzina timorosa ti porta altre due birre. “Andiamo almeno a sentire cosa hanno da dire, male non può farci, potrebbe davvero essere l’occasione che cerchiamo”.  Arrivate alla villa che è da poco passata la mezzanotte ma gli ospiti non sono ancora andati via, vi viene raccomandata la massima riservatezza per questo il suo autista vi porta in giro fino alle due quando finalmente vi stringete le mani mentre tutti i convenuti prendono posto al lungo tavolo da pranzo al centro della stanza. Le prime parole di questo uomo alla guida di un impero manifatturiero, uno di re della pasta, sono: “La voglio alla guida tecnica del Pescara”. Uomo diretto. Salta i convenevoli, viene subito agli affari. Sembra che l’accordo con Cuccureddu non sia ancora stato ratificato, è sua intenzione mettere in minoranza gli altri soci e prendere direttamente il controllo della società. “Non posso accettare l’incarico senza portare con me Mirko. Veniamo tutti e due o non veniamo affatto. Mi risulta che lei abbia già un direttore sportivo…quindi…”. Ti volti, quasi a scusarti verso l’uomo in questione, gli concedi un sorriso quando lo indichi con il palmo della mano. “Avevo bisogno di un mio uomo direttamente coinvolto nella gestione sportiva,  ma lasci risolvere questo problema a me, vi voglio entrambi”. Rimani perplesso, odi queste macchinazioni, questo aziendalismo che si è impossessato dello sport che ami tanto. Concedi a quest’uomo corpulento un occasione per convincerti, “Domani le invierò un documento, le mie idee, le linee programmatiche del mio progetto per questo club, vorrei che le esaminasse e le approvasse prima di assumermi”. Ti alzi, stringi con vigore le mani di tutti i presenti e ti congedi. Una manciata di ore dopo, il tuo nuovo presidente ti richiama, quando è ormai quasi l’alba. Il tuo telefono ti strappa dal sonno. “Lei è il nostro futuro, sabato la presenteremo alla stampa”, click.

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