Calcio

On the Sidelines 11

L’indomani si torna sul campo, a due passi dalla laguna, si vede il petrolchimico da quì, c’è odore di speranze perdute, di vite abbandonate, la crisi economica come una coperta troppo pesante ha schiacciato tutto, anche la voglia di vivere, ci si limita a sopravvivere. Mirko guida l’allenamento oggi, tu rimani seduto sulla tribuna laterale, prendi appunti ma sei distratto. Si sbraccia il tuo amico giù, sul campo, coperto di fango.
Indica verso la linea laterale, sulla corsia di sinistra.
C’è un ragazzino biondo, non avrà più di sedici anni, eppure a grinta e coraggio da vendere e forse il miglior piede sinistro che ti è capitato di osservare da anni. Salta l’uomo e tira con una rapidità assoluta, sembra aver già attirato l’attenzione di qualcuno. Dannazione, nessuno si è degnato di dirtelo. S’avvicina Mirko, ti racconta vita morte e miracoli di Willi Evseev, esterno offensivo, fuggito dalle persecuzioni religiose in Kazakistan con la famiglia.  Indica il campo, mima i movimenti di gioco, l’imprevisto che cambia la partita, la scintilla che fa esplodere la tua squadra. Gli fai preparare un contratto da professionista, sistemi i genitori in un residence della zona e loro siglano un accordo privato con il quale si impegnano a trattenere loro figlio in questa squadra almeno fino alla maggiore età.
2-0, un gol per tempo, un assist e un gol personale. Il ragazzino ha ripagato la tua fiducia con l’abilità di un veterano. I giornalisti sportivi locali impazziscono, come cavallette sciamano nello spogliatoio, vogliono sapere tutto di lui. Assediato da microfoni e taccuini, tutti vogliono un pezzetto del suo talento. “Ragazzino, vai a farti la doccia, a loro penso io”, l’allontani in malo modo verso le docce, l’ultima cosa che vuoi sono giornalisti in cerca dell’articolo sensazionale, due ore dopo Willi dorme in una dependance della tua villa in affitto, i genitori li avete spediti in crociera, lontano. Non vuoi bruciarlo, non qui in questa lotta senza esclusione di colpi, carriere promettenti si spezzano qui in questi campi d’odio.
A fine aprile ti rendi conto che la salvezza diretta è fuori dalla vostra portata, state giocando un buon calcio, cercando di arrivare il più in alto possibile, per giocare i playout, la prima in casa, con due risultati a disposizione. Allenamenti, movimenti della squadra, prepari e studi, filmati. Non rilasci dichiarazioni, non questa volta, l’imperativo è mantenere un profilo basso, per sorprenderli sul campo. 3-0, una stupenda domenica di maggio, al fischio finale non ti concedi tregua, non è finita, ma il traguardo è li a portata. La domenica successiva pareggiate in trasferta, i loro assalti non sono mai pericolosi , un calcio ordinato li tiene a distanza, il fischio finale. Li applaudi, è finita, si abbracciano i tuoi ragazzi, il Portossumaga 2008 – 2009: Ardità, Specchia, Adami, Cardin, Jaime, Madaschi, Podda, Carboni, Da Silva, Cunico, Acapadiè. Ti siedi stremato dalla tensione, in panchina. Vibra il tuo cellulare, un messaggio, dall’altro capo del mondo “Salvezza…ed ora la Serie B”, sorridi al pensiero che attraversa distanze imponenti. Nel deserto afghano in tanti, contagiati dalla tua sorellina hanno gioito con voi. C’è tutto il paese ad accogliervi al vostro ritorno a tarda notte, suonano le sirene del porto, sventolano le bandiere granata, il pullman è costretto a fermarsi, scendete e vi perdete nell’abbraccio della folla. “Porto! Porto!!”, il canto scandito dalla folla ti rimarrà nelle ossa a lungo.
Spegni il cellulare, fai i bagagli in fretta, verso casa, lontano.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top