Serie A

Dallo Sporteam alla VIP Tombolo: a tu per tu con Marta Carluccio

Marta Carluccio

C’è un solo allenatore donna in tutta la Serie A. E’ al suo terzo anno da mister dopo le esperienza con Arzignano e Audace, siede sulla panchina della Vip Tombolo e risponde al nome di Marta Carluccio. Prima di passare all’area tecnica, però, Marta è stata a lungo una giocatrice, divisa tra basket (sport praticato fino ai 24 anni nella Reyer Venezia Mestre) e futsal, quando ancora lo chiamavano “calcetto”, come fosse una semplice partita tra amiche prima del cinema. Ma alla leggera, lei non ha preso mai nulla e anche grazie al suo impegno, la storia dello Sporteam ha vissuto il suo momento più alto, con una scalata che dalla C ha portato dritto in Serie A. Inizia a giocare quasi per caso durante un torneo: “Manca una, vieni tu?”. E da quel giorno non ha più smesso.
“Mi sono tolta tante soddisfazioni – racconta -, passare dal regionale al Nazionale è stato stupendo. Posso dire di aver fatto tutto quello che avrei voluto, l’unico rammarico è di aver iniziato tardi. Oggi, quando vedo ragazzine che non hanno la testa di cogliere l’opportunità di partire dai settori giovanili fino ad arrivare alla maglia azzurra, mi arrabbio. L’avessi avuto io quella chance…”.
Ottiene i suoi maggiori successi sotto la guida di mister Lucio Solazzi, con cui si instaura il classico rapporto odi et amo.
“Un grandissimo maestro, mi piaceva tantissimo il suo modo di allenare, ma allo stesso tempo mi faceva arrabbiare. Il livello era sempre più alto, per problemi di lavoro non riuscivo a giocare come avrei voluto e fu lui a mettermi di fronte ad una realtà che io non avrei mai voluto vedere: forse, ero alla fine della mia carriera. Mi consigliò, allora, di prendere il patentino e di dargli una mano in panchina: lo feci a malincuore, ma adesso so che è stata una scelta giusta”.

Unica donna, dicevamo, in un contesto ancora prettamente maschile.
“Da una parte mi onora, dall’altra mi sembra che la figura femminile sia poco considerata: quando ho iniziato, ad esempio, chiedevo consigli agli allenatori in zona, ma ho trovato molte porte chiuse e ho dovuto rimboccarmi subito le maniche. Ho seguito il Clinic Internazionale di Riccardo Russo e, ai tempi dell’Audace, ho organizzato un’amichevole con il Montesilvano allora campione d’Italia, avendo così modo di seguire da vicino mister Salvatore, attuale CT della Nazionale italiana. Il confronto con lei mi ha aiutata e, nel frattempo, ho continuato a formarmi: ora seguo il mio pensiero, ho il mio modo di vedere il futsal”.
Pochi giorni fa, il primo punto conquistato nel Nazionale contro il Bisceglie. Un turning point, per le venete, che da quel momento hanno inanellato prestazioni di spessore in un campionato che non fa sconti a nessuno.
“Eravamo molto indecisi sull’iscrizione. Il bivio era: provare in A o ripartire dalla C. Ma alla fine abbiamo ritenuto opportuno dar seguito alla promozione ottenuta sul campo e provare questa esperienza, l’unico modo per capire se in futuro ci sarà la possibilità di costruire qualcosa di importante o – ahimè – bisognerà fare un passo indietro. Non è stata una partenza facile – racconta Carluccio – ma ce la stiamo mettendo tutta: stiamo affrontando il campionato con tante delle atlete che porto avanti dal regionale e qualche innesto. Questo è il gruppo che mi ha permesso di arrivare fin qui e io ci conto tantissimo”.

Ancora 40’ per cercare la prima vittoria stagionale nel derby contro il Real Grisignano.
“Conosco mister Lovo, le sue giocatrici e il suo stile di gioco. Non dico che sia la sfida che porterà o meno alla salvezza, ma sarà un match delicato, in cui dovremo dimostrare che questa classifica ci sta stretta e che è un’avversaria alla nostra portata. Contro il Bisceglie – pur trattandosi di due punti persi, più che di un punto guadagnato – è scattata una molla, ci ha dato morale: sono certa che ce la giocheremo e che sarà un bello spettacolo”.
Balardin e Salvador ormai si trovano a memoria, e poi ci sono i gol di Ghigliordini.
“Ricorda me da giocatrice: vedevo bene la porta, ma di difendere proprio non ne volevo sapere. Ora che punto tanto sulla difesa, a volte mi tocca rimproverarla. Ma, in fondo – sorride – tutte e due sappiamo che anch’io ero come lei”.

Foto copertina: Giuseppe De Zenet

 

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top