Storie

Come si può amare così tanto una cosa così “rotta”

amore

Circolo Lavoratori Terni, i campi di padel blu che nemmeno la maglia della nazionale italiana, le luci sparate come in un pulciosissimo concerto dei Pantera e il freddo che tra le montagne è quasi normale.
In uno dei campi s’allena Il CLT Femminile, milita nell’ultimo gradino del futsal agonistico.
Non c’è nessuno che sogni di giocare in Serie C, nessuno, nemmeno quelli che militano nel campionato CSI.
Le ragazze di Nicola Ugolini s’allenano all’aperto, di sera, con un freddo che urla “cioccolata caldaaaaaa” e non “fai una diagonale”. Mi tornano alla mente sere umide e gelate in un campo sperduto in una città di mare ad osservare Federica e le sue compagne di squadra allenarsi.
Osservo loro come guardavo allora Karen, provare a piegare corpo, piedi e testa alla loro passione, quel gioco con la palla che non rimbalza poi così bene.
Come si può amare così tanto il futsal da allenare qui, alla fine del calcio, come si può amare così tanto una cosa così “rotta”?

It’s something that I’ll never know How you can love someone so broken, so right?

amare

C’è qualcosa, d’invisibile agli occhi, che alimenta tutto questo, non può essere solo la passione. Deve essere quel destino che ti fa indossare una maglia come la tua compagna di squadra e scendere in campo e provare ad essere meglio di così, provare che giocare qui in questa serie è solo un caso, un accidente della vita.
A pensarci bene se giochi in Serie C puoi solo essere promossa, non c’è una retrocessione a spaventarti, puoi osare, provare a vedere cosa c’è oltre l’ostacolo, com’è essere migliore di così.

You always have the words that never let me down, you tell me don’t worry, when I’ve done wrong.

Quando il sudore s’insinua gelato sotto la maglia, quando le gambe si bloccano perché il freddo le stringe più forte della tua voglia di correre, quando invece di uno stop di suola usi il piatto del piede e la palla scappa lontana. Ogni volta che quell’erba maledetta sintetica ti graffia le gambe e ti chiedi se avrai ancora mai più bisogno dell’estetista. Ogni volta che il tuo corpo grida: “basta”, ricordatati che stai pagando un prezzo, il prezzo per il tuo pezzetto di paradiso.

‘Cause all I ever wanted was a little bit of paradise

amare

Per quel sogno fatto di luci, coriandoli, medaglie che luccicano come se fossero d’oro e coppe da baciare.
Non le maglie, le coppe.
Potrebbero cambiare i tuoi colori, potresti voler andare via, correre in avanti e scoprire se sei brava abbastanza per guardare oltre quel gradino del podio. Potrebbe farlo chi ha scelto d’insegnare questo sport e non d’inseguire solo un posto da scaldare in panchina.

You always have the words that never let me down

L’erba sintetica consumata la devi sentire sulle mani, la sabbia che sembra vetro s’attacca alle dita.
Così diverso dal parquet, quello vero. Dipinto spesso a festa, d’un nero elegante o di un blu così simile a quello che osservi tutti i giorni arrivando agli allenamenti.
Cerco un posto in una delle panchine, coperte da questa plastica dura.
Sembra così piccolo questo campo da qui, sembra un campo di bocce. Non ci sono gli hashmark, mancano i numeri bianchi. Mancano quei caschi arancioni e pezzi d’armatura sparsi ovunque.

You let me go don’t hold me back. When I can’t see the tracks, you find me.

amore

C’è una parola che in inglese definisce quelle squadre capaci di segnare un’epoca: “dynasty” – dinastia.
Guardo il campo e poi Federica e indico le nove ragazze che sono li a cercare di imparare un movimento, un esercizio, un gesto tecnico.
“Così inizia una dinastia”.
Dalle fondamenta, dai fondamentali.
Da quella maglia gialloblu.
Dai dettagli e dal ripetere quel gesto così tante volte da farlo diventare memoria muscolare.
Dai sacrifici, da pagare quel prezzo con le lacrime e il sudore cosciente che alla fine ci saranno i sorrisi.
Uno dei più grandi allenatori di sempre solo due settimana fa ha collezionato la sua nona finale in 18 anni,  il suo sesto titolo negli ultimi 12 anni e il 3 negli ultimi quattro.
In una intervista alla domanda: “come si fa a vincere senza tanti campioni?” ha candidamente risposto: “io non cerco campioni, cerco giocatori (ballplayers)”

It’s something that I’ll never know How you can love someone so broken, so right?
‘Cause all I ever wanted was a little bit of paradise

amare

Perché si sceglie d’allenare qui, lontano dalle luci, dai premi, dal parquet e dai palazzetti quelli veri.
Perché qui qualcuno ti vuole bene e non per i soldi che gli dai.
Qualcuno qui, vuol vederti felice.
Qualcuno senza chiederti nulla in cambio se non la tua fiducia ha deciso di credere in te, nonostante le delusioni, nonostante il richiamo dei lustrini e delle pailettes.
Decidono di riempire un foglio  con quella calligrafia fatta di sogni e speranze e senza saperlo rispondono alla mia domanda: “come si può amare così tanto il futsal da allenare qui, alla fine del calcio, come si può amare così tanto una cosa così rotta ?”.
Eccola li la risposta, in un foglio stropicciato, in una sintassi elementare, in un pensiero profondo, in gesto d’amore.

Ci vediamo alla finale del campionato regionale.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top