Calcio

Essere Esempio – Serie A ottava giornata

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L’ottava giornata non vorrei raccontarla.

È già giovedì, e continuo a rimandare il momento in cui, di solito a inizio settimana, mi fermo e lascio libero sfogo ai pensieri e alle parole ripensando al weekend sportivo trascorso. Dall’inizio della stagione questa è la prima settimana nella quale non ne ho nessuna voglia, penso.
La verità è che mi conosco bene e sto rimandando questo momento come faccio ogni volta con le cose che mi pesano. Mi pesa scrivere di questo weekend perché so che non racconterò di calcio giocato, so che non racconterò nemmeno qualche bella storia di quelle che lo sport ci regala e che ci fanno emozionare.

Racconterò di una bambina, che inizia a giocare a calcio, al parco, al mare, a scuola, all’oratorio, al campetto, racconterò dei pregiudizi che quella bambina si trova ad affrontare solo perché ama prendere a calci un pallone. Racconterò di come quella bambina cresce, unica femminuccia nella squadra del paese, tra i maschietti, di come si guadagnerà il rispetto, perché (come capita quasi sempre!) è la più alta tra i suoi coetanei, di come intorno inizino a guardarla con altri occhi: “però…è forte anche se è una femmina.

Racconterò di come quella ragazzina è costretta ad allontanarsi da casa, per inseguire un sogno che nemmeno esiste, perché un ragazzino gioca sotto casa immaginandosi con la maglia del Milan, o della Juventus, ma nel femminile si sa, mica ci sono la Juve e il Milan. Quella ragazzina cresce sognando un sogno che non esiste ancora.

Provateci voi se ne siete capaci.

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Racconterò di come quella ragazzina finisce a giocare in serie A e poi in nazionale.
Racconterò di come quella ragazza, atleta, donna, combatta per veder riconosciuti i suoi diritti di calciatrice, come combatta per un campionato organizzato in maniera dignitosa, per una misera differita tv, per dei telecronisti che sappiano il suo nome, come combatta, ancora, per quella dignità per la quale combatte fin da bambina, da quando sfidava i maschietti sotto casa.

Racconterò di come poi, improvvisamente, quel sogno che non esisteva prende invece forma, di come arriva ad indossare quella maglia che prima sognavano solo i maschietti, di come si ritrova ad essere, davvero, trattata da calciatrice: sponsor, procuratori, orari di allenamento umani, followers sui social, fanclub, notorietà… e le partite in diretta su Sky.

Racconterò di come quella bambina, domenica, si ritrova in diretta su sky con la maglia della Juventus a giocare uno scontro diretto in casa delle rivali della Fiorentina e di come, ci sia gente che non ha capito da dove arriva lei e  da dove arrivano tutte le altre ex bambine dentro a quel campo… “diverse scarpe su una sola strada” per citare De Gregori.

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Foto Viola Channel

Vengo a conoscenza, tramite i social, di brutte frasi di qualche tifoso viola rivolte a una giocatrice bianconera, post di sdegno, non capisco bene cosa sia successo. Mentre leggo e cerco di capire, manco a dirlo, sono seduta anche io su una tribuna ad assistere ad una gara di Serie A di calcio a5. Il direttore di gara fischia un fallo a favore della squadra di casa, la giocatrice rea di averlo commesso protesta in maniera oltretutto pacata, sostiene che l’avversaria abbia accentuato e che il calcio di punizione sia eccessivo, cose che in campo succedono. Ordinaria amministrazione, penso.

 

Dalla tribuna però nel silenzio si alza la voce di un tifoso : “oh put…!”

Rimango allibita, e grazie a dio non sono l’unica, penso, ad onor del vero alcuni membri della società di casa redarguiscono subito il colpevole facendogli intendere quanto è stato fuori luogo.

È la giornata contro la violenza sulle donne tra l’altro, penso, e menomale, penso ancora, scuoto la testa. Ma se ci rifletto, ha ragione Marchitelli che nel suo post su Facebook scrive :

“è vergognoso a prescindere da che giorno è.”

Soltanto che Chiara non si riferisce a quell’episodio ma a un altro, stesso giorno, campi diversi, stesse donne, stessa passione, “giornatina” penso.
Sospiro sconsolata, buddhastyle!

Insomma quella bambina è in diretta su sky, sblocca il risultato, mentre continua a costruire il suo sogno, viene stupidamente e gratuitamente insultata dalla tribuna.

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Foto Juventus Femminile

Ora, io penso che a quella bambina, intenta a far avverare il suo sogno, quelle parole siano davvero scivolate addosso, ci avrà sorriso e sarà andata avanti per la sua strada, ma se l’episodio ha suscitato clamore e sdegno da parte dell’ambiente e degli addetti ai lavori è perché ad essere minacciata non è stata la dignità di una singola atleta, ma la natura e l’immagine di un movimento intero.

Se posso tirare fuori qualcosa di buono allora da questo weekend, penso, è proprio la forza con la quale il calcio femminile ha rivendicato la sua unicità e la sua estraneità a un certo tipo di episodi. Ilaria Mauro, attaccante viola, scrive “vogliamo un tifo pulito, sano, vero. Chiediamo forse troppo?

Leggo le parole di Martina Angelini, voce di sky,  che evidenzia un concetto molto importante in questa fase storica di transizione: “non diteci che, visto che sono entrate le società maschili, sarà inevitabile accettare anche i tifosi maleducati…noi siamo la parte pulita del calcio. Noi siamo diverse. Il nostro mondo è diverso… chi non è d’accordo può stare a casa.”

Tutto vero, penso, ma come si fa a farlo capire a chi non viene dal nostro mondo?

Mi chiedo come sia possibile spiegare che un tifo diverso è possibile, che non è un utopia e che il rispetto e la correttezza non è roba da “sfigati”. Come lo si spiega a chi considera “normale” fischiare la squadra avversaria già dal momento in cui scende in campo?

Penso, che alla fine, l’unico modo per insegnare qualcosa sia sempre l’esempio, non c’è altro modo. Dobbiamo continuare ad essere noi stesse quello che vogliamo che sia il calcio femminile, difendere i nostri valori, in primis in mezzo al campo, poi esigendo un certo tipo di comportamento da chi, in tribuna, veste i nostri colori.

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Foto Florentia CF

Con il mio Florentia strappiamo 3 punti non facili sul campo di Bari. La squadra di casa occupa la zona bassa della classifica, ci aspettiamo una partita difficile. Per tradizione, le squadre del sud ti accolgono con un’atmosfera sempre molto calda. Effettivamente in campo è battaglia vera, ma nonostante qualche entrata proibita il clima dentro e fuori dal campo si è rivelato di estrema correttezza.

Bene, penso. Certo l’agonismo a volte può portare anche ad interventi troppo irruenti, come capita a una calciatrice sedicenne della Pink Bari nel secondo tempo: inevitabile il rosso diretto, e mentre lei esce dal campo, le sue compagne, lasciate in dieci, si preoccupano di urlarle di chiedere scusa alla nostra Dongus rimasta a terra: “ehi?! Hai chiesto scusa? Hai chiesto scusa?”

Essere esempio.

Sono dettagli, penso, ma sono proprio questi dettagli che fanno la differenza.

Questo è il calcio femminile, questo è il calcio che vogliamo, penso, questo è il calcio di cui scrivono Ilaria, Martina e Chiara, e allora diciamolo chiaramente: “chi non è d’accordo può stare a casa.”
Abbiamo giocato in stadi semivuoti per anni, e non sarà un problema se dovremo tornare a farlo, penso. E comunque l’ho sempre sostenuto io che la differenza la fa la qualità e non la quantità.

Questo è il nostro mondo, abbiamo lottato per cambiare le cose che non funzionavano, ora dobbiamo lottare per difendere quelle che non vogliamo perdere invece. Con fermezza, e con amore, difenderle, tutte insieme, a prescindere dal colore della maglia che indossiamo, penso, ricordiamoci che siamo tutte come quella bambina e veniamo tutte da quella strada, ma dove porta dipende da noi.

“ricordati,
dovunque sei,
se mi cercherai,
sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.”

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