Calcio

E’ quando non conta che conta davvero

Mentre elaboravo le foto della partita di ieri ho pensato che, in fondo, è quando non conta che conta davvero.
Appuntamento alle 16.00 al PalaRoma per la ventiquattresima giornata di campionato del Montesilvano calcio a cinque femminile.
Arriviamo spaccando il minuto e ci ritroviamo che la partita è già inizata e il Montesilvano è gia avanti di uno.
Ma che diamine!
Il match è tra il Montesilvano e la Vis Concordia, il sottotitolo parla di “passeggiata di salute”.
Ma esistono davvero?
La partita scorre via veloce, in un’oretta arriviamo già al suono della sirena. 14 – 0 il risultato finale.
Quando ci si trova ad assistere a questo genere di partite si ha il lusso di poter guardare finalmente ai particolari, al controrno, a quello che succede fuori dal rettangolo di gioco.
Io adoro i particolari.
Sugli spalti il mitico vecchietto aficionados rassicura i nostri animi.
Io indosso la maglia della mia squadra oggi che, per quanto non sia la stessa cosa, rappresenta comunque un’eccellente realtà sportiva femminile locale.
Non abbiamo “gente forte”, anzi, è un miracolo se riusciamo a convincere qualche ragazza a provare un cunconventional sport. Ma vi assicuro che l’impegno fisico ed emotivo del mio sport è comunque enorme.
Sugli spalti, dall’altro lato del campo, c’è il capo ultrà della tifoseria montesilvanese.
Indossa una maglia da gioco bianca.
Canta.
Canta sempre.
Canta per tutto l’incontro, in tutti gli incontri.
E’ sempre presente, anche quando è solo.
Non riesco a distinguere sempre bene le parole dei suoi cori, ne riconosco la melodia e lo stimo, per il suo coraggio, il suo attaccamento ai colori e forse anche un pò per il Borghetti che ha in corpo. Mi accorgo che il numero della sua maglia è 4 e d’improvvisio riesco a comprendere la canzone che sta cantando: “Sara perché ti amo.”
Quasi mi commuovo.
Ammiro il suo non mollare mai di un centimetro, come se fosse in campo.
Se anche il palazzetto fosse vuoto, credo che le ragazze abbiano comunque la certezza di trovare lui lì, sugli spalti, a cantare per loro.
Sorrisi.
Tanti.
Ti fanno fare pace con i momenti di tensione che inevitabilmente si vivono quando si pratica uno sport a questo livello, forse a tutti i livelli in realtà ma qui in ballo obiettivamente c’è di più.
Volti nuovi per me.
21.
Una donnina riccia e bionda.
La squadra è per lei oggi.
La partita anche.
Mani.
Avete mai fatto caso alla posizione delle mani quando si corre o quando si calcia una palla?
Ognuno ha la sua posa, tutta personalissima e speciale.
Sara Iturriaga ad esempio, corre con le mani chiuse leggermente a pugno, le porta avanti come un pugile; Noe Reyes invece quando calcia sembra indicare punti del campo che solo lei conosce, ha dita ballerine, come i suoi piedi.
Torniamo a casa felici come sempre e con qualche lezione in più nel bagaglio delle esperienze. Si perché ogni esperienza che viviamo, dovrebbe insegnarci qualcosa.
La lezione di oggi è: fai una cosa alla volta, stoppa palla, controllala e solo poi tira.
Grazie Mister.

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