Softball

Una stagione di fede assoluta – 6

Venerdi 6 maggio

Questa settimana sono stata meno tempo lontana da Montegranaro.
Lunedì ero ancora lì, per un’amichevole della nazionale italiana contro le USSSA Pride.
Un evento più unico che raro, anche solo per il semplice fatto di aver potuto vedere una partita di professioniste americane dal vivo per la prima volta in Italia.
A questo si aggiunge la non trascurabile considerazione che  questa volta io ne sono stata in un certo senso “protagonista”, diciamo “comparsa” più che altro.
Infatti a completare la rosa delle giocatrici azzurre, sono state convocate altre ragazze, “atleti di interesse nazionale”, e sorprendentemente, fra quei nomi c’era anche il mio.

“Bugia. Forse è davvero sorpresa Chiara ma non è stupore è più quella preoccupazione di dover giocare all’altezza, di dover dimostrare di meritare di indossare la casacca blu con la scritta Italia in bianco. Da due anni, le chiedo per infastidirla costantemente quante presenze ha in nazionale maggiore, lei è costretta a fare un sorriso infastidito mentre cerca di cambiare argomento.”

Non ho giocato, è vero, ma è stata la mia prima volta in panchina con la nazionale seniores e chi mi conosce, sa quanto abbia desiderato indossare la casacca azzurra.

Dopo quatto giorni sono di nuovo in viaggio, praticamente non ho fatto in tempo nemmeno a disfare la valigia, l’ho preparata velocemente, penso “ormai sono esperta, cinque minuti e sono pronta”. Prendo i miei soliti borsoni, e mi avvio in stazione, sono perfettamente in orario, vado diretta verso il binario 5, poi per un attimo ci ripenso e torno indietro per assicurarmi di non sbagliare. 5, confermato. Noto di essermi seduta sul lato sinistro del treno, sempre lì prendo posto, e ogni volta guardo dall’altro lato del treno il mare calmissimo e azzurro passarci accanto, mi ricorderò almeno una volta di sedermi sul lato mare? Faccio la mia merenda, preparata accuratamente, una pera tagliata a pezzettini, inevitabilmente attiro gli sguardi di qualcuno. Mi addormento per quasi tutto il viaggio.

Finalmente è arrivato il caldo, a Montegranaro si sta bene, arriviamo al campo presto e ne approfittiamo per fare qualche swing extra prima dell’allenamento. Le due ore successive le passiamo a fare battuta, molti esercizi ripetuti più volte. Le mie mani sembrano quelle di uno zappatore, piene di calli, causa della mia fissa di battere senza guantini.  Da un lato calli, dall’altro smalto rosso e rose. Due facce della stessa medaglia.

Anche stasera tappa da patrizia, cena libera dalla dieta, che goduria.

Sabato 7 maggio

Stamattina mi metto d’accordo con John il nostro allenatore per fare un allenamento extra sul campo, dovremmo iniziare alle 11. Gli chiedo se posso andare al campo con lui, ma mi risponde che si trova già lì e che per andare al campo posso prendere la panda bianca parcheggiata sotto casa nostra. Penso: “perfetto, nessun problema”, finchè non leggo il suo messagio che dice “è riuscita a guidarla mia moglie, per te sarà una passeggiata.”
Cosa vorrà dire?
Devo preoccuparmi?

Prendo la borsa del campo e scendo in strada, la macchina è lì, una panda bianca, vecchia, entro, sistemo il sedile, metto la cintura, controllo che sia a folle e accendo. Fin qui tutto normale, inserisco la chiave, ho qualche difficoltà a “sentire” il cambio, ma inserisco la prima abbastanza facilmente, tolgo il freno a mano, alzo il piede dalla frizione e premo sull’acceleratore.
Un momento!
Sono in discesa e la macchina va leggermente all’indietro, ok ricominciamo.
Cerco di sentire dove stacca la frizione.
Trovato il punto, parto senza problemi ora e sgasando per tutto il paese mi rendo conto che la frizione stacca abbastanza in alto, l’acceleratore è sensibilissimo e il freno invece va premuto con tutta la forza che si può.
Imbocco la strada per il campo, rifletto quanto sia diverso il panorama rispetto a quello al quale sono abituata, c’è molto verde intorno e non ci sono i marciapiedi sulle strade, piuttosto strapiombi e alberi ai bordi della strada.
Arrivo al campo, è una bellissima giornata, sole e caldo.
Inizio l’allenamento, prima faccio un po’ di difesa e poi battuta, cercando di concentrarmi sui piccoli particolari da modificare.
Sono soddisfatta e posso tornare a casa, prima però decido di passare a comprare delle zucchine al supermercato qui vicino.
Parcheggio, scendo e cerco di chiudere la macchina, cosa che non mi riesce, ma non per colpa mia, la serratura è rotta, quindi mi tocca scendere con tutto il borsone da campo per comprare tre zucchine.
Torno a casa, è divertente guidare su queste strade con la panda, sembra di stare sopra un go kart, in pista. Accolta da Anna e dalla sua mamma mi raccontano che questa mattina, mentre preparavo la mia colazione cucinando hamburger, sia passato da casa il fratello di Anna, preoccupato ha esclamato sorpreso:“quella su sopra si sta facendo la carne alle 9.30!”.
Loro mi hanno difesa, cercando di spiegare che sto seguendo certo regime alimentare.
“Perfetto” ha risposto lui,  “anch’io voglio seguirlo! Quattro hamburger a colazione”.
Non credo di sembrare molto nomale qui a Montegranaro, per l’esattezza, a Torre San Patrizio.

Non sembri molto normale Chiara, nemmeno qui a Pescara. Siamo tutti particolarmente preoccupati di questo tuo strampalato regime alimentare, abbiamo preso contatto con una nostra amica nutrizionista per cercare di capire quali benefici comporta il tuo “regime alimentare”.

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Durante l’allenamento, Luana la nostra lanciatrice, mi parla di una partita di serie C di baseball, si disputa in serata e visto che da quando gioco qui non ne ho mai vista una, decido di autoinvitarmi e andare con lei. Voglio seguire anche tutto il pregame quindi puntualissima alle 18.45 sono già in viaggio verso il campo. Ormai passo la maggior parte del mio tempo sul diamante.
Mi sento a casa, è una serata fresca, siamo sedute qui sulle sedie di vimini sotto il chiosco del bar appena sopra le panchine, con tutto il campo sotto, i giocatori e i ragazzini che giocano tra di loro, è appena finita la partita del pomeriggio.
Poco prima dell’inizio, ci sistemiamo a bordo campo, sempre sotto il chiosco, insieme ad altri spettatori, qualcuno mi chiama per nome, io non riesco a riconoscere tutti ancora, ma sono sempre molto gentili con me.
La partita inizia, ora fa proprio freddo, un bell’incontro molto tirato, c’è John il nostro allenatore che gioca interbase! Non lo avevo mai visto giocare, mi colpisce, fa la differenza sia in battuta che in difesa.
Altri due giocatori che mi colpiscono sono il lanciatore, che è il ragazzo di Luana, e il seconda base/ interbase, Gianluca.
Quel ragazzo, nemmeno a farlo apposta, è lo stesso che aveva la mela in mano, che mi aveva rimproverato per gli spikes, che coincidenza.
C’è una bella tifoseria, che assiste ad un incontro molto lungo, 4 ore.
Il tempo però sembra essere trascorso in fretta, ci fanno compagnia alcuni signori tra il pubblico con aneddoti e barzellette, rigorosamente in marchigiano. Abbiamo riso tanto.

Domani si parte per Roma, giochiamo contro la seconda in classifica, è importante vincere.

Domenica 8 maggio

Dannazione, l’alba arriva sempre in ritardo durante le trasferte. Ore sei e venti, solo a pronunciarlo mi torna la voglia di mettermi sotto le coperte.
Dobbiamo caricare il materiale, siamo già tutte qui e incredibilmente mi pare di intravedere Gianluca. L’interbase della squadra maschile, il ragazzo della mela, del rimprovero degli spikes, sempre lui insomma, stupisce un po’ tutti la sua presenza, in genere i ragazzi del baseball non vanno a vedere le partite in trasferta delle ragazze.

Bene, notoriamente io non capisco nulla di donne. Mia sorella celebra questa mia ignoranza con una triviale frase nel nostro dialetto che non posso ripetere qui, ma potete tranquillamente chiederla a lei. Partendo da questo dato di fatto, mi sembra così di intuire che Gianluca abbia un motivo decisamente poco legato alla pratica del suo sport per andare in trasferta con la squadra femminile.
Un lettore poco attento potrebbe aver trascurato i continui rimandi a Gianluca disseminati in questo diario.
Ovunque tu sia, quando torno a Montegranaro, probabilmente per la Champions, voglio assolutamente conoscerti. Per dissuaderti.

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Acqua Acetosa, “here we are again”, un po’ di inglese per darci delle arie.
Questa volta nessun problema con le chiavi degli spogliatoio.
Campo, cerco il lineup. Prima base, quarta in battuta.
Sblocchiamo la partita già dal primo inning, iniziamo bene e difendiamo anche meglio.
Manteniamo il vantaggio per tutta la partita-
Qualche cambio interno, vengo spostata nel ruolo di interbase.
Vinciamo senza grosse difficoltà gara 1, bene era importante.
Nella pausa tra gli incontri, ci scambiamo impressioni e suggerimenti. Mi viene detto che, quando gioco interbase sono più aggressiva, non me ne rendo conto, ma mi piace.
In gara due gioco interbase, quarta in battuta.
Questa volta sul monte di lancio la Roma schiera la sua lanciatrice più forte.
Riusciamo a segnare due punti già dal primo inning, il nostro lead off, Marianna, arriva salva in prima con un singolo e anche il nostro secondo in battuta, Joy, arriva salva con un singolo, con un lancio pazzo avanzano entrambe.
Uomo in seconda e in terza e tocca a me battere, con un out, impatto la palla, male, ma facendomi eliminare in prima permetto alla mia squadra di segnare il primo punto.
Un doppio di Sese e ci portiamo sul 2 a 0.
Il punteggio rimane invariato fino al quarto inning, quando il loro lanciatore, apre l’attacco con un doppio, la battuta dopo viene verso di me, la prendo in backhand, nel buco tra l’interbase e la terza base, sono lontana, provo il tiro in prima, ma la palla non arriva, rimbalza troppo presto, passa sotto il guanto di Luana e entra il primo punto per loro, il secondo entra grazie ad un singolo. 2 a 2.
Da questo momento in poi le difese silenziano gli attacchi, si arriva al settimo inning in una situazione di pareggio.
Nel softball, il pareggio non esiste.
Si va ai “supplementari”, gli extra inning.
Nel corso dell’ottavo inning, si piazza un corridore in seconda, l’ultimo ad essere andato in battuta nell’inning precedente.
In queste situazioni si prova a mettere giù un bunt di sacrificio, per spostare il corridore dalla seconda alla terza, in quella che si chiama “scoring position”.
Ci riusciamo, senza però poi riuscire a segnare, chiudiamo così il nostro attacco.
Loro adottano la nostra stessa strategia, con i medesimi risultati.
Secondo extra inning, nono inning della partita, tocca a me andare in seconda a correre.
Sese in battuta, colpisce una linea alta verso la seconda base, sono pronta a correre in terza, il difensore prende la palla al volo e sono costretta a rientrare in tuffo in seconda per non farmi eliminare.
Salva.
Purtroppo anche questo attacco si chiude a 0.
Tocca di nuovo a loro, stavolta niente bunt, facciamo il primo out, e abbiamo sempre il corridore avversario sul cuscino di seconda, stavolta gli dei del softball sono dalla loro parte, il battitore batte un profondo doppio a sinistra, scavalcando gli esterni. 3 a 2.
Punteggio finale.

Usciamo dal campo dopo il saluto un po’ abbattute.
Abbiamo giocato una bella partita, nonostante la tensione, siamo rimaste unite e calme, abbiamo dimostrato di essere una bella squadra, c’è armonia e si vede sia dentro che fuori dal campo.
Vicino agli spogliatori una tifosa della Roma mi dice “complimenti, siete proprio una bella squadra”.

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