Storie

Ma che freddo fa?

freddo

Forse è una brutta idea ma se ci abbracciassimo?
Come dopo un gol, come dopo una parata che vale una vittoria, come una coperta d’inverno ti abbraccia e ti copre dal freddo.
Saranno 3 o 4 gradi fuori, ad ogni curva, ad ogni giro di ruota sento lo scricchiolio delle foglie che premendo tra lo pneumatico e l’asfalto sembrano fare il rumore della mia schiena quando mi alzo la mattina.

Forse è una brutta idea ma se ci abbracciassimo?
Come durante i calci di rigore, come quando in area marchi ad uomo qualcuno, come quando qualcuno ti viene in sogno e non te l’aspettavi.
Fuori è freddo ma anche dentro la mia anima non è che si stia a maniche corte, la luna coperta dalle nuvole si scalda, lo sportello del pulmino ad ogni buca della strada sembra sobbalzare come il peggiore dei singhiozzi, dallo specchietto retrovisore vedo il filo delle cuffie che pendono dalle orecchie di qualcuno che nel buio non so riconoscere.
Nel finestrino un cazzo di film horror proietta il mio viso coperto per metà dalla barba e per l’altra metà dalle occhiaie e penso a quando almeno la mia testa non rifletteva la luce e contava solo vincere, dire di esser stato il più forte!

freddo

Forse è una brutta idea ma se ci abbracciassimo?
La voce viene dal sedile accanto al mio; penso ma abbiamo perso cosa vuoi abbracciarti?
Deve leggermelo negli occhi perché mi guarda e dice:
“Vedi mister tu credi che noi ti si voglia bene di più quando si vince, tu credi che noi si debba dimostrare sempre qualcosa a te e tu a noi e che per abbracciarsi ci sia una condizione imprescindibile, Vincere!
E’ dura lo so, è dura per te ed è dura per noi, non facciamo un risultato esaltante da 3 settimane, non ci vengono le cose in campo e fatichiamo anche a salire e scendere dal pulmino, quindi dammi retta abbracciamoci che a farlo quando si vince son buoni tutti!”

freddo

Fuori è freddo, lo capisco dai vetri che si appannano, per fortuna, per qualche secondo oscurano anche l’immagine che ho di me stesso.
Lucia con l’indice preme piano contro il cristallo umido e disegna uno smile sul vetro per convincermi, poi mi dice che non sa come risolvere il suo star male e che si sente in colpa per aver sbagliato partita, per averci fatto prendere il gol che ci ha allontanati dalla vittoria.
Con la coda dell’occhio scorgo la playlist del suo telefono, Vasco Rossi canta dentro le sue cuffie Sally, penso che forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio.
La guardo, tra me e me in maniera goffa, ripeto quello che sto per dire, quasi per abituarmi al suono delle parole che usciranno.

freddo

Fuori è freddo, lo intuisco dalla sciarpa con cui il sole si sta per presentare a darci il buongiorno e dal fatto che la radio annuncia che finalmente Marlena sta tornando a casa!
Sussurro:

“Forse è una brutta idea ma se ci abbracciassimo?
Come quando perdi la strada ed hai paura, come quando non hai più una certezza, come quando sbagli una partita, un intervento da ultima, come quando ti appoggi stanco tra le braccia di tua sorella e le confidi di aver paura di sparire, come quando abbracci il tuo portiere che trafitto a terra non ha il coraggio di tirare su il viso.”

Si mister!

Abbracciamoci e gettiamoci di nuovo a capofitto domani, dentro un campo, torniamo a parlare di diagonali ed ampiezza e profondità che tra qualche giorno si gioca di nuovo.
E se dovessimo perdere? Ci abbracceremo in attesa che passi questo freddo.

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