Storie

Diario di Coppa – Il giorno prima

Ho uno schermo enorme a casa. Non proprio grande grande, diciamo fuori misura per la normalità. Oggi mentre cercavo di editare dei contenuti, per AGS mi sono accorto che i miei occhi m’hanno costruito intorno una gabbia. Nella quale mi sento al sicuro, perché vedo. Tutto è abbastanza grande, a misura. Perfino il gatto.
Un istante, è bastato un solo momento. Come se qualcuno m’avesse indicato quel refuso li, quello che non avevo visto nemmeno rileggendo quel pezzo tutte quelle volte.
Forse è solo la rabbia per una battaglia, per una partita che non posso vincere. Forse è solo questo mondo intorno. Sospeso, in attesa.
Osservo questo campo vestito a festa, senza la festa. In un orgoglioso tentativo di normalità. Vorrei capire quale.

Tampone negativo.
Intorno a me un pezzo di casa eppure manca sempre qualcosa. Almeno due treppiedi. A scriverlo mi vien voglia di aggiungere: millepiedi, così perché posso.

Il suono della gomma contro il parquet. “Io lo preferisco nero, lo so che la tivvù lo preferisce blu”. Quelli che si stava meglio quando si stava peggio, quelli che stanno appollaiati in alto. E quelli che stimatissimi si sono portati i tifosi da casa. Di cartone.
La Feldi Eboli ha questa tifoseria piazzata sulla tribuna centrale che ad osservarla con attenzione, sembra vera. Vera, vera.
Contro c’è la Sandro Abate Avellino, con il suo capitano Massimo Abate.

“Ma voi non vi occupate solo di femminile, che ci fate qui?”
“Sbircio, sono un tipo curioso. Anche uno che s’annoia a fare sempre la stessa cosa nello stesso modo.
Il futsal dei maschi, fa un rumore diverso. “Viaggia su frequenze diverse”, forse è vero.
C’è una componente d’intensità fisica, quasi una rabbia agonistica, che rende la contesa quasi selvaggia.
Come gli schermidori di spada.
Le donne, invece le immagino sempre con un fioretto.
Differenze, unicità.

C’è un detto giapponese: “Attento a quello che desideri, potresti ottenerlo.”
Volevo una sedia di paglia, accanto ad un personaggio di Soriano. Uno come il pianista del Colon. Eccomi accontentato. Una sedia di paglia, un pavimento con le piastrelle che mi ricordano la casa dei miei nonni, un ventilatore a pale sul soffitto.

Domani, la Final Seven prende il via. Ai nastri di partenza, tutte con le stesse speranze, le stesse ambizioni. Sarà però il campo a definire i valori. Le grida, il suono della rete che si gonfia.
Quaranta minuti, un verdetto.
Il resto della vita per essere all’altezza.

Diario di Coppa – Il podcast – E01

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