Serie B

Dalla Vis Fondi all’Athena Sassari, Chiara Di Sauro a caccia dei playoff

“Come ho iniziato a fare il portiere? Beh, fortunatamente mi sono accorta di avere le mani meno storte dei piedi”, sorride.
Esordisce così, Chiara di Sauro, colonna portante dell’Athena Sassari che, a soli 18 anni, vanta un esordio in serie A e vittoria del premio MVP in diretta su Sky. Da pivot a portiere, la giovane itrana racconta così il suo cambio di ruolo repentino.
“Ho iniziato la mia carriera a calcio a 11, nella prima società femminile nata nella mia zona, di conseguenza l’unica concessami. Dall’erbetta al parquet sono passata grazie a mister Cibelli, il quale mi chiese di entrare a far parte della Vis Fondi in attacco. Durante gli allenamenti, però, era il ruolo del portiere a destare la mia curiosità: così, un giorno, approfittando dell’assenza del secondo, mi misi tra i pali. D’istinto paravo, non avevo paura del pallone, decisi allora di parlare col mister e due anni fa è iniziata ufficialmente la mia carriera. Quell’anno, l’unica presenza fu contro il Ciampino quando in realtà eravamo già aritmeticamente promosse, successivamente – invece – c’è stata la convocazione per la Futsal Future Cup di Salsomaggiore Terme, un’altra esperienza particolarmente significativa prima della Serie A”.

I risultati nella massima categoria non sono eclatanti, ma il bagaglio di Di Sauro si fa sempre più ricco.
“Ero seconda a Roberta Iarriccio, come una spugna cercavo di rubare con gli occhi perché è veloce e tatticamente molto forte. Il giorno del mio esordio? Mi tremavano le gambe, entrai titolare nella partita contro il Molfetta, match durante il quale mi hanno assegnato il premio MVP con diretta Sky – dice a bassa voce, sperando invano di celare l’imbarazzo -. Ero spaventata, ma – continua il giovane talento – sentivo la totale fiducia di società, mister e compagne e sono riuscita a stupire in primis me stessa: quel riconoscimento mi ha dato tanta forza e consapevolezza, soprattutto a livello personale”.

Dal passato al presente, con Di Sauro che parla della sua esperienza sarda.
“Inizialmente ero titubante nel lasciare il Fondi, a cui rimarrò comunque legata in modo particolare. L’Athena Sassari è una squadra totalmente nuova, creata quasi da zero dal presidente Ardito: avendoci giocato contro da avversaria, conoscevo Jessica Marques e Dayane Da Rocha, e sono onorata, ad oggi, di condividere spogliatoio e campo con giocatrici che hanno questo livello di esperienza. Soprattutto Jessica ha dimostrato di credere molto in me e nelle mie potenzialità, mi sprona cercando, giorno dopo giorno, di darmi la spinta giusta per crescere al meglio”.

Ma c’è un altro rapporto fondamentale in rossoblu, qualcosa che – pur senza parentele (anzi, le due si conoscono solo da qualche mese) – assomiglia tanto ad un legame di sangue: l’amicizia con Alessia Cardolini Rizzo.
“Per me è come una sorella, ma non solo. È più giusto dire che per me qui sia tutto. La mia famiglia, la persona che posso chiamare quando ne ho bisogno. Sin da subito ci siamo dette che se avesse fatto gol, l’avrei aspettata per un abbraccio. Tra i pali o in panchina. Alla prima rete, l’ho attesa in panchina, contro la L84 – invece – ero così fiera del fatto che avesse segnato, che le sono andata incontro dalla porta a centrocampo e mi ha quasi spaccato i denti saltandomi addosso”, ride prima di concentrarsi sugli obiettivi stagionali.
“Insieme al preparatore dei portieri, Ernesto D’Alessandro, continuo a lavorare duramente per guadagnarmi il posto tra i pali. È questo il mio focus: voglio mantenere la forma fisica e aiutare la squadra al raggiungimento dei playoff che ora passa dal delicato scontro diretto con la Virtus Romagna”.

Terzino destro sull’erbetta, poi pallavolista dai 12 ai 16 anni, fino alla ripartenza in porta con la Vis Fondi come estremo difensore, Di Sauro si è rimessa in gioco senza paura delle sfide, mostrando un temperamento che difficilmente ci saremmo aspettati dietro uno sguardo tanto dolce. Eppure, un chiaro indizio viene dal suo numero di maglia.
“Perché l’8? Contro ogni tipo di stereotipo: non ho mai voluto il 12 o l’1, non ho mai accettato che ai portieri venisse imposto, senza libertà di scelta. Io ho scelto, mantenendo il numero che avevo già come pivot”.

a. c. r.

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