Serie C

Accademia Calcio Bergamo verso il remake della finale di Coppa, Fiori: “Mettiamoci testa”

Fiori

Dal ribaltone in Coppa con la Solarity (che solo pochi giorni fa si era aggiudicata la gara in campionato), al ko nel regionale contro il Cus Milano. L’Accademia Calcio Bergamo incassa una sconfitta di misura, alla quale le riflessioni nello spogliatoio lasciano una sola interpretazione: è tutta una questione di testa.

“Quando crediamo davvero in noi – spiega Elena Fiori – non ce n’è per nessuno: rispetto alla sconfitta di una settimana fa, abbiamo analizzato le mancanze che c’erano state e abbiamo rimediato alla grande grazie a schemi che poi hanno effettivamente funzionato. Ma il nostro switch, più che altro, è avvenuto a livello mentale. Anche se stiamo imparando il futsal ex novo, tutte sapevamo che potevamo farcela. Contro il Milano – continua – si è vista invece una prestazione distratta: già dal riscaldamento l’avevamo presa troppo alla leggera e poi abbiamo pagato questo atteggiamento con gol in extremis (quello del 2-1 ospite, n.d.c.) che probabilmente non ci saremmo aspettate”.

Un’analisi lucida, alla quale segua una risposta altrettanto lucida.
“Vogliamo reagire facendo meglio la prossima volta e sapendo che ora non possiamo più sottovalutare nessun tipo di avversaria”.

Tanto meno il Santu Predu col quale – pochi mesi fa – l’Accademia si è giocata una soffertissima finale di Coppa Italia al PalaDolmen di Bisceglie.
“Se ripenso alle sensazioni di quel giorno, non ho parole per descriverle. Sono riuscita a realizzare solo dopo il fischio, con un urlo di gioia e liberazione che ha certificato una vittoria sudatissima. Conosciamo chi abbiamo davanti, ma non del tutto: dopo lo stop di giovedì, saremo più pronte ad aspettarci qualsiasi tipo di situazione, questa volta non ci faremo trovare impreparate”.

Sguardo fiero per la numero 4 che non ha alcuna paura di quel che sarà nel remake della sfida pugliese.
“Sono un difensore, l’ultimo ostacolo prima del portiere e questo comporta un po’ l’essere abituati a determinati tipi di responsabilità. Forse un ruolo atipico, ma non mi è mai piaciuto sentirmi uguale a tutti gli altri. Gli sport “femminili” come danza e pallavolo non sono mai stati interessanti per me. Mi sento sopra le righe e con il calcio c’è stato subito grande feeling. Influenze? Di sicuro quella della mia madrina Sharon, una forte centrocampista ex Atalanta che tuttora, a 27 anni, gioca in categorie minori. Spero che anche io giocherò ancora alla sua età, ma non dimentico gli studi augurandomi un giorno di poter essere una brava psicologa”.

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