Serie A

Lazio, Catarina Pinheiro tra futsal giocato e formazione

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“Sapete perché il Brasile riesce a formare tante atlete di alto livello? Sapete perché la Nazionale brasiliana femminile di futsal ha vinto tutto quello che ha disputato fino ad oggi? O perché i campionati nazionali sono sempre forti e competitivi? E perché tante atlete brasiliane hanno mercato fuori dal Brasile? Questa é la risposta: grazie ai progetti come questi nelle foto. Perché esistono club che formano dai settori giovanili, che forniscono tutte le basi tecniche e che, attraverso competizioni di categoria come l’under 11, under 13 etc, riescono a fare sviluppare anche la sfera mentale delle atlete affinché esse abbiano tutti i mezzi richiesti dalle competizioni di alte livello che proporrà il futuro.
Per questo, é inutile voler agire partendo dalla punta dell’iceberg dimenticando la sua base: questo non apporterà mai quei cambiamenti.
Chissà forse se possiamo riflettere di più sull’argomento e trovare soluzioni concrete, invece di “cerotti” temporanei”.

Questa è una riflessione affidata ai social di Brenda Bettioli.
Il periodo è delicato, la riforma prevista per il nuovo anno ha aperto, o forse semplicemente dato il La ad una serie di ragionamenti sul futuro. Cosa Fare, quando, come e perché.
Sono molteplici i punti di vista dai quali poterlo affrontare, un terreno grande, e forse mai come ora fertile, di confronto e ragionamento.
Un’opinione l’abbiamo chiesta a Catarina Pinheiro, laterale biancoceleste classe ’89. Oltre a scendere in campo ogni domenica, siede sulla panchina della Under 19 della Lazio. L’interlocutore adatto insomma. “Posso basarmi sempre e solo sulla realtà che conosco” precisazione necessaria e preliminare. Come a dire “ci vuole onestà intellettuale” . “Purtroppo, qui in Italia, mancano proprio le basi. Pensare di formare ragazzine di 15 o 16 anni è senza senso. A quelle età, il sistema motorio è già solido, le abitudini anche. Iniziare così tardi significa rincorrere la formazione psicomotoria prima di quella tecnico tattica. Inoltre, dobbiamo abbandonare la pratica di far allenare i bambini e i giovani dalla prima persona di buona volontà e con un po’ di tempo a disposizione. C’è bisogno di allenatori preparati, ad ogni livello, abili.

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Ma non solo. C’è bisogno di formazione. Anche di dirigenti capaci di gestire una realtà sportiva con tutte le accortezze del caso. Il Portogallo, per parlare di una realtà che conosco, ha fatto un bel lavoro da questo punto di vista negli ultimi anni e ne sta raccogliendo i frutti ora. Sia nel maschile che nel femminile, ma soprattutto con la quantità di giovani che riesce a portare nelle prime squadre. Esiste, ad esempio un registro per ogni squadra, nel quale si classificano e analizzano sia gli allenamenti che gli allenatori, per permettere una lettura chiara ed obiettiva del metodo di lavoro dei settori giovanili.

Ci vuole tempo, impegno e investimenti, ma è l’unica via. Tornando in Italia, qui serve rendere obbligatorio il settore giovanile. Le multe sono un mero ed inefficace deterrente. C’è bisogno di progetti che riescano a coinvolgere le scuole, serve iniziare a lavorare a cinque o sei anni. E’ a quell’età che si formano le competenze psicomotorie“.

Parla con cognizione di causa Pinheiro, vista la scelta di guidare un gruppo di giovani alla scoperta dello sport e di sé stesse. “Mi piace il processo di allenamento, capire come riuscire a sviluppare i comportamenti sportivi utili al gioco, mi piace studiare e trovare la chiave giusta per far capire loro come interpretare e leggere le situazioni di gioco. Ma io sono fortunata perché credo che la realtà Lazio sia tra le migliori d’Italia per quel che riguarda i giovani. Oltre alla prima squadra, la under 19 e la scuola calcio, quest’anno è particolarmente impegnativo poiché sto finendo il livello Uefa B del corso di allenatore di calcio a 5 in Portogallo“.

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La sua terra. Casa sua è a Chaves, nord del Portogallo. E’ lì che Cate ha iniziato la sua avventura di vita e sportiva. “Ho iniziato a 12 anni nella squadra di calcio a 5 della mia città, che ha una grande storia nel futsal portoghese. Mio fratello giocava a 11 e ho sempre vissuto e respirato questo mondo. Ho sempre giocato li, fino ai 18 anni quando, da brava secchiona, ho iniziato l’università e in quattro anni mi sono laureata in anatomia patologica con successivo master in genetica molecolare“.

Se anche la vostra reazione è come la faccina dell’emoji dello stupore, bene, anche la mia. “Ho sempre continuato a giocare nelle squadre vicine l’università come Porto o Braga. Successivamente mi sono detta di aver bisogno di un anno di vacanza e sono venuta in Italia, alla Thienese. Ci sono rimasta due anni, più un terzo a Napoli“. Una vacanza lunga. “Avevo ancora un anno di master davanti, quindi, rientrando in Portogallo ho scelto di giocare con lo Sporting“.

Il Bel Paese però chiama, ammalia come il canto delle sirene. “Sono tornata in Italia l’anno successivo, alla Lazio e ho finito la tesi. Sono passati quattro anni e sono ancora qui”. Perché? Perché la Lazio ha tutte le caratteristiche preferite da Catarina. “Mi piace il modo di lavorare di questa società, di questa squadra. Essendo una patita del processo di allenamento, non posso che trovarmi a mio agio in quello proposto dalla Lazio, da come si preparano le gare, come si studia l’avversario, l’attenzione maniacale al dettaglio. So che è la mia realtà ideale, anche come tipologia di giocatrice. Ora sono in un periodo un po’ delicato fisicamente, ma sto lavorando tanto e bene per recuperare la forma di inizio anno così da aiutare al meglio la squadra“.

Considerando il momento che si ha davanti, con le ultime gare del girone di ritorno e l’oramai imminente Coppa Italia, avere Pinheiro al cento per cento può essere solo un vantaggio per mister Chilelli. Reduce da una bella vittoria in casa dell’Audace e tre punti importanti portati a casa. “Trasferta lunga, squadra molto competitiva, campo grandissimo“.
Poche, semplici ma esaustive parole per descrivere il diciassettesimo turno di campionato. Quando si dice la sintesi.

Una partita difficile che siamo riuscite a portare della nostra parte. Abbiamo fatto una bella gara dal mio punto di vista, sia nel profilo dell’atteggiamento sia tatticamente. Abbiamo concesso il minimo e siamo riuscite a creare tante occasioni. Penso che siamo state brave a interpretare la partita e abbiamo meritato i 3 punti“.

Non sono previste trasferte per il prossimo turno, si gioca in casa, a Fiano, contro la Kick Off. Impostazione tattica: non abbassare mai la guardia ed essere concrete. “Innanzitutto dobbiamo entrare in campo consapevoli che all’andata abbiamo perso 2 punti e che dobbiamo assolutamente fare una partita di carattere. Dobbiamo puntare a fare una gara di intensità, e non possiamo sbagliare sotto porta. Troppe volte facciamo fatica a mettere la palla dentro, ci serve creare tanto per fare un gol. Sarà fondamentale – conclude Pinheiro – riuscire a essere più fredde sotto porta“.

 

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