Serie A

Lucilèia Renner Minuzzo e il futsal: “Io e te come nelle favole”

Lucileia

Un salotto grande e vuoto, un paio di sedie a fare da porta o, meglio ancora, un paio di ciabatte. Lucilèia Renner Minuzzo guardava una partita nella camera accanto e poi tornava in quello spazio così grande per una bimba, a dribblare avversarie immaginarie e a fare gol. Se era il suo turno tra i cugini, aveva a disposizione un pallone vero e proprio per una settimana intera. Altrimenti, pazienza: bastava una busta di plastica piena di panni. Controllo, finta, preparazione al tiro e… ovazione. Le pareti di quella stanza si trasformavano in spalti pieni di gente: il suo nome scandito a gran voce, bandiere ovunque. Quella felicità che ti porta ad abbracciare chi siede accanto a te, anche se non l’hai mai visto prima
“Ogni volta che entro in un palazzetto – ci confessa – torno ad essere quella bambina che immaginava proprio questo futuro per sé, con la differenza che dopo tanti anni lo sto vivendo di persona e non solo nella mia testa. Non so se sia perché sto diventando vecchia – ride – ma adesso mi dà ancora più brividi rispetto a quando ho iniziato a giocare”.
Da quel giorno ad oggi, la bacheca di Lù si è riempita di titoli nazionali, riconoscimenti personali e Mondiali vinti. Sono le medaglie a scandire un tempo che non l’ha mai scalfita: una sorta di eterna giovinezza che è un mix di talento e cura di se stessa.

Bitonto

“La costanza è ciò che ti porta lontano. Non c’è una ricetta specifica, ma ci sono fattori che ti portano ad avere costanza, come mangiare bene e riposare il gusto. Poi, io cerco sempre di riadattarmi: da quando il futsal è diventato più intenso, e  soprattutto dopo la mia ultima operazione al crociato, ho dovuto cambiare tanto del mio modo di giocare. Ad esempio, ho imparato a fare attenzione alla fase difensiva: non sarò mai un centrale nato – sorride – il gol è sempre il gesto tecnico che preferisco, ma ormai nessuno può più permettersi di essere golo una giocatrice offensiva, bisogna sapere ricoprire tutti i ruoli. Un altro aspetto che ho migliorato è la gestione delle fasi del gioco: ci sono momenti favorevoli dei quali è fondamentale saper approfittare e altri sfavorevoli, in cui magari bisogna temere più il pallone e far respirare la squadra. A 38 anni, sento ancora di poter dare di più, di poter migliorare. Credo sia questo a fare la differenza”.
Cambiare col futsal, ma anche far cambiare il futsal attraverso l’istituzione di una scuola calcio a 5 – l’Escolinha Feminina Lucilèia Minuzzo, ad Ijuì (Stato del Rio Grande do Sul) – con una percentuale di ingressi gratuita e riservata a chi altrimenti non avrebbe avuto possibilità di sognare come ha fatto lei. Che a forza di immaginare di essere la numero, lo è diventata davvero. Campionessa di umiltà, e soprattutto di rispetto. Che poi è quel che fa la differenza tra una meteora che dura il tempo di un “bicicletta” e una leggenda.

lucileia

“Non mi permetto mai di entrare in campo pensando ad altro, senza lasciare prima tutto fuori. Il futsal mi ha dato le emozioni più grandi della mia vita. Nemmeno nel migliore dei miei sogni avrei immaginato un percorso così e ti assicuro che immaginavo cose meravigliose, eh” – mi dice con una risata che dovrebbe essere registrata come patrimonio dell’umanità. – Ci sono partite che vanno meglio di altre, ma non dimentico mai che faccio quello che fin da bambina avrei voluto fare. Ogni tanto, quando torno a casa, i miei vicini mi ricordano ancora di quando li tenevo svegli di notte a suon di pallonate al muro… immagini che rumore nel silenzio della campagna di Santo Angelo?”, sorride la massima realizzatrice della Selezione brasiliana. Ancora una settimana e tornerà ad indossare la maglia verdeoro in occasione della doppia amichevole contro il Portogallo, a Gondomar.
“Giocare ancora per la Nazionale è qualcosa di straordinario, e per me ancora di più. A 20 anni, puoi immaginare di avere davanti ancora infinite possibilità, ma io vivo ogni convocazione come se fosse l’ultima. Essere su quella lista è una gioia che non riesco a spiegare”.
Prima della partenza, però, testa solo al Bitonto e all’antipasto di Coppa Italia contro il Tiki Taka Planet.
“La Final Eight è diversa da tutto il resto perché vivi il futsal a 360° e, già dalla prima gara, hai una finale che potrebbe cambiare il tuo destino. Per me incontriamo una delle squadre più in forma, se non quella più in forma del campionato: sarà difficile, è chiaro, ma lotteremo fino alla fine. Giocheremo vicino casa e vogliamo regalare qualcosa ai nostri tifosi: non so ancora cosa, ma di sicuro tanto impegno e tanto agonismo. Pensando a domenica, non è un quarto ma è comunque una sfida che vale il terzo posto e vogliamo che i tre punti restino a Giovinazzo”.

 

 

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