Serie A

Chiara Bassi: “Valori e persone: la salvezza che ho sempre sognato”

Bassi

Una salvezza raggiunta tra mille peripezie, l’immensa gioia del traguardo e l’umanità verso chi oggi non avrà proprio nulla da festeggiare. Questi gli ingredienti dell’ultima puntata della favola sportiva del Granzette di Chiara Bassi. Ho sempre sentito parlare delle sue “parabole” (leggasi: discorsi motivazionali pre-partita che nascono e muoiono nelle quattro mura dello spogliatoio) e ora che la sento parlare pubblicamente di tutto quel che è stato, capisco perché la sua segretissima filosofia sportiva sia così famosa. Non le manda a dire, Chiara: se fosse un tiro, sarebbe il tiro dalla distanza di Iturriaga. Quello con cui sorprende un portiere da 25 metri a pochi secondi dalla sirena e tu pensi “ma cosa è stata capace di tirare fuori dal cilindro oggi?”, e invece lei è dal primo minuto che studia come realizzarlo e stava solo aspettando il momento giusto. Le luci nel palazzetto si sono spente, la sua maglia è intrisa d’acqua dopo un gavettone che le ha schiacciato i capelli sul volto e appannato gli occhiali. Eccolo il momento giusto di Chiara.

“Voglio subito dire che sono dispiaciuta per il Pelletterieinizia così la bella intervista rilasciata all’amico Enrico Guidotti -. Tra noi e loro non si può capire chi meritasse, abbiamo fatto due grandi partite, abbiamo fatto divertire e forse non meritavamo di esser qui. Non che qualcuno lo meritasse, ma abbiamo sempre onorato il campionato è una cosa importante, da non sottovalutare. La nostra società non ha mai fatto niente che non fosse deciso dal campo. Sono molto orgogliosa di questo. Forse ci saremmo salvate prima se fossimo state più furbe: ma non è così che voglio salvarmi, non è così che voglio che la mia squadra si salvi. Tutti mi dicevano la serie A è diversa – continua il tecnico – ma a Granzette abbiamo guardato in faccia allo stesso modo sconfitte e vittorie, e i valori umani e le persone hanno continuato a fare la differenza: non può essere una categoria a cambiare i valori dello sport, altrimenti vuol dire che c’è qualcosa che non va”.

Al suo fianco ha avuto le giuste compagne di viaggio, quelle “con cui non si parla di chi ha vinto o di chi ha perso, ma solo di emozioni vissute insieme” e lassù un tifoso speciale. “Diego, un mio amico di Salara che non c’è più. Era il mio primo tifoso, non ha potuto vedermi in Serie A ed io ho pregato nel vero senso della parola che questa salvezza potesse arrivare per dedicargliela”.

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