Scherma

Rising Phoenix – Quando sono gli atleti ad essere supereroi

Rising Phoenix

Lo sport è fatto di storie e di emozione, chi ci segue sa che questa è la nostra filosofia da sempre ed è il nostro modo di vivere e raccontare il panorama sportivo.
E che lo sport sia fatto di storie sembra essere convinta anche Netflix, che con Rising Phoenix ha realizzato un emozionante documentario sulle Paralimpiadi.

Rising Phoenix – La storia delle Paralimpiadi è un documentario originale Netflix, diretto da Ian Bonhôte e da Peter Ettedgui e fortemente voluto da Tatyana McFadden, velocista paralimpica americana di origini russe, che si è battuta per tutta la vita per cambiare la percezione che il mondo ha degli atleti disabili. E la forza di Rising Phoenix è proprio quella di porre l’accento sulle capacità piuttosto che sulle disabilità: un atleta paralimpico ha dovuto affrontare prove durissime nella sua vita, è stato costretto a risorgere dalle proprie ceneri proprio come una fenice e a scriversi un nuovo futuro contando solo su se stesso. Un supereroe reale, insomma.

Rising Phoenix racconta la storia delle paralimpiadi dalle origini, a partire dalle intuizioni e dalla capacità visionaria di Ludwig Guttman, neurologo ebreo tedesco costretto ad emigrare in Gran Bretagna e che ha di fatto istituito quelle che oggi conosciamo come Paralimpiadi. Racconta di quanto ancora oggi la manifestazione sportiva debba lottare per vedere riconosciuta la propria dignità (si veda il caso di Rio 2016) ma soprattutto racconta storie. Quelle di atleti incredibili che sono stati precipitati all’Inferno dalla vita ma hanno trovato la forza di riemergere dalle fiamme e forgiarsi nuovamente.

Rishing Phoenix

Nove atleti, nove storie incredibili di rinascita. Rising Phoenix ci porta infatti nel mondo sportivo e umano di Tatyana McFadden ma anche di altri grandi atleti capaci di imprese sportive incredibili: ci sono i velocisti e saltatori in lungo Jean-Baptiste Alaize e Ntando Mahlangu, l’arciere senza braccia Matt Stutzman, dall’Australia il rugbysta Ryley Batt e la nuotatrice Ellie Cole, la sollevatrice di pesi cinese Cui Zhe, lo sprinter britannico Jonnie Peacock e la fiorettista italiana Beatrice “Bebe” Vio, una delle figure più conosciute al momento non solo per quanto riguarda il movimento paralimpico ma anche la scherma a tutto tondo.

Io dello sport paralimpico ho esperienza in prima persona, insegnando la scherma ad atleti in carrozzina e non vedenti: so, quindi, quanto questi atleti riescano a regalare emozioni uguali se non maggiori dei colleghi normodotati durante una gara. Proprio per questo ho apprezzato moltissimo la visione di Rising Phoenix, perché ha saputo rendere il documentario sotto la giusta luce. Lo sport paralimpico non ha nulla da invidiare a quello dei normodotati, eppure c’è ancora diffidenza da parte dei più, che lo considerano qualcosa di “altro” rispetto allo sport che guardano tutti i giorni in TV. Eppure, questa diffidenza scompare nel momento in cui si offre allo spettatore la possibilità di seguire da vicino gli atleti e le loro performance: l’ho visto in prima persona in sala scherma, lo dimostrano i biglietti staccati nelle ultime tre Paralimpiadi disputate (Pechino, Londra e Rio).

C’è bisogno di dare visibilità al movimento paralimpico, affinché gradualmente venga annullata sempre di più la barriera che nella società ancora divide normodotati e disabili. C’è bisogno di conoscere le storie di moderni supereroi, che ci dimostrano ogni giorno come niente è impossibile, indipendentemente dalle limitazioni che la vita ci pone davanti. Rising Phoenix ci racconta proprio questo ed è una visione che vi consiglio caldamente perché saprà conquistarvi. Dal 26 agosto 2020 è disponibile su Netflix.

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