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Esport, tre anni fa per Malagò erano una barzelletta.

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Tutte le federazioni maggiori si sono attivate, il COVID19 è un duro colpo al sistema sport per come è percepito e utilizzato dalla maggior parte di noi. Un incerto futuro alle porte, la necessità di tenere alta l’attenzione degli spettatori e si anche degli sponsor ha mosso risorse verso il campo degli esport.
Tre anni fa però Malagò, intervistato da Fazio a Che Tempo che fa etichettava la possibilità che gli esport fossero presenti alle Olimpiadi come “una barzelletta”, si affrettava poi a rassicurare il suo interlocutore con un laconico “stia tranquillo questo problema non c’è”.
L’intervento parte dal minuto 21 circa:

Lungimirante il numero uno del CONI e soprattutto informato, al corrente delle decisioni internazionali e dei trend olimpici.
In questi giorni lo stesso Malago si è affrettato ad incontrare il presidente della Federesport il giovanissimo, classe 1947, Michele Barbone già presidente della Federdanza.
Ho personalmente avuto il piacere di partecipare e intervenire alla presentazione della Federesport in occasione del Lucca Comics and Games 2019. Un ottuagenario alla guida di una federazione sportiva che intende raccogliere un non ben precisato numero di sport che sono anche digitali, ne ho già parlato in questo lungo articolo
Al presidente del CONI va di scherzare e allora scherziamo anche noi, raccontiamo di un mondo che pare si muova apparentemente a sua insaputa per lasciare, come se fosse una novità, ancora una volta l’Italia indietro non un solo passo, cento passi.
Eppur si muove, sebbene sia una espressione che si presta anche alla facile ironia in considerazione del recente passato per la governace del futsal italico.
In questi ultimi giorni ho avuto il piacere di una lunga conversazione con il responsabile per la LND della “divisione” esport. Attraverso il tramite di Simone De Stefanis, responsabile per la Divisione Calcio a 5 dell’Ufficio Comunicazione, si è stabilito questo contatto. La LND che già realizza un campionato di Serie D sfruttando il motore di FIFA 20 e la funzione PRO CLUB, voleva implementare la sua offerta sportiva digitale offrendo anche un analogo campionato di futsal.
Il loro responsabile si chiedeva come mai non l’avessi fatta io questa scelta visto che organizzo la AGS Volta League. La risposta è stata complessa ma posso riassumerla con due facili concetti, Volta non ha la possibilità di far giocare da remoto e quindi ho scelto un approccio più vicino a quello di un gestionale come Football Manager che ai tornei di FUT. Volevo anche evitare di dover gestire una quantità industriale di “dramah” sportivo-digitale tra giocatori che si scontrano su un campo virtuale.

La AGS Volta League è una creatura adatta a tutte le età, anche a chi non ha mai giocati ai videogames, ma non è certo un esport nel senso letterale del termine, non è una competizione diretta tra persone che misurano la loro abilità nel manovrare giocatori virtuali. Si tratta di una competizione concettuale, di una misto tra abilità manageriali e intuizione sportiva.

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Ma se volessi trasformala in una competizione vera, reale, tra giocatori in carne e ossa, che rappresentano squadre reali?
Ho preso il quaderno digitale degli appunti e ho scarabocchiato un po’, una sorta di studio di fattibilità che poi è diventato un progetto, reale, concreto con allegato anche un prospetto di costi e ricavi.
C’è davvero bisogno di qualcosa del genere?
La LND lo pensa tanto da avere non sono un responsabile ma anche un sito dedicato, telecronisti veri che commentano le partite insomma un intero ecosistema digitale che ruota intorno a questi eventi. La FIBA, la Federazione Internationale di basket organizzerà la prima competizione internazionale e la FEB, la federazione spagnola di basket pensa che sia importante partecipare con una sua squadra. Il successo della di NBA2k, la lega ufficiale di esport della NBA ha fatto scuola.
Perfino la FIT organizza con AO Tennis, un suo circuito digitale di tornei e il Futsal italiano?
Combattuto tra l’essere calcetto o calcio a cinque per ora nell’ambiente si muove poco o nulla. Attendo ancora le figurine dei giocatori di futsal nel formato FUT come ci era stato promesso ad inizio stagione, aspetterò con più successo Godot probabilmente e forse è anche colpa mia che credevo a quello che veniva scritto in un portale dedicato alla santificazione sportiva dell’ex presidente della divisione.
Vi sento boomer dire: “Ora c’è la crisi, spariscono le squadre e tu stai a pensare ai giochi elettronici”.
Si, boomer.
Perché per meno della metà di quello che è costato alla Divisione Calcio a 5 foraggiare l’allenatore delle rappresentative nazionali, che come competizione ne sceglie una in luglio con vista mare, si può organizzare un campionato vero, con giocatori veri (tifosi e non) che attiri sponsor veri.

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Anzi a dirla tutta se mi date quei soldi, tutti i soldi gettati in una clamorosa marchetta elettorale, vi organizzo una lega di esport, che fa incontri reali, in diretta e finalmente vi fa uscire dal pozzo pieno di anziani che si dimenano come in un girone dantesco nel quale pare essere caduto questo sport.
Si boomer, parlo proprio a voi, che rispuntate dal paleolitico dei campi in erba all’aperto, non vi siete nemmeno accorti che si può quasi fare a meno del campo vero, che hanno sostituito con discreto successo con quello digitale. Tutto questo mentre voi eravate impegnati a spiegare come salvare lo sport che avete contribuito ad affossare.
Non è tutto perduto, non lo è mai. Nei momenti di difficoltà è necessario percorre una via alternativa, anche se questa è diventata quasi mainstream.
Se questo sport avesse davvero presidenti lungimiranti, ad una frazione del costo delle loro attuali squadre avrebbero già messo su una squadra di esport.
Non si tratta di farsi trovare pronti, perché il futuro non sta bussando alla porta, l’ha sfondata e s’è reso i divano buono e ha sintonizzato il pubblico su un canale diverso.
Si tratta di utilizzare uno strumento digitale per arricchire l’offerta sportiva, avvicinando potenziali nuovi clienti, si perché i tifosi sono appassionati che pagano o dovrebbero farlo e quindi sono clienti anche perché usufruiscono di un prodotto che i presidenti pagano per mettere in scena.
No, non è facebook, l’unico social che sembra conoscere il futal italiano, non lo sono i siti che s’inseguono a colpi di “primo in italia” o ci raccontano “bene” qualcosa partendo dall’assunto che la vera pandemia sia l’analfabetismo funzionale e che abbiamo tutti bisogno di essere educati dall’alto.
C’è il rammarico, nel vederci quasi tutti ripiegati con lo sguardo su noi stessi invece di provare a guardare lontano, oltre il proprio naso, oltre il proprio orticello.
Rammaricato per la mancanza di coraggio, di tutti.
Conosco quello che mi lascio alle spalle, le cifre di un futsal che parla a se stesso.
Non mi posso permettere la viltà, non posso permettermi di non scommettere sul futuro.
Forse non potete nemmeno voi.

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