Calcio

Eroine silenziose: nei panni del portiere

solitudine
Quarta giornata.

Finalmente nessun rinvio, nessuno spezzatino, tutte e dodici le compagini di serie A scendono in campo, tutte lo stesso giorno, di sabato, tutte in contemporanea, eccezion fatta per il solo, solito posticipo domenicale, all’ora di pranzo in diretta Sky. Servito a tavola questa settimana c’è il big match al “Tre Fontane” tra Roma e Juventus.
Le padrone di casa cercano i primi punti stagionali mentre le campionesse d’Italia sono alla caccia del riscatto dopo la delusione Europea e la sconfitta in Supercoppa.
Gran bel quadro iniziale, penso. Quello finale invece vedrà le bianconere festeggiare una vittoria rotonda, per quattro reti a zero (tripletta dell’inglese Aluko).

https://www.facebook.com/SkySport/videos/552258255227574/

È domenica, non ho Sky qui a Sesto Fiorentino, non posso vedere la gara, leggiamo notizie live e aggiornamenti sui vari canali social. É iniziata.
“Pipitone ha parato un rigore a Girelli” mi dicono. “Ma davvero??” dico. “Oddio”, penso. Non faccio il tifo per nessuna. Una parte di me in automatico si mette nei panni del portiere, si rialza in piedi di scatto ed urla con tutto il fiato la rabbia e la gioia per aver evitato il peggio in una partita così importante, a soli 5 minuti dal fischio iniziale; l’altra parte invece è in piedi in mezzo all’area di rigore, le mani nei capelli, lo sguardo incredulo, e pensa: “ti prego fa’ che portiamo a casa sta partita oggi!”

Non so se anche Cristiana pensa quelle cose, ma se lo fa è perché è consapevole del fatto che alla fine è sempre il risultato finale che determina il peso di un errore o la grandezza di un gesto.
Quello di Pipitone non verrà ricordato, penso, è uno dei fattori ineluttabili nello sport ma allo stesso tempo è anche profondamente ingiusto.

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Foto Fabio Rossi/AS Roma/LaPresse
21/10/2018 Roma (Italia)
Sport Calcio
Roma-Juventus
Campionato Serie A femminile – Stadio Tre Fontane di Roma
Nella foto: Rosalia Pipitone

Rifletto sui risultati delle altre partite e su come sono scaturiti e giungo alla conclusione che i protagonisti di questa settimana sono i portieri e mi viene da ridere pensando alla conversazione con una mia compagna di squadra giorni fa in spogliatoio:

“Ahò quand’è che scrivi de me??”

(ogni riferimento al romanesco e quindi al portiere in questione è puramente casuale!)

“Quando rientri a giocare Ciara!”

Il Milan è di scena al Vismara, in casa, contro il Tavagnacco, che al cospetto delle rossonere non è una corazzata. Chi è dell’ambiente però lo sa, è per natura una squadra coriacea, di quelle che se non sblocchi il risultato non si sa mai. Le rossonere trovano sulla loro strada l’estremo difensore gialloblu in stato di grazia. Alessia Piazza mette in scena per 87′ un piccolo capolavoro personale con una serie di interventi importanti e sarebbe sicuramente l’eroina della giornata se soltanto non ci mettesse il tacco De Moraes a soli tre minuti dal novantesimo.
“Try Again Alessia!” sembra urlare l’esultanza della brasiliana. Milan che porta a casa i tre punti dunque, e, potete dire pure quello che volete, ma in fondo si sa, senza di quelli, ciò che hai fatto perde sapore.

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Foto Credits AC Milan

Chiara Marchitelli mi darebbe sicuramente ragione penso, ed è per quello che si “incazza” così tanto con noi giocatrici “di movimento”, per prendere in prestito il termine dal futsal.
I portieri, quelli veri, urlano, ti “cazziano”, sembrano pazzi a volte, perché sanno che il sapore delle loro gesta dipende anche da noi. Noi abbiamo il potere di rendere tutto inutile, loro ne sono consapevoli e questa cosa non li entusiasma per niente, penso, e si vede… eccome se si vede, penso ancora e rido.

Anche le nostre gesta dipendono da loro, certo, ma la differenza è che quasi sempre noi non ce ne rendiamo conto, o meglio ce ne rendiamo conto solo quando arriva la fatidica “papera” , altrimenti lo diamo per scontato.

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Italy’s goalkeeper Chiara Marchitelli makes a save during the UEFA Women’s European Championship Euro 2013 quarter final football match Italy vs Germany on July 21, 2013 in Vaxjo, Sweden. Germany won 1-0. AFP PHOTO / JONATHAN NACKSTRAND (Photo credit should read JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images)

Penso al Florentia che vince 2 a 0 in casa dell’Orobica. Sblocchiamo il risultato alla prima azione offensiva, su calcio d’angolo, dopodiché la partita scorre un po’ per inerzia, e, anche se sembra essere sotto il nostro controllo, il risultato rimane sul minimo scarto troppo a lungo per i miei gusti. Nel secondo tempo la mettiamo al sicuro su calcio di rigore. Il giorno dopo guardo gli highlights e mi rendo conto di un’occasione avversaria, il primo tempo, sventata molto bene da Rachele Baldi, il nostro portiere.

“Ha fatto una bella parata Rache sull’uno a zero. Se quella palla entra non so come si mette poi la partita eh!”

Verbalizzo e mi meraviglio di non averne avuto consapevolezza prima. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, penso, e rifletto sul fatto che se non dai il giusto peso ad una bella parata è perché in fondo il tuo portiere ti ha abituato bene e ci ha messo una pezza più di una volta.

Il Sassuolo è a Bari e porta a casa i tre punti vincendo per 4 reti a 0. Sembra una disfatta per le pugliesi ma guardando la sintesi si può capire che il Bari prova a dire la sua e che, ancora una volta, a fare una bella parte di differenza è quella giocatrice vestita di un colore diverso che indossa i guanti. Para anche un rigore “Gaga” (Gaelle Thalmann) e scrivo “anche”, perché in molte altre situazioni risulta decisiva

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Foto Credit Sassuolo Femminile

Questo fa un portiere forte in una squadra forte, penso. Mantiene il risultato invariato, lo tiene al sicuro, e fa fare a cuor leggero il loro lavoro agli attaccanti che, nel caso del Sassuolo sabato, lo fanno bene, penso. Sugli altri campi il Verona vince in extremis e di misura in casa dell’Atalanta Mozzanica e la Fiorentina dilaga invece a Verona contro il Chievo. Non parlerò però della tripletta di Tatiana Bonetti, questa è stata la settimana dei portieri e lo è stata ancora prima del weekend. Si merita una menzione speciale infatti Stephanie Ohrstrom, che nel mercoledì di Champions tiene a galla le viola a Londra contro il Chelsea, bloccando il risultato sul passivo di uno a zero, e di fatto tenendo più che aperti i giochi in attesa del match di ritorno tra le mura amiche. Semplificando le cose fino all’estremo: Stephanie vi ci ha portato, ora fatela vincere, penso. Perché un portiere sa che, senza gli attaccanti, può al massimo pareggiare, e gli attaccanti devono capire, che, senza portiere, non importa quanti gol possono segnare, perderanno.

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Foto Credits Fiorentina Women’s FC

Lo capisco davvero forse soltanto adesso, come quelle cose che hai davanti ma che non vedi finché qualcuno non te le indica, e allora capisci che il mondo non lo puoi guardare solo dal tuo punto di vista altrimenti ne avrai sempre e solo una visione limitata, penso. Chissà, allora, che cosa vede un portiere. Penso. E mi viene da chiedere scusa per tutte le volte che mi hanno chiesto come si erano allenati e ho risposto: “non lo so, io i portieri in allenamento proprio non li guardo, non me ne rendo conto, è un mio limite” Chiedo scusa. D’ora in avanti ci farò caso. É una promessa. E penso a quelli che, magari scaduto il novantesimo, corrono verso l’area avversaria per saltare sull’ultimo calcio d’angolo, per sfruttare quell’ultima occasione, così fuori ruolo che spesso ci fanno ridere, mi metto nei loro panni, entro nella loro testa, e lo vedo chiaro quello che pensano mentre corrono a fare quello che non spetterebbe a loro fare: “maledetti attaccanti buoni a nulla, io paro, voi fate gol, sarebbe semplice se solo faceste il vostro… In questa squadra tocca fare tutto a me”

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