Serie B

A tu per tu con Eleonora Pennetta, match analyst e factotum del Levante Caprarica

Pennetta

Dirigente accompagnatrice, aiuto preparatore atletico, match analyst e factotum del Levante Caprarica. Datele un compito in società ed Eleonora Pennetta lo svolgerà nel miglior modo possibile. Cosa aspettarsi, d’altronde, da una donna laureata nella prima Capitale d’Italia in un campo da cervelloni come quello della “stochastics and data science”?. La mente analitica è brillante, ma quel che più colpisce è la dolcezza.
– “Disturbo? Devi cenare?”
– “Che mi importa di cenare se posso parlare del Levante?
Basta questa frase ad inquadrarla, una frase che trasuda passione e attaccamento.

“Ho giocato una sola stagione 7 anni fa ai Salesiani, per questo conosco più della metà dell’attuale formazione giallonera. Ben presto, però, la mia strada si è allontanata da quella del futsal per una serie di motivi, tra i quali lo studio che mi ha portata a Torino, città con la quale ancora oggi ho un forte legame. Sono tornata due anni fa, in tempi di Covid: c’era un nipote in arrivo e ho cercato l’opportunità di rientrare al Sud. Ora lavoro in un’azienda di Bari e sono felice: faccio quel per cui ho studiato, quel che mi piace ed in più ho la possibilità di viaggiare tanto, infatti in questo momento sono a Roma”.

Appena tornerà in Salento, però, sa che ci sarà il Levante ad aspettarla: il futsal ha fatto giri strani negli anni in cui Pennetta avviava la carriera professionale, ma alla fine ha bussato di nuovo alla sua porta con Campanile e Morello.
“Lucy è un esempio di determinazione e focus sull’obiettivo con un’umiltà senza paragoni e  Pier Paolo è un uomo dalle mille risorse con una passione smodata per ciò che fa: se sono qui, lo devo a loro. Mi hanno chiesto se avessi voglia di dare una mano e ho accettato iniziando proprio dalla match analysis. Chi ha le migliori statistiche tra le ragazze? Non posso rivelarlo – ride – così tutte si impegneranno per primeggiare e saranno invogliate a fare sempre di più. Numeri a parte, mi ha fatto molto piacere poter riallacciare tanti rapporti e vivere un ambiente molto vicino a quello che avevo lasciato: questo ruolo ha rappresentato una perfetta via di mezzo tra stare lontana dal campo e starci dentro, allo stesso tempo. Come giocatrice non sarei stata all’altezza – sorride –, ma ho sentito forte il bisogno di supportare una società in cui i legami umani valgono ancora tanto e senti davvero il concetto di squadra con la S maiuscola. Squadra che poi diventa famiglia, gruppo di amici e confidenti. E io per loro ho messo a disposizione quel che di più prezioso ho: il mio tempo. Che si tratti di dati, recupero materiale o chissà che altro, ogni compito mi fa sentire parte integrante. Sento la gara esattamente come chi la sta giocando. Sento la determinazione nel voler vedere realizzato sul campo il lavoro settimanale e il dispiacere di quando questo non accade”.

Empatia allo stato puro, accompagnata da grande fiducia in quel che potrà accadere nelle prossime gara: ora il Lamezia, che viaggia in piena zona playoff, e poi il Ragusa, che chiude la classifica del girone D. Due partite molto diverse tra loro, ma che il Levante Caprarica affronterà sempre nella stessa misurata maniera.
“Mai entrando già sconfitte perché non avrebbe senso neanche partecipare e mai pensando di aver già vinto, perché è proprio in quel momento che non ottieni nulla. Le nostre ragazze hanno tra i piedi un’opportunità che tante sognano, perciò servono determinazione e fuoco negli occhi, sudore per se stessi e per chi è fuori. Noi dirigenti non abbiamo bisogno di un grazie: la nostra più grande ricompensa è sentire dal pubblico che il Levante ce l’ha messa tutta, perché noi su quel campo non ci siamo, ma ci entriamo indirettamente con loro. Che – dall’altra parte – si allenano quasi tutti i giorni, prendono permessi e fanno sacrifici enormi. Per questo, il risultato che cerchiamo va sempre oltre l’eventuale vittoria: i 3 punti che cerchiamo sono nella consapevolezza di aver fatto del nostro meglio e sapere che chi era lì a sostenerci ha visto giocare la miglior versione di noi”.

Piano piano, tutto il bello sta uscendo fuori e per la prima volta le giallonere sono in una zona di classifica che permette di respirare senza affanno.
“Ma la parte più dura è mantenerla. Bisogna lottare, bisogna continuare ad impegnarsi e a far sì che l’atteggiamento sia quelle delle ultime partite: chi è andato via a fine gara magari poteva essere amareggiato per il risultato, ma mai scontento di noi”.

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