Serie A

Dibiase e la prima serata su Sky: “Raccogliamo i frutti del nostro lavoro”

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16 Aprile 2000. NFL Draft day. Con la 199esima scelta assoluta, praticamente alla fine, i New England Patriots scelgono di draftare Tom Brady, quorterback proveniente dall’università del Michigan.

Che c’entra questo con il futsal e con Angelica Dibiase? Tutto e niente.

Proprio con lei, che sta preparando, senza irrinunciabili difficoltà, l’esame di inglese per il suo secondo anno di università, esce fuori la storia di questo straordinario atleta che ha decisamente scritto pagine di storia dello sport.

La scusa è la classica intervista pre gara, e che gara. L’avversione che ci lega alle formalità, però, ci conduce in continue digressioni sull’argomento.
Ma come ci siamo arrivate a Brady? Forse non lo so, o forse si. Sicuramente siamo partite dal decimo turno di campionato.
Di nuovo Pescara – Città di Falconara.
Un anno si chiude, un nuovo anno si apre. Ma cosa cambia? Di nuovo, tutto e niente. “Sarà emozionante giocare a Salsomaggiore, di nuovo contro il Pescara, per la prima volta in diretta in prima serata. Stiamo finalmente raccogliendo i frutti del nostro impegno anche nel mondo del futsal femminile“.

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Con questa prima partita dell’anno, il CdF si appresta ad infrangere un altro record. “Siamo state la prima squadra ad essere trasmessa in diretta su Sky e siamo la prima squadra, assieme al Pescara, ed esordire alle 20:30 di un sabato. Ha il sapore delle cose importanti“. In effetti, io il sabato sera su Sky ci guardavo la Juve davanti ad una pizza margherita, il massimo della gioia per me. In questo caso, il massimo della gioia per Angelica. Anche senza pizza.

Per quel che riguarda la partita, è la prima dell’anno e va da sé che vogliamo iniziare bene. Però, nonostante sia quella che apre il 2022, è pur sempre la decima di campionato e sarà una gara importante tanto quanto le altre. Anche se ad affrontarsi saranno le prime della classe e, riuscire a tornare a casa con i tre punti, ci aiuterebbe a compattarci ancora di più. Mi aspetto un’altissima intensità di gioco, come accade ogni volta che abbiamo la fortuna di incontrare avversari di questo calibro“.

Sebbene freschissimo, il pensiero della Supercoppa è già lontano, almeno per quel che riguarda l’approccio. “Sarà anche lo stesso avversario, ma sono partite dai valori differenti. La Supercoppa era LA partita. L’aspettavamo da tanto, sembrava non arrivasse mai. Ma quando è arrivata, è stata bellissima. Abbiamo giocato alla perfezione, inoltre, poter alzare la coppa davanti al nostro pubblico, ha raddoppiato le emozioni, a mille

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“Sento il cuore a mille”… ma, Angelica avverte le sue. “Attenzione, aver vinto una volta con il Pescara non significa che vinceremo anche sabato. La soddisfazione del trofeo è stata tanta, abbiamo festeggiato, ma guai ad abbassare la guardia. E’ un errore da non commettere mai. Dobbiamo continuare a giocare con la stessa mentalità con cui siamo scese in campo nella il 22 dicembre“.

Gioia e traguardi tatuati nel cuore. Non sulla pelle.
Angelica infatti è una mosca bianca dell’epoca in cui viviamo. Bianca come la sua cute priva di segni, disegni, scritte. Intonsa. “Eppure è un’idea che ho avuto, dopo la prima Coppa Italia vinta. Ma ho ripensato alle parole di mio padre, per il quale i tatuaggi sono banditi, e mi sono detta che, in fondo, le cose importanti rimangono nel cuore e nella mente. Non le porterò addosso ma sicuramente le custodisco dentro di me“.

E’ un discorso che comprendo e, in un certo senso, abbraccio, anche se ho il quinto tatuaggio in cantiere, che attende solo tempi migliori per essere realizzato.
Credo però, così come Angelica, che ciò che decidiamo di scriverci addosso, debba essere pieno di senso, avere un significato. E questo vale anche per le cose che decidiamo di appuntare sulla bacheca dei ricordi del cuore. Niente banalità.

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Banale non è stato di sicuro il 2021 della numero 1 citizens. Varrebbe ben più di un tatuaggio. “Nonostante la pandemia, che sta caratterizzando gli ultimi tempi, l’anno appena terminato è stato meraviglioso per me, sia a livello personale che sportivo, eccetto per una piccola macchia. Il bilancio è super positivo. E’ stato sportivamente una rivincita: ho disputato e vissuto una delle stagioni più belle in assoluto, nella quale ho e abbiamo messo in bacheca una Coppa Italia, una finale scudetto e una Supercoppa. Fuori dal campo, sono arrivate tante cose splendide. Inoltre, grazie al covid, ho avuto la possibilità di terminarlo con la mia famiglia e riaprire il nuovo sempre con i miei cari accanto. Questo mi ha ricaricata, loro sono la mia energia buona. Soprattutto i miei nipoti“.

La forza e la positività che possono portare legami di sangue come questi, hanno dell’incredibile e, a ben vedere, ne beneficiano tutti. “Sono come figli. Per loro morirei. Letteralmente. Loro sono contentissimi di avere una zia che gioca a calcio, ne sono orgogliosi. E, neanche a dirlo, sono i miei piccoli tifosi. Tutti giocano a calcio e a calcio a 5 in casa e in queste feste non facevano altro che dirmi “vieni a vedere il mio l’allenamento?. Per questo, io sono stata lontana dai campi, ma li ho vissuti con loro, che utilizzano le mie maglie per allenamenti e partite“.

Quando hai una zia famosa, dopotutto… “Sono fieri, certamente, ma non se ne vantano eccessivamente, è come se fosse un’emozione personale. Sono come me in fondo”. Senza tatuaggi sulla pelle. “Come loro, sono contenta di quello che sto facendo, del percorso fatto fino ad ora, dei traguardi e delle vittorie, ma non mi do arie, come si dice. Perché, in fondo, sto facendo solamente quello che mi piace fare. L’Angelica bambina che è in me è felicissima“.

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Eccolo il segreto del successo, penso. Quando si riesce a prendere per mano il bambino che siamo stati, quando si ha la capacità di non disunirsi. “Io e quella bambina ci parliamo ancora – continua – e lei è la mia ancora di salvezza quando inizio a dare troppo peso a ciò che dice la gente. La guardo, e la vedo giocare con i suoi amichetti per strada, felice di avere quel pallone tra le mani. E mi convinco, ancora una volta, che è così che dev’essere, un divertimento anche se è diventato un lavoro. Con buona pace dei giudizi altrui“.

I bambini sono le donne e gli uomini di domani. Se saranno capaci di costruire un futuro migliore, sarà merito della fanciullezza che hanno vissuto. Vale nella vita come nello sport, nello specifico, nel calcio a 5 femminile. E’ una responsabilità di tutti. “Quanto è importante puntare sulla scuola calcio. Se il movimento vuole sopravvivere, è centrale che l’impegno sia tutto sulla formazione. Tecnica e tattica, ma anche e soprattutto come persone. Perché vedo, da una parte ragazze che ce la mettono tutta ma che iniziano a giocare molto tardi, dall’altra giovani con grandi capacità ma poca pazienza, come se giocare in Serie A fosse quasi dovuto. Questo mi fa pensare a quanto sono stata fortunata io.

A 18 anni, con l’Ita Salandra, ho disputato la mia prima stagione tra le “grandi”. Eppure il primo anno l’ho passato in panchina. Ma non ho mai vissuto la frustrazione, anzi, questo mi ha aiutato a diventare la donna e la giocatrice che sono. A quell’epoca facevo un doppio allenamento: con la squadra e con la preparatrice, proprio perché volevo migliorare“.

Work hard, play hard.

Avevo delle capacità, certo, ma ero una giocatrice grezza e lo sono stata fino a che non ho trovato Fabrizio Bombelli. Il mio esordio è avvenuto un po’ per caso e un po’ per necessità. Il primo portiere, nella partita contro la Res Roma, è dovuto uscire per infortunio. Ricordo ancora le parole del mister: “Angelica, scaldati che entri”. Così, all’improvviso, sono entrata in porta, disputando una grande partita conclusasi con una vittoria, e da li non sono più uscita“.

Ecco come siamo arrivate a Tom Brady. Per lui è stato lo stesso. Entrato come backup, non è più uscito dal campo ed oggi, a 43 anni suonati, è ancora ai vertici del football americano. Grazie al suo lavoro, fatto di costanza e dedizione.
Ha trasformato se stesso in quello che voleva diventare.

Ci salutiamo così, augurandoci di trasformarci esattamente nella persona che vorremmo essere.

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