Serie A

Allenatrici e futsal di massima serie: 4 rappresentanti in Brasile, 3 in Europa

Arianna Barcaro

Sempre più donne al comando dei club in Brasile, mentre in Europa la rappresentanza femminile scarseggia. L’importante riflessione arriva dal Brasile, dove il giornalista Ricardo Silva, ha realizzato una sorta di “censimento” sulle panchine dei campionati di massima serie.

Secondo i dati raccolti, con appena 4 allenatrici in attività, il Brasile spicca rispetto alla media di Italia, Spagna, Portogallo e Russia che – insieme – contano appena 3 squadre allenate da donne. Un terzo dei 12 club della Novo Futsal Feminino Brasil, infatti, è a quota rosa: Cris Souza guida la Taboão Magnus (in cui milita Vanessa Pereira), Gleice Silva è al timone del São José, Jayne Borim  del Londrina/Unopar e Rafaela Nicolete del Barateiro Brusque. Qual è invece la situazione degli altri paesi?

In Spagna, tra le 16 squadre della Prima Divisione 2021/22, l’unica donna è Maravillas Sansano, tecnico dell’Università di Alicante. Quindi solo il 6,25 % delle panchine è occupato da una allenatrice. La percentuale relativa all’Italia è leggermente più alta (8.33%), ma il quadro è lo stesso: su 12 squadre, soltanto una – il Padova – è allenata da una donna, Arianna Barcaro. Anche Rute Carvalho del Chaves, in Portogallo, è l’unica donna tra i 14 colleghi della Prima Divisione (7,14%), mentre l’anno scorso Sonia Texeira e Teresa Giordano portavano la proporzione a 3 su 16. Infine, la Russia con zero rappresentanti donne.

Per quanto riguarda le Nazionali, la Spagna campione d’Europa è in mano a Claudia Pons e per le nostre Azzurre c’è il CT Francesca Salvatore, ma gli uomini prevalgono anche qui, tanto è vero che Luís Conceição (Portogallo), Wilson Saboia (Brasile) e Evgeny Kuzmin (Russia) guidano sia la selezione maschile che quella femminile.

BARCARO Sull’argomento, abbiamo chiesto il parere di Arianna Barcaro.
“Prima di tutto mi sento onorata perché essere in Serie A è una grande opportunità. Quest’anno sono l’unica, ma ci sono state altre donne che ci sono riuscite, anche se il numero non è alto. Credo che noi donne siamo penalizzate nell’esperienza acquisita nel mondo maschile, oltre che in quello giovanile: non parlo di quota rosa nel femminile, che è un settore più piccolo, ma anche nel maschile. Trovando precluse alcune opportunità di confronto che andrebbero ad arricchire le nostre competenze, ci troviamo ad avere un background probabilmente diverso rispetto ad un allenatore che – grazie alle realtà maschili – ha già avuto possibilità di accumulare esperienze di livello, ha toccato con mano più categorie e diversi modi di giocare. Questo può essere dovuto anche ad una questione culturale, dato che il futsal femminile è uno sport con meno storia rispetto al calcio a 11, la stessa Nazionale femminile è molto giovane rispetto ad altre realtà. Ma a prescindere da quello che possa essere stato il percorso, basterebbe considerare la donna come un allenatore e non come un allenatore donna: meritocrazia, qualità e caratteristiche definiscono il ruolo di chi è in panchina, non il genere”.

 

 

 

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