Futsal

Io non ho paura – Gaby

A camminare ho iniziato molto tardi. Mi hanno raccontato che al primo tentativo sono partita di corsa, ma quando sono caduta devo essermi fatta così male che per molto tempo non ci ho più riprovato. Probabilmente è nato lì il mio carattere. Ma in realtà sono qui per parlare di altro e prometto che cercherò di farmi capire.

GABY – Per la seconda volta in una gara secca, il destino del Futsal Futbol Cagliari è dipeso da Gaby Vila Real Macedo, per tutti Gaby. Quattro lettere bastano e avanzano quando si tratta di identificare un monumento del futsal internazionale.


La prima è stata a Bari. Provo a ricordare la scena su campo lungo. C’è il parquet nero e il bianco dei pali della porta: a sinistra il Cagliari stretto nella speranza, a destra anche il Montesilvano si abbraccia, stretto nella speranza opposta. In mezzo, sola, Gaby con gli occhi fissi sulla sfera. Ha studiato mille volte la dinamica: sa quanti passi possono portarla alla giusta distanza dal dischetto, sa a che altezza calciare, quanta forza imprimere. E’ un gesto che potrebbe ripetere ad occhi chiusi, con la stessa meccanicità con la quale mi porto i pop corn alla bocca senza distogliere gli occhi da un film. A ciascuno il suo, scriveva Sciascia.

Quel giorno, però, accade qualcosa di imprevisto e la palla termina alta. Si chiama fallibilità umana. E’ ciò che ci rende straordinari rispetto alle macchine che pure fanno calcoli in cui i conti tornano sempre ed elaborano milioni di dati al secondo. Quel giorno Gaby ha sbagliato, ma questo l’ha avvicinata ancora di più a noi: le mani di Milena sul suo volto in un gesto di consolazione, avrebbero potuto essere le mani di nostra nonna dopo una bocciatura o quelle di un nipote dopo un regalo. I bimbi fanno così: afferrano tutto il viso e poi lasciano un rapido bacio a stampo, prima di tornare a giocare.

rigore
E’ questa la prima cosa che penso quando leggo che al PalaConi – sul risultato di 4-4 a 3” dalla fine – è stato assegnato un calcio di rigore. Non c’è streaming, ma so già chi andrà a calciare. Non tifo per l’una o per l’altra, tifo perché sia una partita bella come quella di gara-1. Tifo perché questo sport dimostri ogni giorno il suo valore, a prescindere dal vincitore. Ma ammetto di aver avuto paura ad immaginarmi al suo posto. Ammetto di aver trattenuto il respiro, fino all’arrivo del messaggio successivo: gol, Gaby. 5-4. In serata, ricevo il video di ciò che avevo già visto in testa. Gaby va sul dischetto e posiziona una sfera che pesa quanto una stagione intera. Dipende ancora tutto da lei. Un errore di calcolo e il Futsal Futbol Cagliari sarà fuori.
Sono 365 giorni sulla bilancia, che faccio: lascio?
“Lasci, lasci. Ora provo ad incrociarla”.
E l’esecuzione è perfetta.
Gaby tarda un po’ prima di alzare le braccia al cielo, c’è Peque che le è saltata addosso mentre esulta con i tifosi.
Si è ripresa ciò che il destino le ha tolto, penso.
E sono sicura che questa storia l’avessi conosciuta da piccola, ora starei correndo maratone.

Qui il video del rigore decisivo di Gaby, grazie a capitan Cuccu.

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