Serie A

Marta Lorrai: “Al Rovigo Orange per inseguire un sogno”

Lorrai

Come una bimba al Luna Park, ma di quelle che non hanno paura di niente e si buttano a capofitto nei giochi più spericolati. Marta Lorrai si sente un po’ così, ora che la sua dimensione è quella della Serie A con il Rovigo Orange e affronta ogni domenica con gli occhi pieni di meraviglia.

“A parte la sconfitta, giocare col Falconara è stato bellissimo. Mi è dispiaciuto che non abbia giocato Taty, una delle calcettiste che più stimo, ma vedere Pato dal vivo è stata tanta roba. È venuta a pressarci in modo quasi rabbioso, poi – a fine partita – era lì sorridente che faceva foto e firmava autografi ai tifosi più piccoli. Ho visto una professionista all’opera, mi sembrava di essere proiettata dentro la TV”.
La bellezza di chi sa ancora stupirsi e non dà nulla per scontato, pur avendo conquistato – da giovanissima – traguardi importanti come le convocazioni con tutte le Nazionali (Under 17, Under 19 e maggiore) fino alla chiamata del Rovigo Orange in Serie A, categoria della quale aveva già vissuto un piccolissimo ma indimenticabile assaggio nel 2015/2016.
“Era il 12 dicembre, contro la Thienese. Di quel minuto e mezzo avuto a disposizione, ricordo il primo pallone passato da Maxi Alves perché l’ho preso col viso cercando un improbabile stop e una caduta in area di rigore – se la ride – ma è stata lo stesso una grandissima emozione”.

Figuriamoci, allora, il brivido dato dalla maglia azzurra.
“Ho partecipato ad un raduno a Napoli, uno a Roma e due a Novarello, poi è arrivata anche la convocazione per la Nazionale maggiore ma purtroppo il ritiro è stato annullato per Covid. Ero a casa di Saraniti (che evidentemente portafortuna, oltre ad essere una brava mental coach) – sorride – quando mi chiamò il presidente della Jasna, Fabio Ledda: la mise sul ridere, ma non capivo che motivo avesse di scherzare su un argomento così serio… e, infatti, era tutto vero. Mi misi a piangere, per me è stato qualcosa di incredibile, soprattutto perché venivo dalla rottura del crociato che mi aveva tenuta lontana dai campi per 9 mesi”. Come può uno scoglio arginare il mare? Non solo Lorrai torna più forte di prima, ma – grazie ad una grande stagione – si guadagna anche le attenzioni del club neroarancio.
“Dopo 6 anni alla Jasna, quella squadra per me è casa, è famiglia. L’anno scorso è stato tutto un sogno, essere arrivati ad un passo dalla Finale Four di Salsomaggiore è stata la mia più grande delusione sportiva, ma tutto il resto è stato meraviglioso: dall’unione con le compagne, alla fortuna di aver avuto un mister come Argento che mi ha fatto credere davvero per la prima volta di poter fare qualcosa in più, fino a che quel qualcosa in più non è arrivato davvero”.

Prima (vera) volta in A e prima volta lontana da casa, cambiamenti ai quali Lorrai ha reagito con una maturità impressionante.
“In verità ho sempre voluto la mia indipendenza e poterla avere grazie allo sport, inseguendo un sogno, mi fa sentire una privilegiata. Ci ho messo una settimana per decidere: mia madre piangeva e piangeva, mio padre non faceva altro che chiedermi “hai detto sì?” – sorride -. Mi sono stati molto vicini: mia madre ha giocato a calcio anche lei e papà mi portava ogni giovedì al calcetto con gli amici. La passione per la ginnastica artistica è passata in fretta, quella per il calcio a 5 – invece – continua a crescere ogni giorno”. Se Lorrai è una spugna, Manu Cossìo è una continua fonte di informazioni. “Con lui c’è stato un cambio di mentalità incredibile. È una persona attenta ai dettagli, dal posizionamento del corpo allo stop orientato, e ci trasmette ogni giorno qualcosa di nuovo. Ci può insegnare tanto e spero che possa portarci a fare quel salto di qualità di cui abbiamo bisogno per arrivare lì dove meriteremmo di stare”.

Sul calendario Bitonto e Tiki Taka, ma Lorrai va dritta come un treno.
“Quello che dobbiamo fare è non aspettarci nulla e giocare ogni partita a viso aperto, perché dobbiamo assolutamente fare qualche punto. Per quanto riguarda me – continua Marta – voglio crescere e poter dire la mia in futuro: aver avuto la fiducia del Rovigo mi ha riempita di orgoglio e ha aumentato la mia voglia di imparare per cercare di ritagliarmi un po’ di spazio tra nomi di compagne che non hanno bisogno di presentazioni”. Mentre si allena, Marta studia anche da fisioterapista, ma il fuoco che le brucia dentro porta sempre al futsal.
“Hai presente la classica domanda: cosa farai da grande? Io l’istinto di rispondere “la calciatrice”, l’ho sempre avuto. Magari sottovoce, ma me lo ripeto tutti i giorni: vorrei davvero qualcosa in più e finché avrò il privilegio di poterlo fare, continuerò ad inseguire i miei sogni con tutte le forze che ho”.

Foto: Alessio Monaco Photography

 

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