Futsal

Bellator, Üveges rassicura: «Lo zero in classifica non ci spaventa, il lavoro pagherà»

La giocatrice ungherese di mister Chiesa non fa drammi dopo i quattro ko consecutivi di inizio stagione: «I nomi ci sono, ci manca solo un po’ di affiatamento. Rigiocherei la partita con il Fasano». Sul Belpaese: «Qui mi sento a casa, gli italiani hanno tante risorse e sanno come farti stare bene»

Ci sono modi e modi di affrontare una discussione. Possibilmente con toni bassi, incontrandosi puntualmente. Perché Katalin Üveges è posata, non si scompone mai e ama la puntualità. Ma ora è in Italia. Ça va sans dire, per dirla alla francese. La giocatrice ungherese è stata tre le prime pioniere della sua nazione a varcare il confine italiano del futsal in rosa. Ottimo senso del gol, fredda e glaciale come i suoi occhi e tanti bei risultati raggiunti, su tutti lo scudetto vinto con la Ternana. Sicuramente il suo picco più alto della militanza nel ritardatario Belpaese. Arrivò in Italia da sconosciuta o quasi nel giovane e rampante Lanciano, poi la prolifica esperienza rossoverde, Vis Fondi e quest’anno Bellator Ferentum. Nel giro della sua nazionale, sfidò l’Italia al suo storico esordio del Foro Italico in quell’indimenticato 25 giugno. La sfida di quest’anno è difficile ma intrigante: contribuire alla permanenza nella massima serie della compagine laziale, al momento ancorate a zero punti in coabitazione con l’Arcadia Bisceglie. Non le è andata giù la sconfitta di Fasano dove, a suo dire, le ragazze di mister Chiesa avrebbero meritato di più. Discorso diverso per l’ultimo ko in ordine di tempo, quello con il Montesilvano campione d’Italia, alla fine preventivabile. Ma c’è tempo e modo per recuperare. A partire dall’autentico scontro salvezza del prossimo turno proprio contro il Bisceglie, partita da non fallire. Üveges, Kata per gli amici, è stato un tassello importante del mercato Bellator. Nella sua Ungheria, nei giorni precedenti alla Pasqua, tra i preparativi della festa c’è la decorazione delle uova, trasformate in veri e propri capolavori di fantasia e colore. A lavoro finito, le uova vengono esposte in bella vista sul tavolo in graziosi cesti o appesi su rametti di ginestra. Nella Bellator, invece, Üveges dovrà trasformare in gol quanti più palloni possibili, per poi metterli nel cesto della salvezza da portare a mister Chiesa. Un lavoro forse meno di fantasia ma altrettanto impegnativo. Kata Üveges è pronta a dar “puntualmente” manforte alle sue compagne, perché con lei la tempistica, come detto, è importante. E la Bellator Ferentum non può perdere altro tempo, per l’appunto.

Katalin, contro il Montesilvano i pronostici sono stati rispettati. Che partita è stata?

«Il primo tempo fatto è stato buono, terminato solo 2-0 per il Montesilvano. Poi nella ripresa è calata un po’ la concentrazione. Loro sono state brave a far gol nati da nostri errori, cosa che non ti puoi permettere contro una squadra come il Montesilvano. Anche se il livello del nostro avversario non ci ha né spaventate né messe in soggezione. Abbiamo dato comunque il massimo».

Al momento la classifica non sorride, zero punti.

«Sapevamo bene la difficoltà da neopromossa, eravamo ben consapevoli di quello che avremmo incontrato. I nomi per fare bene li abbiamo, la squadra singolarmente è buona. Però abbiamo bisogno di più tempo per trovare l’affiatamento definitivo che ci permetta di iniziare a giocare più da squadra e a raccogliere i primi frutti. Sono le comprensibili prime difficoltà che incontra un gruppo nuovo in un campionato difficile come quello dell’Elite».

Lo zero in classifica vi spaventa?

«Assolutamente no. Siamo soltanto molto amareggiate, perché contro il Fasano avevamo la possibilità di vincere. Inoltre non trovo che la differenza reti delle altre partite giocate rispecchi la realtà. C’è molto di più in questa squadra e cercheremo di dimostrarlo nelle prossime partite».

Qual è la partita giocata finora che più vorresti rigiocare?

«Quella contro il Fasano, per l’appunto. Avevamo in pugno più volte la partita, ma le decisioni sbagliate degli arbitri hanno giocato un ruolo decisivo sul risultato della partita».

Sei stata tre le prime ungheresi a venire in Italia. Ormai sei di casa.

«Tre anni fa, quando sono arrivata, in Italia non pensavo di ricevere così tanto: esperienze, sorprese e felicità, ma non mancavano neanche gli sforzi e i sacrifici. Ho potuto constatare fin da subito di essere di fronte ad un’altra realtà rispetto quella ungherese. Ho conosciuto bene gli allenamenti, le condizioni, l’assistenza medica e la riabilitazione, il campionato stesso. Insomma tutto quanto di un livello molto alto».

Uno scudetto cucito sul petto e tante altre soddisfazioni. Cosa ti piace di più del futsal italiano e cosa meno?

«Sono molto felice di questa esperienza e sono contenta del fatto di poter continuare la mia esperienza sportiva ancora qui in Italia. Spero di poter tramandare in Ungheria il mio bagaglio di esperienze e il mio sapere calcistico acquisito. Sono riconoscente per tutto quello che ho ricevuto da questo paese, come conoscenza calcistica e anche come crescita personale. Mi piace molto il vostro atteggiamento verso la vita. Il fatto che la famiglia è sempre al primo posto. Il fatto che amate così tanto il calcio e il calcio femminile. Adoro la vostra cultura e la vostra positività, il buonumore quotidiano, i paesaggi, i vostri piatti speciali, la lingua e il vostro essere così cordiali, diretti anche con gli stranieri. Non sento assolutamente di essere in un paese straniero. Anche qui come in Ungheria sono a casa. Ho trovato accoglienza e comprensione da parte di tutti. Le cose che non mi piacciono invece sono i ritardi continui, all’ordine del giorno e il volume molto alto durante le conversazioni! (ride, ndr). Non mi piacciono gli allenamenti svolti molto tardi e di conseguenza la cena ad un’ora tarda e andare a dormire tardissimo. Non so se potrò mai abituarmi a queste cose».

 

 

 

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top