Serie A

Luciléia oltre la storia, raggiunta una cifra record. “Bello vedere dove sono arrivata”

Fuori categoria. In ogni senso. Lucilèia Renner Minuzzo polverizza un altro record e trascende il titolo di “leggenda”, ormai anche questo riduttivo. Di cosa parliamo? Delle 1500 reti realizzate in carriera, una cifra folle, costruita paradossalmente con estremo equilibrio. Quello di chi non si è mai perso e non si è mai tradito. La promessa fatta a quella bimba cresciuta nelle campagne di Santo Ângelo è ora una delle storie più belle del nostro futsal moderno.

100 PER TRE – Ops, she did it again. Più di 100 gol – 115 per l’esattezza – nel suo primo anno (e mezzo) in Italia con la maglia del Sinnai, più di 100 (134) con la maglia della Lazio e ora la tripla cifra anche con quella del Bitonto. Lucilèia Renner Minuzzo non si ferma più e con la tripletta messa a segno domenica scorsa contro il Pelletterie aggiorna il conto a 106. Un numero impressionante, da vera regina del gol. Ma – come detto – c’è molto, molto di più. Lucilèia è stata la miglior giocatrice del mondo nel 2013 e per tre volte l’“arthileira” della Serie A (2013, 2014 e 2023). 606 in totale i centri realizzati tra tutte le squadre italiane dal 2012 ad oggi (Sinnai, Lazio, Olimpus, Ternana, Montesilvano, Bitonto), 830 nei vari club oltreoceano e 74 col la maglia del Brasile.

-Lù, ma tu hai capito cosa hai combinato?
“Sinceramente, inizio a ragionarci solo ora con te – sorride con la sua proverbiale umiltà -. È una soddisfazione grande, fare gol è il modo migliore che ho per aiutare la squadra. E se sono riuscita a farne così tanti, significa che ho dato un contributo importante. Il futsal è il mio lavoro: ovunque io sia stata, ho cercato di lasciare il mio marchio. Hai fatto in modo che ci si ricordasse di me”.

E a proposito di ricordi, bisogna tornare al 2000 per cercare nella memoria il suo primo gol in una competizione ufficiale.
“Giocavo col Santo Angelo, ma non è stato granché: ho calciato, anche male – sorride – e poi c’è stata una deviazione. Uno bello? Con la Lazio da centrocampo su calcio d’inizio nel derby contro L’Acquedotto: ho visto il portiere fuori dai pali, mi sono detta “ci provo” e ci sono riuscita”.
Ora un’altra (assurda) impresa centrata col Bitonto e celebrata con una maglia commemorativa consegnata sotto gli occhi di tutti i tifosi.
“L’appenderò vicino alle altre due, in una stanza di casa mia in Brasile. Le guardo e mi emoziono, ma con questo club c’è un legame speciale: siamo partiti da zero in un momento della mia carriera non semplice ed è stata una grande scommessa. Nel primo anno in neroverde, un infortunio mi ha impedito di giocare la Coppa, quella successiva è stata una stagione d’oro, coronata ora da questo traguardo. A distanza di 12 anni da Sinnai, torno in tripla cifra e per me è una sorta di cerchio che si chiude. È bello vedere dove sono arrivata”.

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