Serie A

Cristina Caciorgna sul Padova: “Ci siamo prese per mano, unite fino alla fine”

Cristina Caciorgna

C’è stato un periodo strano nel Padova, fatto di tante partenze. È stato proprio in quel periodo, però, che Cristina Caciorgna ha scelto di esserci. Di fare di quella biancoscudata la maglia del suo primo anno in A del futsal, di mettersi alla prova e di lottare per un obiettivo, per quanto difficile esso sia.
“Non giudico le scelte di nessuno – dice la calcettista – ma probabilmente chi è andato via, non ha visto quello che ho visto io: la possibilità di lavorare praticando uno sport bellissimo, uno staff preparato, un bravo mister e tanto entusiasmo. All’inizio, vedere alcune “storiche” della squadra andarsene è stato uno choc e magari anche pensare di dover dare il 200%, vista la categoria, ma poi è come se mi fossi trovata a mio agio e sapessi da subito quale apporto poter dare alla squadra: tutti questi elementi compensano di gran lunga quella che può essere la situazione in classifica”.

DERBY SU SKY Ha 12 punti in più – ma è da un po’ a digiuno – anche l’Audace Verona, prossima rivale nell’arena di Salsomaggiore per un derby che sarà trasmesso in diretta su Sky, così come è stato per la gara di andata.
“Quel giorno ero a Taranto e vedevo la partita da casa e ora ho la possibilità di giocarlo dal vivo, capisci che bello? Non posso non scendere in campo per godermela a pieno, senza il timore dei punti in palio o altro: sono del parere che ci si debba criticare sul peggio, ma anche che dobbiamo essere capaci di prendere il meglio di quel che accade. E questa è una cosa bellissima, ancora più perché anticiperà di poco il compleanno di mia madre, felicissima di potermi seguire in TV. Per quanto riguarda l’Audace – continua Caciorgna, – loro sono un po’ più su, ma penso che il morale sia lo stesso perché entrambe lavoriamo e lavoriamo ancora, per poi vedere che manca sempre l’ultimo metro per portare a casa una vittoria. In questo senso, le capisco e sono certa che loro capiscano noi e trovo giusto che una sfida così importante per tutti e due i club trovi anche il riconoscimento di Sky. Cosa può fare la differenza? La preparazione in settimana, la gestione dell’emozione in un contesto particolare e la piccola esperienza accumulata nel girone di andata, ma ripeto: prima di tutto penseremo a divertirci”.

FUTURO ARBITRO Da una parte la leggerezza d’animo, dall’altro un rigido senso del dovere e una necessità di controllo che l’hanno portata a voler coltivare un sogno piuttosto insolito per una giocatrice: quello di diventare arbitro.
“È nato tutto dall’unico rosso preso nella mia carriera – sorride. – Ci fu un confronto accesso con un direttore di gara che mi promise addirittura 8 giornate. In realtà ne presi due: quella che mi toccava, più l’aggravante della fascia di capitano che portavo al braccio. Mi capitò di rivedere l’arbitro durante una gara, mi scusai ancora riconoscendo il mio errore e parlammo a lungo: fu lui a farmi riflettere, dicendomi che per carattere mi vedeva molto vicina al suo mondo e da lì è scattata questa curiosità. Quando deciderò di smettere, sarà molto probabilmente quella la mia strada: giusto che ci sia anche la soggettività, ma il rispetto delle regole ha un valore importantissimo nella mia vita”.

Discorso da rimandare a lungo, però, perché per la laterale di Treia (provincia di Macerata) c’è ancora tanta voglia di sport praticato da protagonista, ripercorrendo le orme dei genitori.
“Come la mamma, ho giocato per tanti anni a pallavolo: ero nella Volley Lube, libero/alzatrice e a 15 anni ero già con l’Under 18, in procinto di essere promossa in prima squadra. In seguito ad una storta, mi fu impossibile seguire gli allenamenti in presenza così come era richiesto, allora mio padre – un ex terzino molto forte – mi consigliò di provare nel calcio col Porto Sant’Elpidio, in Serie B e da lì passai alla Jesina: naturalmente iniziai anche io come terzino – sorride – e in poco tempo ci fu una bella scalata che mi portò a conoscere ambienti come il Milan, la Fiorentina nella quale giocava già Linari e via dicendo. A 19 anni passai al Capo d’Orlando, in Sicilia, per due stagioni e poi tre al Catania: per la prima volta esordii in Serie A, c’era già Sky, ma poi i miei principi – in contrasto con quelli societari – mi spinsero ad essere coerente e a lasciare quell’ambiente”.

Un cambio vita netto che le ha permesso di stringere il legame col pallone a rimbalzo controllato. “Dovevo dare solo una mano la domenica alla Junior Futsal, ma poi mi conosco e voglio fare sempre tutto al 100%. Alla prima contro il Chiaravalle vincemmo 5-0: feci tre gol e due assist, l’anno dopo ero una loro giocatrice. Sinceramente pensavo che avrei chiuso lì la carriera, mi sarebbe piaciuto essere una bandiera come Luciani per il Falconara, ma le strade si sono separate”.
Civitanova, Verona, Bitonto, Osilo e Taranto le successive esperienze, poi la chiamata del Padova per una stagione in salita verso la salvezza, ma non per questo avara di emozioni.
“Che sia possibile te lo dirò anche se la matematica dovesse smentirmi – sorride – perché allo sport non puoi togliere la speranza e in ogni caso quello che fai sarà sempre utile, per una ragione o per un’altra. Ora ci sono 4 partite che saranno cruciali: non abbiamo un leader che possa prenderci per mano, ma abbiamo tutte deciso di prenderci per mano l’una con l’altra e questa unione ci terrà legate fino alla fine”.

Foto: Denise Nicolato

 

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