Serie A

Silvia Rubal contro il suo ex Falconara con una tifosa in più: mamma Maria Josè

Silvia Rubal

Tre reti al Bitonto, problema dei secondi tempo arginato e mentalità fino alla sirena. Per il Padova è ancora di una sconfitta che si parla, ma con la lucidità di chi sa di aver dato tutto di una squadra che non ha nulla dell’etichetta di neo-promossa ma andrà presto a giocare per la Final Eight da testa di serie.
“Stiamo migliorando – analizza la gara Silvia Rubal – non tanto con i piedi che erano buoni già da inizio stagione, tanto nell’atteggiamento: prima bastava un gol per affossarci, ma il mister Campana ci ha chiesto di non mollare proprio su questo aspetto e credo che nelle due ultime partite si sia vista una squadra che lotta fino alla fine. Con chi mi trovo meglio in campo? Sicuramente con Fernandez. All’inizio, per timidezza mia, c’erano poche parole ma tanta sintonia, ora – sorride – sono aumentate anche le parole”.

Tutto in crescita, compreso il minutaggio dell’autrice del primo gol biancoscudato in Serie A, approdata in Veneto proprio per ritagliarsi un ruolo da protagonista.
“Giocare tanto aiuta a crescere ed è divertente, ma comporta anche tante responsabilità. Mi piacciono le situazioni in cui c’è tanto da imparare e credo che militare in un contesto di bassa classifica ti fortifichi mentalmente perché c’è sempre da lavorare, non solo la domenica ma tutto l’anno: ogni piccolo dettaglio può essere utile al raggiungimento dell’obiettivo stagionale, sto vivendo una stagione di costante apprendimento”.
D’altronde Rubal viene da una delle gavette più dure: sette anni (non consecutivi, ma dai 14 ai 21) nella “scuola” Burela, per due volte consecutive miglior club al mondo secondo i Futsal Awards.
“Di minuti lì, ce n’erano davvero pochi – sorride – ma avevo le stesse regole delle titolari: quando sei piccola la vedi come un’ingiustizia, crescendo – però – ho capito quanto fosse importante essere considerata una giocatrice esattamente allo stesso modo delle titolari. Lì ho imparato la cultura del lavoro e la disciplina, anche a costo di qualche rinuncia”.

Dagli anni di formazione in terra spagnola, a quelli della maturità calcistica in forza al Padova con una doppia impervia sfida alle porte: Falconara prima e Pescara, poi.
“Due gare simili perché contro due avversarie di alta classifica, ma noi abbiamo bisogno di punti e proveremo a prenderli, a prescindere da chi ci sia dall’altra parte. Per quanto riguarda il Falconara – aggiunge la numero 6 – mi farà piacere giocare contro le mie ex compagne di squadra, con le quali ho mantenuto un bellissimo rapporto: con loro ho avuto la prima chance in Serie A e – al di là dei pochi minuti – ho anche vinto un titolo, la Coppa Italia. Sarà bello divertirsi in campo con loro”.
Ancora più bello, però, sarà avere una tifosa speciale sugli spalti: mamma Maria Josè, in Italia fino alla settimana prossima.
“Quando giocavo a Burela, vicino casa, a forza di far panchina, ad un certo punto non avevo più nessuno in tribuna – sorride. – In Italia ho sempre avuto spazio, ma avevo la famiglia lontana, per cui per una volta sarà bello avere qualcuno di così caro, in particolare mia madre, presente ad una partita. Ha sempre paura che mi possa far male, perché mio padre ha smesso per colpa di un infortunio ed era costretto ad inventarsi scuse per andare a qualche allenamento – ride – ma sa quanto io tenga al futsal ed è felice nel vedermi fare ciò che più mi piace”.

Foto: Denise Nicolato

 

 

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