Serie A

Stilcasa Costruzioni Falconara, Marco Cotichelli: “Sestari? Allenarla è un dono”

Cotichelli

La meraviglia dell’inaspettato. Marco Cotichelli, vice mister e preparatore dei portieri, si guarda indietro e quasi non ci crede. Ma quando si stropiccia gli occhi, lo Stilcasa Costruzioni Falconara è ancora lassù, ad un passo dalla qualificazione diretta in Coppa Italia.
“Nonostante tanti cambiamenti, anche in extremis, e con un calendario soprattutto all’inizio molto difficile, tutte sono state strepitose. Da Domenichetti, che si è inserita subito, al gruppo squadra che si è immediatamente calato nel mood citizens: lottare con le unghie e con i denti per tirare fuori qualcosa di buono, perché la strada è sempre in salita. E poi c’è un entusiasmo fuori dal comune: tutti sapevamo che quest’anno sarebbe stato un po’ un punto di ripartenza, ma là fuori la gente è stata straordinaria nel darci una mano. Io dico sempre che il PalaBadiali è magico: basta tenere le partite in equilibrio, poi vedrai che qualcosa di fantastico accade”.

Nel 2015 la prima collaborazione, da quest’anno il secondo capitolo a livelli che fino a qualche stagione fa sarebbero stati impensabili.
“Non deve essere stato facile continuare ad esserci: ci si riesce solo con tanta voglia e tanti sacrifici, e credendo immensamente in quel che si fa. Altrimenti rimangono finti sogni. Aver dato continuità a questa realtà nelle Marche è stato sicuramente da traino per tanti, così come dimostra la recente partenza di un campionato giovanile Under 15. È da lì che si dovrebbe ripartire per costruire un movimento più solido. I miei primi passi nel femminile? Nel 2010 nei campionati provinciali e regionali come mister, pensa che sono stato il primo allenatore di Ferrara: aveva 14 anni, giocava nel Real Ancona e ci discutevo tutti i giorni – sorride -. Era già “pitbull”, fortissima, il classico talento fatto di genio e sregolatezza. Poi sono arrivato a Falconara e ho conosciuto tutta la “banda marchigiana”, compresa Domenichetti: mamma mia se rompeva – ride Cotichelli -. Scherzi a parte, era una perfezionista, ma è stato anche questo – più la sua esperienza maturata sia come giocatrice che come allenatrice nel calcio a 11 – a portarla dov’è. Ha carattere e ha saputo dare equilibrio alle sue giocatrici: si soffre quando si deve soffrire, ma quando l’avversario te lo concede, devi essere bravo ad affondare il colpo. Sono molto felice di poterle dare una mano: ora c’è la trasferta di Molfetta e cercheremo quei punti che ci permetteranno di archiviare un obiettivo”.

Ma il suo ruolo non finisce qui, perché a Cotichelli sono affidate anche Sestari e Tomassini, mentre per l’Under 19 Sgariglia c’è il supporto della stessa Ana.
“Quando mi hanno detto che sarebbe arrivata lei, mi sono venuti i brividi. Perché prima di essere il suo preparatore, sono stato e sono tuttora un suo tifoso: il mio primo compito con lei è stato pensare ad agevolarla il più possibile nello stacco che ha avuto dal suo vecchio club. Quello del portiere è un ruolo molto particolare perché non lavora sempre con la squadra e con lei ho cercato di costruire un rapporto molto schietto, per darle la giusta tranquillità. Sul piano tecnico – sorride – è un’atleta top. Ma è riduttivo per la mentalità che ha. Non diventi quello che sei con 9 chiodi in una gamba (le conseguenze di un vecchio incidente, n.d.c.), se non decidi di diventare il portiere più forte del mondo. Per me è andata proprio così, lei lo ha scelto. 5 anni fa, ho fondato l’associazione “Portieri e basta” e organizzo il camp portieri più grande d’Italia con 55-60 iscritti e 12-14 preparatori: va da sé che ho a che fare con tanti portieri, ma – chiude Cotichelli con un sorriso – poter allenare Ana per me è stato il dono più grande”.

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