Forse uno dei concetti più indagati, riflettuti, pensati dall’essere umato fin dall’antichità dei tempi è il concetto di anima. Potremmo discorrere per un tempo interminabile dedicandole infinite parole e riflessioni. Ma, lungi dall’essere filosofi senza patente, nel senso comune e attuale, possiamo racchiudere il concetto in un definizione finita: “è il principio vitale dell’uomo (dal lat. anima, affine, come animus, dal gr. ἄνεμος «soffio, vento»), di cui costituisce la parte immateriale, che è origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della coscienza morale”. (enciclopedia Treccani).
Senza dubbio concorda con la suddetta definizione anche mister Chilelli che, alla vigilia della Final Four di Coppa Italia ritrova due pedine fondamentali non solo per il gioco. Uscita a sette decimi di secondo in semifinale con il Città di Falconara, che poi la Coppa l’ha portata a casa, capitan Barca & Co. ripartono proprio da Bisceglie. Oppure no. “No – afferma senza timone mister Chilelli – non ripartiamo da Bisceglie. Noi ripartiamo da Barca e Marchese. Loro sono la nostra anima e, fino ad ora, abbiamo giocato senza un grande pezzo di questa”.
Principio vitale della S.S. Lazio 22/23, il soffio che da senso, il vento che gonfia la bandiera e spiega le ali dell’aquila.
“Naturalmente abbiamo dentro anche tutte le altre giocatrici, che hanno tenuto botta per tutto il campionato con grande grinta ma loro, per noi, corrispondono a tanta corsa che è quello che ci è mancato in questo anno. Abbiamo disputato solo partite tattiche, dovendo fare a meno della corsa appunto. Ritrovandole, riusciamo a recuperare un po’ di velocità per questo è importante”. Tenendo conto del preambolo, viene da se che “Oltre che come giocatrici, sono mancati due pezzi di cuore in mezzo al campo perché loro danno sempre tutto”. Danno l’anima appunto.
Torna così al completo la Lazio, scalpitante ai nastri di partenza. “Menomale che è arrivato questo momento. Finalmente aggiungerei. E’ più di un mese che non disputiamo una partita vera. Da questo punto di vista non è stato un tempo preparante e, francamente, non mi sono neanche divertito. Le dinamiche di classifica e il calendario non sono stati favorevoli. Avevamo la possibilità di raggiungere la Kick Off ma con avversari come il Tikitaka e il Falconara davanti, con tutte le limitazioni che la squadra aveva. Ma ora è tempo di focalizzare tutto a sabato, il nostro unico grande obiettivo”.
Non si pensa alla finale, non si guarda più in la dell’oggi imminente. Davanti c’è solo la Kick Off, ironia della sorte. “Non ci sono due giorni per noi. C’è solo sabato. Solo alle 19:15 valuteremo il futuro. In campionato le All Blacks hanno dominato in tutti e due gli incontri e lo hanno fatto con un risultato più che perentorio. Prendere 20 gol in due partite, per di più in diretta nazionale, ci ha fatto fare una pessima figura e, oggi, possiamo dirlo candidamente, ci rode il culo”.
Nessun eufemismo, nessuna filosofia. C’è tutta la pragmaticità romana. “Non ci piace fare brutte figure e cercheremo di non farla sabato. Giochiamo, a mio avviso, con la squadra più fortunata del campionato, per quanto la fortuna non esiste e comunque si controbilancia sempre alla fine, va sempre in pareggio. Non può accadere di disputare un anno solo di fortuna. E’ successo anche noi lo scorso campionato. In casa eravamo dominanti, vincendo tutte le partite anche in maniera fortunosa. Ma poi tutto torna e alla fine sei sfortunato per esempio con il Falconara a 7 decimi di secondo. Ora, nella regular season la migliore in campo della Kick Off, contro di noi, è stata Tardelli, la peggiore Mascia. Anche questo fa parte della fortuna. Perché quante giornate no può avere Mascia? Quante giornate si può avere Tardelli?. Se dovesse accadere di nuovo, tre su tre, sarebbe un evento fantascientifico”.
Il tempo è arrivato e la Lazio vuole spiegare le ali. “Siamo al completo, non abbiamo più scuse. Sabato non ci manca nessuno e saremo tutti presenti, squadra maschile compresa, che rimarrà con noi anche sabato sera, anche se dovessimo perdere”. E’ una società, un cuore unico che batterà sul parquet e sugli spalti del PalaDolmen, in un connubio di motivazione e appartenenza. “Si perchè questa per noi equivale alla finale di Champions League. Dopo questo non c’è null’altro.
La coppa è la nostra competizione. Dobbiamo per forza fare qualcosa di clamoroso. Sulla carta, visiti i precedenti, siamo sfavoriti. Dobbiamo fare qualcosa di strepitoso per arrivare in finale. Ho cercato di evitare ogni rischio pur di essere tutti presenti sabato. E’ la partita più importante della vita. Dovesse arrivare una sconfitta la accetteremo, fa parte del gioco. Ma vogliamo dare l’ennesima dimostrazione che la Lazio c’è in maniera totale. Abbiamo fatto un anno strano. Siamo sempre stati un po’ contati, dal punto di vista numerico. Adesso ci è mancata l’anima cosa che non è mai successa prima. E il nostro centro.
Quando tu costruisci una squadra, devi costruire l’asse centrale: il portiere, l’ultimo e il pivot. Se non hai una di queste figure, puoi avere anche Renatinha ma non concludi nulla. Mi dispiace solo che in questo momento – si avvia in chiusura mister Chilelli, la nostra migliore realizzatrice, Alessia Grieco, stia attraversando una fase, spero e sono certo, assolutamente passeggera, negativa. Questa è l’unica preoccupazione che c’è. Ma Alessia per la Coppa venderebbe anche la madre. Per questo, non ci metto le mani sul fuoco, mi ci metto io sul fuoco, che darà l’anima e troverà la sua migliore condizione mentale. E se anche non dovesse essere centrata al cento per cento, credo davvero non sarà un grosso problema, perché noi siamo una squadra, con la S maiuscola