Serie B

Levante, Giulia Maniglia punta il Taranto: “Solo un pizzico di coraggio in più”

Giulia Maniglia

Le parole di Morello hanno colpito nel segno. Il suo Levante Caprarica rialza la testa dopo la prestazione incolore con l’Altamura e va a prendersi tre punti pesantissimi in casa Noci, grazie ad un solo gol di scarto. Grazie ad un solo centimetro, se vogliamo dargli la misura di cui parla Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Ma proprio quel centimetro che, sommato a tutti gli altri, allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
“Il messaggio è stato recepito – sorride Giulia Maniglia -. Ci voleva una sgridata così forte da parte del presidente: noi siamo abituati a vederlo come un amico con cui si può scherzare in qualsiasi momento, ma quel rimprovero ci ha fatto capire che dovremmo avere maggior consapevolezza di tutto quel che siamo, per poi farlo capire anche alle avversarie. Cosa abbiamo avuto più del Noci? Testa fino all’ultimo secondo, come ci ha chiesto Lucy. E poi abbiamo avuto coraggio, fattore che a volte è inspiegabilmente mancato: abbiamo la giusta preparazione e abbiamo le qualità, allora perché non tirarle sempre fuori?”.

Le domande sospese nello sport aspettano sempre e solo una risposta: quella del campo. Che, nel caso specifico delle giallonere, dovrà arrivare in casa contro il forte Città di Taranto.
“La distanza in classifica non mi spaventa, perché la palla è rotonda e alla fine conta solo quante volte si gonfia la rete. Ci dispiacerebbe andare a riposo senza regalare una vittoria ai nostri tifosi che non si stancano mai di sostenerci e, a livello emotivo, sarebbe una bella scossa anche per noi, ma – continua Maniglia – se non dovessero arrivare i punti che speriamo, una buona prestazione sarà comunque imprescindibile”.

Quasi una questione di rispetto per la laterale.
“Sia in partita che in allenamento ci imponiamo di dare sempre tutto, perché quando una persona come Lucy mette a disposizione il suo immenso talento, il minimo che possiamo fare è ripagare la sua fiducia. E se a volte qualcosa non funziona o non va come vorremmo, nessuno sbatte la porta e volta le spalle senza un confronto, perché questa è una famiglia prima di essere una squadra”.

Maniglia lo ha capito già da due anni, dal primo incontro col club avvenuto tramite amicizie in comune: il Levante le dà l’opportunità di coltivare la passione di una vita, in un contesto nazionale sì, ma ancora in una dimensione fortemente umana.
“Ho praticato anche calcio a 11 – racconta – ma niente è come il futsal, non tornerei mai indietro, soprattutto dopo aver trovato una realtà come il Levante dal quale nessuno si sognerebbe di uscire. Qui non esiste il sacrificio perché tutto è fatto con amore, anche ora che l’A2 richiede un impegno molto più grande. Una differenza rispetto a prima? La grinta che bisogna mettere su ogni pallone. Nel momento in cui pensi che ci sarà una prossima volta, è lì che perdi. Il pallone su cui lottare è quello che ti capita tra i piedi ora, non ci sarà un dopo. Capito questo, potremo fare grandi cose. Nel frattempo – chiude Maniglia -, dobbiamo rimanere quel gruppo che l’anno scorso giocava col sorriso e non mollava mai: le sconfitte fanno parte dello sport, ma in partita si sta fino all’ultimo secondo”.

 

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