Pausa, Bisceglie. Pausa, Tiki Taka Planet. Un respiro profondo, prima di ogni impegno decisivo e dopo una gara – quella in casa della Kick Off – che avrebbe meritato ben altro finale. Ma così è, quando la palla si stampa (5 volte) sul palo. Questione di pochi centimetri che hanno fatto la differenza, anche se Marta Zanetti è uno di quei dottori che va alla causa del problema, senza limitarsi a lenire il sintomo.
“Sicuramente un po’ di fattore “C” in più non avrebbe guastato – ammette l’allenatrice in seconda dell’Audace Verona – ma la questione è soprattutto mentale, data anche dal fatto che da un po’ di tempo per noi ogni partita sia “one shot”, e quindi con un carico emotivo molto pesante che inevitabilmente condiziona. Anche quando si sta dando tutto, basta un attimo di distrazione e il risultato viene meno”.
E con distrazione si intende ogni tipo di calo. Anche quelli in apparenza fisiologici.
“Dalla giocatrice che vuole risolvere da sola e quindi attacca di più ma difende di meno, al cartellino preso in un momento di poca lucidità. Domenica scorsa eravamo ben consapevoli dell’importanza dei punti in palio e non siamo state capaci di stemperare quella tensione che ci ha poi penalizzate. Paradossalmente, giochiamo meglio nelle partite in cui crediamo meno (vedi Falconara e Pescara) che in quelle alla nostra portata”.
È esattamente in questa seconda categoria che rientra il prossimo turno col Bisceglie.
“Nonostante una rosa un po’ corta e l’assenza di capitan Coppola, contro le pugliesi avremo sarà un’opportunità che vogliamo assolutamente cogliere. Come ripetersi? Giocando di gruppo, arrivando in porta con azioni corali e credendoci fino alla fine. In quanto matricole, non mi aspettavo certamente un campionato tutte rose e fiori, ma sono sicura che si possa aspirare a qualcosa di più rispetto a quel che abbiamo raccolto fino ad oggi”.
Quasi un anno da vice di Carlos Giorgio, in un ruolo che ha dentro come una vocazione.
“Già da giocatrice, davo indicazioni in campo per cui è stata un’evoluzione spontanea. Ho iniziato dall’amatoriale, ma mi vedrei bene in una scuola calcio, un settore ideale per me che vedo la figura dell’allenatrice in primis come quella di un’educatrice che ha il compito di plasmare le giocatrici dalle basi, dai fondamentali. Perché è proprio dalla tecnica che parte il calcio a 5 ed è la parte sulla quale mi sento ferrata, avendo avuto esperienza diretta. Sul resto, so che chiunque può insegnarmi qualcosa e che non si finisce mai di imparare, ma ho anche voglia di studiare in attesa di un’opportunità che mi permetta di mettermi in primo piano: mi ritengo una persona coraggiosa e credo di avere una idea di futsal, che un giorno spero di poter trasmettere ad una squadra mia”.
Foto: Audace Wave (Federica Arca)