Futsal

Storia di Amandinha: la migliore al mondo

Amandinha

“Esperando você no Brasil também” scrive lei, presumibilmente dopo aver visto le foto della premiazione di Ricardinho, suo collega nel delicato ruolo di “migliore al mondo”, in quel di Lubiana. Poi aggiunge il classico rsrs (che ha una possibile variante in kkkk, ma per noi è sempre l’ahahah che in realtà digitiamo con espressione tremendamente seria) come per dire che scherza, che non pretende alcunchè. Che le avanzava un’idea e l’ha buttata nella mischia per non lasciare nulla d’intentato. Ma lo fa con la persona sbagliata, uno che interpreta questo sport come un culto indiscusso ed indiscutibile. Uno che non distingue tra Ricardinho ed Amandinha, maschile-femminile-giovanile o altro: il FUTSAL racchiude nomi, categorie e generi nella sua inarrivabile bellezza. Uno che andrebbe a piedi a Lages, se solo potesse, per portare il premio ad Amanda Lyssa De Oliveira Crisóstomo (volto noto su AGS) in arte Amandinha.

Amandinha

Amandinha in azione. Foto: Fom Conradi

Sfrutto quindi questa insperata, mirabolante ed ormai irrinunciabile “freccia dei messaggi” di Instagram per raccontarle di quanto mi piacerebbe poter accontentare quella richiesta tanto “sfacciata” e scherzosa quanto legittima e sacrosanta, del fatto che pur non potendo organizzare una vera e propria “cerimonia” riceverà comunque il suo, strameritato, premio.

Amanda quasi indietreggia a questo punto e ribadisce che estava brincando, ma ringrazia per il premio che le darà modo di “fornire una risposta” a quanti in passato le avevano chiesto informazioni sulla sua “essenza” e nomina di migliore al mondo. In passato, si: perché siamo a quota quattro e no, questo non è uno scherzo. Un’altra frecciata di Instagram in alto a destra per rilanciare un concetto: io quando parlo di futsal raramente scherzo, e nelle pagine decisamente sbiadite del vecchio Futsalplanet.com continueremo a dare voce al futsal femminile. Anzi, al FUTSAL. Chiarito questo, possiamo iniziare con l’intervista. La migliore al mondo avrà pur diritto ad una vetrina, no?

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Esultanza di Amandinha. Foto: Emellin Camargo

Anzi, prima un’ultima digressione. Ho il sospetto che Amanda ai fornelli possa essere una pippa (perdonate il retaggio romanesco) stratosferica (ma lei nega, vedi sotto) e dubito che abbia riempito il web di annunci nella disperata ricerca di un marito. Questo per dire al buon Fernando, spuntato dalle retrovie con il suo carico di rancorosa frustrazione nel passato aprile 2017 (https://www.anygivensunday.it/home/2017/04/noi-non-siamo-fernando-moreira) di mettersi il cuore in pace, che tanto la vergogna si prova solo dentro di sè come conseguenza di un valido motivo che la propria coscienza non può ignorare e non certo per volere altrui. E poi, diciamoci la verità: Amanda in versione Masterchef sarebbe l’equivalente di un Roberto Bolle mediano nel Football Club Casale, sposato con una velina. Quanto talento, quanta passione avrebbero sprecato dando retta agli “haters“ di turno ed a “quelli che benpensano”? Invece hanno scelto di danzare: sul parquet, sul palco. Hanno avuto ed hanno ragione loro al punto di diventare icone, simboli di quelle scelte difese con i denti in un mondo che ancora storce il naso dinanzi a giocatrici e ballerini.

Amandinha

Contropiede di Amandinha. foto: Emellin Camargo

Come sei arrivata al futsal, qual è la tua storia in questo sport? Hai scelto subito la “versione a 5” o hai giocato a calcio a 11? Ma c’è anche la busta numero 3: pensavi di fare altro da bambina, qualcosa che non si traducesse nel correre dietro a un pallone?
Il “futebol” ha attirato la mia attenzione quando avevo 8 anni. Ho iniziato a giocare con i miei cugini ed amici, per strada, accompagnavo mio padre e mio zio nelle loro “famose” sfide. Un allenatore mi vide giocare e mi offrì una borsa di studio in un istituto, posso dire che lo sport abbia iniziato a cambiare la mia vita molto presto. Qualche anno più tardi, ne avevo quindici, ho disputato un campionato di selezioni Under 20 per lo stato di Cearà: in quell’occasione mi ha notata Esquerda, che guidava lo stato di Santa Catarina. Ho accettato la sua proposta, trasferendomi ancora quindicenne al Barateiro (storico club di Brusque, ndr). Il futsal mi ha conquistato molto presto, non avevo altri desideri: ho vissuto e vivo pienamente il mio sogno.

Chi è Amanda Lyssa De Oliveira Crisóstomo nella “vita”? Cosa fai quando non sei sul 40×20?
Mi ritengo una persona semplice, sono grata a Dio per tutta la sua grandezza e bontà. Studio, frequento un corso di Fisioterapia presso l’Uniplac di Lages (l’università catarinense che appoggia l’attuale club di Amandinha, Leoas da Serra ndr) e mi diplomerò quest’anno. E’ un’altra mia grande passione da coltivare quando smetterò di giocare, sarà la mia professione. Il futsal, oltre a permettermi di conoscere il mondo mi ha dato la possibilità di legarmi a persone incredibili per la mia vita, lo stesso vale per i miei studi universitari. Nel tempo libero ascolto musica, vado al cinema, esco con i miei amici… poi video games, molto futebol in tv e frequento la chiesa.

Amandinha

Foto: Emellin Camargo

Ordunque: Amandinha sa cucinare? Qualcuno ti ha invitata a “ritirarti in cucina” per preparare i pasti di tuo marito, che rispondiamo? Lo “contro-invitiamo” a vedere alcune gare di futsal tra “cuoche” in modo che possa cambiare idea? Quanto hai (così come le tue colleghe) lottato contro queste “manifestazioni”? Verrà il giorno in cui gli uomini potranno danzare e le donne calciare un pallone senza sentire qualcuno gridare “vergogna”?
So cucinare, si. Vivere lontano dalla propria famiglia insegna molte cose, non credi? Ovvio, ancora dobbiamo ascoltare certe persone ed i loro preconcetti secondo i quali il luogo ideale per le donne è la cucina. Chi afferma questo è molto limitato, ha un’anima piccola: io mi limito a pregare che Dio lo possa illuminare. Il mondo è machista, questo rende ancora oggi necessaria la causa del femminismo. Ma sogno il giorno in cui uomini e donne siano considerati uguali in virtù della propria condizione umana, e mi batto anche per questo. Il “luogo” adatto alle donne è quello che scelgono per sé stesse, idem per gli uomini. Danzando, cucinando, giocando, cercando di essere felici e solidari.

Campionato mondiale, l’ultima edizione (sebbene ufficiosa e ad inviti ndr) risale al 2015: perché? Che opinione ti sei fatta su questo tema? Come mai le federazioni nazionali non hanno più organizzato un evento così importante? Perché la FIFA non introduce una competizione ufficiale al pari di quella maschile? Rientrando in Brasile: come giudichi il lavoro delle federazioni statali e della CBFS in relazione al futsal femminile?
Credo che la FIFA con il tempo riconoscerà maggiormente la nostra disciplina ed avremo un calendario migliore. Il futsal femminile offre competitività, alto livello tecnico e non ha niente da invidiare in termini di spettacolo ad altri sport. Le federazioni estaduais nel nostro paese devono ancora crescere e migliorare molto. La CBFS ha già fatto grandi progressi, principalmente grazie al lavoro di Tatiana Weysfield e Naiara Gresta nella nuova gestione del presidente Marcos Madeira. Entrambe lottano, conquistano spazi, pensano allo sviluppo della disciplina. Nei momenti difficili ricordare i loro sforzi attribuisce nuovamente significato a tutto quello che facciamo.

Quasi 4000 km separano Conjunto Ceará da Brusque: quali e quanti sacrifici sono stati necessari per coronare il tuo sogno nel futsal? La tua famiglia ha appoggiato questa scelta o ti ha suggerito altre strade da percorrere?
Si, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, tuttora lo fa. E’ stato mio padre a “negoziare” il mio passaggio al Barateiro nel 2010. Sento molto la loro mancanza, dei miei genitori, di mio fratello e di tutto ciò che ho lasciato lì. Ma le mie conquiste sono anche per loro, camminano al mio fianco in ogni passo che percorro.

Amandinha

Foto: Fom Conradi

Il passato a Brusque: Barateiro Futsal. Qui è “comparsa” la leggenda di Amandinha: è stato difficile dover lasciare il club che ti ha resa grande?
Molto difficile, immaginavo di indossare quella maglia per tutta la mia carriera. Abbiamo costruito una storia incredibile. La mia formazione come atleta di alto livello è legata al Barateiro: per me una seconda famiglia, una seconda casa. Se è difficile lasciare la propria famiglia una volta, la seconda fa ancora più male. Ma Dio sa tutto, ed io credo in Lui: mi ha sempre condotta verso il giusto percorso.

La dirigente del club (Barateiro ndr) Daniela Civinski, “Dani”, ha parlato di conflitti interni che hanno portato alla chiusura della formazione “adulta”. Cosa è successo? Ritieni che un giorno la storia del Barateiro possa riprendere vita?
Credo che solo lei possa rispondere correttamente a questa domanda, i problemi esistono in qualsiasi ambiente. Non è mai mancato il massimo impegno: tanto della squadra quanto della commissione tecnica, i risultati parlano in maniera inequivocabile. Senza dubbio il Barateiro potrà tornare ad alti livelli, come qualsiasi club che porti avanti il proprio lavoro nel modo corretto.

Il presente a Lages: Leoas da Serra. Cosa puoi dirci sul tuo attuale club? Quali sono le ambizioni? In mancanza del Barateiro continuerà la grande rivalità con Chapecò o vedremo altri club emergere nello stato di Santa Catarina? E nel resto del Brasile, quali formazioni si ergeranno a protagoniste?
Sono molto felice a Lages. Mi hanno accolta come appartenessi da sempre alla loro famiglia. Ho stretto nuove amicizie ed in questa esperienza mi hanno accompagnata dall’“epoca Barateiro” Diana, Jhennif e Thais, ora anche Esquerda. La rivalità con il Female di Chapecó già esiste, il prossimo capitolo si chiama Supercopa de Futsal do Brasil che disputeremo il 21 e 27 aprile. Ma è una rivalità sana, sportiva. Nello stato di Santa Catarina devo citare anche il Balcam, altro club che lavora egregiamente. Fuori dai confini catarinensi esistono altri progetti e club molto validi come il Celemaster (Rio Grande do Sul), l’Unifor (Ceará), il Cianorte (Paraná), Taboão da Serra e São José (São Paulo) e ADEF (Distrito Federal). E molti altri ancora, nonostante la mancanza di sostegno economico. Qui a Lages abbiamo la fortuna di contare su una società che ci segue e supporta, sull’appoggio di università e prefettura ed il sostegno effettivo di diversi sponsor che credono nel nostro lavoro. L’Engie per esempio ci segue e ci accompagna da vicino in tutto ciò che facciamo.

Il tuo futuro: un giorno vedremo Amandinha in Italia, Spagna o in altri campionati stranieri? Hai ricevuto offerte per lasciare il tuo paese? E’ un’esperienza che ti interessa o pensi di rimanere in Brasile? Oltre alla “stella” Amandinha, quali giocatrici consiglieresti ai club europei?
Ricevo molte offerte dall’Europa. Fino a qualche tempo fa non pensavo avrei mai lasciato il Barateiro, quindi ho imparato ad affidare il mio futuro a Dio. Avverto però la responsabilità di aiutare l’evoluzione del futsal femminile brasiliano, e sento che la mia permanenza nel paese possa aiutare in tal senso. Ma il sostegno alla nostra disciplina ha bisogno di crescere ancora molto, questo fattore farebbe “rientrare” in patria molte atlete di livello assoluto. Quanto alla presenza di nuove giocatrici recentemente abbiamo disputato due amichevoli contro il Paraguay con ben nove esordienti in nazionale. Il nostro paese è una fonte inesauribile di talenti.

Hai accennato alla seleção: cosa si prova nell’indossare la maglia verdeoro? E, ribaltando la questione: che sentimento accompagna il fatto di non poterla vestire per lungo tempo in assenza di competizioni internazionali?
E’ una felicità immensa. Quando suona il nostro inno è da brividi, è facile che scorrano lacrime. Ma è vero, esiste il rovescio della medaglia: mancano le competizioni dedicate al femminile. Ma rappresentare il mio paese è stato, è e sempre sarà una delle mie più grandi allegrie, un motivo di orgoglio.

Amandinha

Foto: Emellin Camargo

Quattro-volte-quattro, consecutive: migliore giocatrice del mondo. Cosa dire?
Devo solo ringraziare tutte le mie compagne di club e nazionale, le avversarie, gli allenatori. Stiamo parlando di uno sport di squadra e nessuno diventa migliore al mondo “da solo”. Ciò che auspico, dal profondo del cuore, è questi titoli possano garantire maggior sostegno per la nostra disciplina. La mia vanità è servire Dio ed il futsal femminile.

Idoli nel futsal: quali sono i tuoi?
Apprezzo tutti coloro che lottano per il futsal, perché non è facile dare battaglia per uno sport che ancora oggi non riceve effettiva e giusta valorizzazione. A tutti i “guerrieri del futsal” va la mia eterna ammirazione. Nel calcio mi piacciono molto Neymar, Messi: il loro stile di gioco. Spero di poterli conoscere un giorno, eh eh.

Questa è la storia di Amandinha: passato, presente ed idee chiare per il futuro. Esistono donne che vogliono cucinare per il marito, altre scrivono poesie o vanno nello spazio. Quelle come Amanda danzano, sul parquet. In fondo è solo una questione di rispetto, per gli esseri umani ed i loro desideri e sogni da inseguire. Per il FUTSAL, lo sport più bello del mondo (per alcuni di noi).

Autore: Luca Ranocchiari
Foto copertina: Fom Conradi

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