Final Eight

Feliz cumple, Ampi!

Amparo

“Ci siamo”, due parole che compongono un mantra. Ci siamo. Come a dire alla squadra “immota manet”: resta ferma, ben salda. Un motto inciso – paradossalmente – sullo stemma della città de L’Aquila, il capoluogo abruzzese che invece ha tremato a lungo nella terribile notte del 6 aprile 2009. Ma adesso Ampi lo ripete alle compagne ogni volta che un pericolo si avvicina, e il mantra funziona perchè quella che ho di fronte, sfogliando i ricordi di Bari, è una foto di pura gioia: Ampi, Aurora e Rebecca posano con la Coppa Italia. Il sorriso di Rossella ritratto su una maglia.

“Ci siamo, eh”. Ha detto Ampi alle sue mentre Vanin caricava come un’ariete verso la difesa. Fossi un pivot – quindi una di quelle giocatrici che alle sue spalle non sa mai esattamente come stia accadendo – quella frase avrebbe su di me l’effetto calmante dei Fiori di Bach. Ma c’è una cosa, in particolare, che rende Ampi speciale ai miei occhi: quando lei parla, tu ci credi. E quando succede in modo così naturale, c’è un’unica spiegazione possibile: sei al cospetto di un leader. Solo Marzuoli resiste al suo carisma: mi racconta che quando la fa sedere in panchina, ne cerca lo sguardo per dirgli “sono pronta”. Ma il mister non ci casca: “aspetta” – le fa segno con la mano – “non hai ancora recuperato”. Non sa davvero cosa sia – Ampi – il risparmio energetico, eppure in finale aveva ancora fiato e corsa. Pensavo fosse una questione di “moto perpetuo”, quella particolare condizione fisica alla quale ci ha abituati negli anni, per cui nessun fattore esterno potrà turbarne il dinamismo. Stanchezza scansati. Ma adesso riconosco nitidamente la mano di un allenatore che ha saputo gestire i cavalli della sua Ferrari. Avrò forse peccato di superficialità, ma i 5 gol in tre giorni (3 alla Kick Off e uno a testa ad Olimpus e Cagliari) sono cifre che fatico a mettere da parte.

Montesilvano

Coppa Italia e titolo di miglior giocatrice della competizione.
– “Avresti mai immaginato un trionfo simile prima di partire?”
“La positività porta positività”, mi risponde come se nel cuore non esistesse spazio per la paura. Ma poi mi viene in mente Juan Jimenez e la nostra unica intensa chiacchierata in una lingua comune creata tra la terza e la quarta cerveza, in un tapas bar di Arahal. Koinè, l’abbiamo chiamata: lui con cognizione di causa, io pescando a caso tra le reminiscenze del ginnasio.
“Non si tratta di non avere mai paura, ma di essere capaci di dominarla”. Aguantar el miedo.
E’ così che Ampi ha superato se stessa e il tabù di un Montesilvano mai vittorioso in Final Eight: correndo il rischio di essere felice. Feliz cumple “Maria”, cento di questi giorni.

Amparo

Il Montesilvano festeggia la vittoria in Final Eight

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