Servizio centrale, rapido sguardo verso la porta e rasoterra sotto le gambe del portiere. No no, già visto a Ciampino nel 2010. Ok, allora palla sulla destra e puntata sotto l’incrocio. Dove va, va. E poi va proprio dove deve. Non funziona, già fatto in finale di Coppa Italia contro l’Isolotto. Allora facciamo che intercetta un passaggio in orizzontale e scarica un destro che lascia di sasso il portiere. Niente, troppo simile a quello della seconda “notte magica”. Insomma, io il gol di Ersilia D’Incecco all’Iran avrei tanto voluto descrivervelo, ma non saprei davvero dove andarlo a cercare. Niente video, pochissime immagini. Per un bel po’ non ho neanche saputo a chi attribuirlo, quel provvisorio 1-2.
“Who scores for Italy?”, chiedo su un profilo Instagram arabo che sembra occuparsi di futsal. Qualcuno capisce e mi indica la marcatrice con dei caratteri che copio e incollo sul traduttore: “doccia calda”, risponde Google. Ma non mi sembrava il caso di inserirlo in cronaca.
Veramente sono tante le cose che non ho potuto raccontarvi: chi c’era tra i pali? Quintetto di partenza? Quanti spettatori presenti? Domande senza risposte e dispiace pensare che la prima amichevole fuori dal continente europeo rimanga fotografata nella mia memoria soltanto in bianco e nero. Una partita di cui rischio di ricordare poco, forse nulla.
“Che ha fatto l’Italia?”, mi chiede mia madre, ormai inevitabilmente invischiata nella disciplina.
Grazie a me o a causa mia, devo ancora deciderlo.
“Ha perso, mà”.
“Ah.” E va via con la stessa faccia di quando le raccontavo di aver perso io, nell’umile serie C.
Vorrei fermarla e dirle che però non abbiamo demeritato, che un pareggio sarebbe stato più giusto. Che abbiamo fatto il possibile. Potrei farlo sulla fiducia, ma non è lo stesso. I racconti sbiaditi non mi sono mai piaciuti.
Per dargli un po’di colore ci metto l’azzurro del capitano, pescando dai tanti cassetti di ricordi collezionati al Montesilvano. La dinamica rimane lo stesso un mistero, ma la vedo Ersilia: il gagliardetto tricolore che scambia con Nasimeh Golami. Anche il suo ha i nostri colori, ma disposti orizzontalmente. L’Iran veste di rosso come ho visto in qualche fotografia, è una licenza cromatica non verificabile che oggi nessuno mi contesterà. Domani chissà. Hijab bianco. No, l’Italia non lo indossa. Solo a fine gara, scatto commemorativo a squadre miste di cui abbiamo le prove.
Poi, però, possiamo tornare solo nel fantastico mondo della mia immaginazione: in questa zona dai contorni incerti, Ersilia D’Incecco mette a segno il quarto gol con la maglia della Nazionale in un modo che, sinceramente, non mi importa più. Abbiamo detto che contano i colori: allora Ersilia ha il viso rosso, come sempre quando è sotto sforzo, e un sorriso ancora più bianco del solito, per contrasto. Ha alzato un pugno al cielo, tutte le attenzioni sono su di lei che in realtà è timidissima e allora corre a rifugiarsi nell’abbraccio di “Bruni”, sua compagna al Montesilvano. Due linee di azzurro, una un po’ più piccola dell’altra. Una macchia di colore che si allarga quando tutta l’Italia si unisce a festeggiare. E poi luce, tanta luce ad illuminare la Nazionale. Così è, se mi pare il gol di D’Incecco all’Iran. Se pare anche a voi, potete far vostro questo ricordo.