Futsal

Francesca Salvatore, di sogni e d’azzurro

Francesca Salvatore

Francesca Salvatore a fare il mister ha iniziato quasi per caso. Spulcio vecchie interviste e scopro che in realtà voleva giocare e niente più. E’ un bomber tutto istinto che viene dal calcio a 11. Il campo più piccolo le piace perchè sa pensare in fretta: le sue sponde non sono mai scontate, poi – quando sei sicura che stia per passarla – ti usa come perno per girarsi e segnare. Stai ancora cercando la palla, quando senti il tipico rumore del cuoio che gonfia la rete. E’ di queste emozioni soltanto che vuole vivere la numero 18, ma un giorno il presidente la convoca: le chiede di prendere in mano la squadra dopo le dimissioni del vecchio allenatore. E lei dice sì. Sì, perché è quello che risponde sempre davanti ad una sfida.

TRA CAMPO E PANCHINA – Per un po’ ho avuto la fortuna di vederla Francesca, divisa tra campo e panchina. Ne ho viste poche di giocatrici con la sua fame, forse qualche straniera. Qualcuno che, insomma, di calcio a 5 vive. Non una che ha trascorso tutto il giorno nell’azienda di famiglia, prima di infilare gli scarpini. Tecnica forse migliorabile, ma se c’era una palla impossibile da buttare dentro, allora bastava passarla a lei.

Salvatore

Salvatore durante una fase di gioco

Mai ho pensato che potesse smettere davvero. E’ stato un po’ come l’addio al calcio di Totti: quest’anno, poi il prossimo, poi il prossimo ancora. Lo dice e non lo fa. Sente che ha ancora tanto da dare, ma alla fine arriva quel momento in cui non si può più rimandare. La divisa rimane chiusa nell’armadio insieme a tanti ricordi, dal campo però non riesce proprio ad allontanarsi. Allora Francesca oltrepassa semplicemente la linea laterale e fa dell’area tecnica il suo parquet in miniatura dove correre e sbracciarsi, facendo quello che le riesce meglio al mondo: allenare.

Francesca Salvatore

MIster Francesca Salvatore dà indicazioni in amichevole

IL PRIMO SCUDETTONe ho visti pochi di tecnici con la sua capacità di leggere le partite. Mi correggo, non ne ho visto nessuno. Perché non sto parlando di schemi e lavagnette, non ricordo di avergliene mai vista una in mano. Sto parlando di quella capacità di leggere il gioco partendo dagli occhi delle persone, della capacità maieutica di tirare fuori la campionessa, dalla giocatrice. E’ così che Alessia Guidotti ed Ersilia D’Incecco sono diventate quelle che ancora oggi ci fanno emozionare durante un recupero di campionato. Certo sui piedi di Alessia c’era poco da fare, sto scherzando naturalmente. Ma non sto scherzando quando dico che tanta della personalità che riconosco al capitano biancazzurro, sia dovuta alla presenza costante di Francesca. A Coverciano – 4 anni fa – è stata una delle prime donne a conquistare il patentino da allenatore, di sicuro è stata la prima in assoluto a vincere uno Scudetto: 2010/11, Ciampino, contro la Virtus Roma.

Montesilvano

Il Montesilvano festeggia la vittoria dello Scudetto a Ciampino

MISTER FRA E LO SCUDETTO BIS – Festeggiamenti tra le mura di casa, quasi in sordina. Le luci della notorietà stanno a Francesca come il glutine al celiaco, scusami Serena Sergi.
Una o due volte ho ricondiviso sulla pagina del Montesilvano un articolo de “Il Centro” in cui si parlava di lei. “Ma era proprio necessario?”, mi ha chiesto. A Montesilvano si vive come in una famiglia. Cene di Natale in salotto con tutta la squadra che la chiama con tre lettere: Fra, semplicemente. Un diminutivo, come si fa tra amici ed è così che le sue si rapportano alla persona, prima che all’allenatrice: con la sincerità che si deve a quelle anime alle quali siamo legate da un filo rosso che si chiama affetto. Quindi sorella, all’occorrenza mamma, psicologa full time. Attenzione, però, l’ho vista anche arrabbiarsi. Per un breve periodo il Montesilvano sembrava esserle sfuggito di mano, almeno così mi diceva. A me, a dirla tutta, i conti non tornavano perchè la squadra andava al ritmo della Juventus di Conte: 15 su 15. Invece un bel giorno mi chiama e mi chiede di far uscire un articolo: “Se il problema sono io, me ne vado”. Quasi cado dalla sedia. Che le passa per la testa? Devo ammettere che non mi è stato sempre facile capirla, ma ci sono dinamiche che sono dello spogliatoio e non possono essere di nessun altro. Comunque, faccio quel che mi chiede. Scrivo, ma è come fosse un dettato. Il duro sfogo di Salvatore fa un giro larghissimo per poi tornare dritto dove deve. Non è un telefono senza fili: il messaggio non arriva storpiato e, soprattutto, non perde intensità. Un mese più tardi il Montesilvano va a vincere il tricolore a Firenze, e non sono certa che sarebbe accaduto lo stesso senza quelle parole.

Montesilvano

Il Montesilvano tricolore a Firenze

NASCE LA NAZIONALE – L’anno dopo Francesca torna di nuovo in panchina con due Scudetti in tasca; nel frattempo studia, studia e ancora studia. Lo ha sempre fatto, carpire i segreti di chi gli sta accanto. Ruba con gli occhi e ascolta i consigli dei colleghi, che la trattano alla pari. Trascorre ore a parlare con Dante Falasca, non si perde una partita in giro per l’Italia. I frutti di tanto impegno li vediamo tutti in campo: il Montesilvano gioca forse il 4-0 più bello della Serie A (che era ancora d’Elite) e qualcuno inizia ad indicarla come futuro mister della Nazionale, che a dire il vero non è ancora formata. A gennaio del 2015, però, ecco la tanta attesa ufficialità. Fiocco rosa in casa futsal, nasce l’Italia femminile. Ma sarà il c.t. Roberto Menichelli – già guida della maschile – ad occuparsene. Intorno alle azzurre c’è tantissimo entusiasmo: i primi raduni sperimentali, la “Notte magica”, le prime amichevoli internazionali.
Dal confronto con le altre realtà capiamo due cose: la prima è che siamo partite tardi ma ce la caviamo bene, la seconda è che sarà un bel progetto destinato a ripiegarsi su se stesso, se non ci preoccupiamo di investire nei vivai. Di lì a poco, la costituzione di un settore giovanile diventa obbligatoria per tutte le partecipanti al massimo campionato nazionale. Il passo successivo è facilmente intuibile: anche per i piccoli talenti nostrani viene istituita una Nazionale Under 17, che sulla scia delle Azzurre raccoglie successi e consensi. Prima il quadrangolare in Portogallo, poi  – a giugno 2017 – il trionfo di Campobasso nel Torneo di Sviluppo UEFA, sempre sotto la guida di Menichelli. In Serie A, intanto, si vive la solita calda estate di futsalmercato: il Montesilvano ha chiuso la stagione in semifinale, ma si è portato a casa la Supercoppa. Si parla di un paio di arrivi e nulla più. Attendo conferma telefonica e invece sto per rispondere ad un’altra chiamata che non mi sarei mai aspettata: Francesca lascia il Montesilvano, arriverà presto un nuovo mister.
Montesilvano Bellator

SALVATORE, PRIMO C.T. DONNA – Che cavolo dice? Le devo parecchi attacchi di tachicardia, ora che ci penso. Ma ogni azione è figlia di una scelta ponderata e, anche in questo caso, la spiegazione non tarda ad arrivare: Salvatore sarà il nuovo commissario tecnico della Nazionale Under 17, prima donna a ricoprire un ruolo così importante all’interno del movimento di calcio a 5.
“Te lo meriti”, ricordo di averle scritto di cuore. Eppure non è stato facile abituarmi, ancora oggi la chiamo mister e subito cerco di correggermi:

Francesca Salvatore

Francesca Salvatore, c.t. della Nazionale U17

mi sembra di minimizzarne sforzi e sacrifici. Sarebbe imperdonabile, proprio da me che l’ho vista cadere cento volte e rialzarsi una in più, senza mai perdere di vista il traguardo. Lei non mi riprende mai, non è un’etichetta a qualificarla. E’ nata per allenare, e lo sa. L’ho visto in Portogallo, in occasione del Torneo di qualificazione ai giochi olimpici, alla prima sulla panchina delle azzurrine: è sempre la stessa quando chiede di usare la testa e di arrivare al cambio prima che siano finite tutte le forze. Quante volte ho vissuto queste scene? Al time out ci sono Vianale e De Massis, ma potrebbero essere Guidotti e D’Incecco tanti anni fa, tutte e due con un taglio a spazzola e i visi abbronzatissimi al sole di qualche torneo. Forse ho perso un “mister”, ma ho davanti a me l’esempio di vita di chi ha realizzato un sogno rimanendo se stessa.

SALVATORE C.T. AL TORNEO DELLE NAZIONI – Mi chiedo che effetto mi farà allora, vederla all’opera al Torneo delle Nazioni, di nuovo faccia a faccia con D’Incecco e Borges, ma sul palcoscenico più importante che ci sia. Già perché a Guadalajara – considerati gli impegni di Menichelli con la maschile in vista di Euro 2018 – sarà proprio Francesca a prendere per mano le Azzurre: da primo c.t. donna della Nazionale U17, a primo c.t. donna della Nazionale maggiore in un quadrangolare internazionale. Mi metto per un attimo nella sua testa e cerco di riavvolgere il nastro di una vita intera: c’è una bambina che gioca a calcio nonostante sua mamma non voglia, poi c’è una ragazza che fa un sacco di gol – a volte non sa neanche lei come, ma giuro che ne fa un sacco – poi quella ragazza diventa una donna preparata che si toglie un sacco di soddisfazioni con un gruppo che è molto più di una squadra e, adesso, c’è un’icona del futsal moderno che – da qualche parte del mondo – sta già ispirando i sogni di una bambina che tira calci ad un pallone. Vorrei che potesse guardarsi con quegli occhi, vorrei che capisse davvero quanto sia stata coraggiosa in ogni piccolo passo che l’ha portata fino a qui.

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