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Se Fossi un Mister – La Finestra sul Mondo Fuori

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Eccoci qua, è il periodo più brutto dell’anno, mi travolgono ansie e domande, chi ci sarà il prossimo anno e chi non ci sarà più?

Tra i tanti ho un grande difetto per chi come me si siede in panchina, non mi piace il periodo del mercato estivo, aspetto sempre qualcuno che bussi alla mia porta dicendomi che ha deciso di cambiare maglia, che l’ha chiamata un’altra squadra, una che non siamo noi e forse dovrei imparare ad infischiarmene ma di solito la prima reazione è una lacrima che mi scende, è un pò come uno sbadiglio, non puoi controllarlo, è la reazione chimica del mio corpo al colpo che sento in petto.

Lo sport è cosi, è fatto di nuove esperienze, di persone che magari no, non si sono trovate nemmeno troppo bene o di altre che ricevono l’offerta della vita per andare a confrontarsi con realtà più grandi ma questa per me è una famiglia e si sa a casa tua prima di andare a dormire aspetti sempre che rientrino tutti, controlli l’orologio nervosamente perché ancora tua figlia è fuori e sono le 2 di notte, con chi sarà? Stara bene?

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Io sono la manifestazione dell’ansia di chi non ha figli e sente tutte come se fossero figlie proprie.

Perché lasciare che sia una cosa normale andare via non sarebbe rendere merito alle volte in cui hai combattuto insieme per qualcosa, alle volte in cui durante il viaggio ci è scappata una confessione fuori dallo sport ma così profonda che non ti sei sentito soltanto l’allenatore di questa squadra ma piuttosto l’incaricato a portarla alla felicità, mentre le onde del mare sbattono sullo scoglio e lo scavano pian piano, in trasferta in Sicilia, seduti in riva al mare e Francesca rompe il fruscio del vento nelle mie orecchie raccontandomi di quando da piccola non giocava con le bambole ma i ragazzi non volevano farla giocare a pallone con loro ed allora caparbia com’è giocava da sola.

Nella sua immaginazione era undici giocatori da sola, tirava e parava, poi si faceva un passaggio filtrante che lei stessa andava a concludere in porta, benedetta fantasia di una bimba a cui regalavano bambole e voleva un pallone.

La chiamano finestra di mercato, chissà se è un apertura sul mondo fuori, su quello che a volte non mi piace ed allora io mi chiudo dentro, tu sta dentro che qua fuori è un brutto mondo dice Freccia ed io lo ascolto così convinto che anche con 35 gradi all’ombra la chiudo questa finestra, non sia mai entrasse qualcuno a portarsi via uno di quei pezzetti del mio puzzle così strano e variopinto che per incastrarlo ho passato notti, anni ed ora mi sembra unico.

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Qualche giorno fa, abbiamo giocato una partita di campionato, tesa, dura, a 10 minuti dalla fine ci stava sfuggendo di mano e sarebbe significato game over per i nostri sogni, per gli obiettivi che ci eravamo promessi ad inizio anno e li ho capito….

Ho guardato la mia panchina mentre decidevo un cambio, ho visto chi pregava a mani giunte, chi aggrappato alle scaramanzie le provava tutte e chi già in piedi si scaldava per farsi notare, mister fammi entrare!

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Mi volto verso il campo mentre il nostro Pivot sale in cielo, da un bacio al sole e la buonanotte alla luna e su una palla impossibile da raggiungere la manda a baciare anche il sette, siamo ancora vivi, siamo in vantaggio e qui mi spiego perché non le voglio vedere andare via.

Ho osservato qualcuno urlare cosi forte che sembrava la sirena del fine tempo, qualcuno prendere a pugni il muro e chiedergli se ne aveva abbastanza o ne voleva ancora, qualcuno inginocchiato per terra a baciare il parquet come al primo appuntamento al cinema, tutti guardano il film e tu baci la tua amata, in questo caso il tuo amato parquet, poi c’era lei che doveva essere undici giocatori insieme perché da piccola nessuna ci giocava insieme, mi viene incontro e mi fa:

Mister mancano 3 minuti alla fine, se serve vado anche in porta ma non mi togliere, piuttosto mi spezzo una gamba ma di qua non passa più nessuno, e negli ultimi 3 minuti altri due gol, ancora lei, il nostro pivot, prima un cucchiaio a tu per tu con il portiere ad imboccargli un piatto di minestrina sciapa e poi un tap-in dentro l’area che il pallone si è schiantato cosi forte da richiedere l’intervento dei carabinieri per compilare il CID.

Sirena, non il nostro Pivot che sinceramente a guardarla sembra davvero una musa, sirena a fine partita, una sopra l’altra, la paura di non farcela è svanita, l’adrenalina se ne va sotto forma di abbracci, pacche, baci, acqua in campo, il capitano con la fascia in testa invece che al braccio.

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E’ arrivata la primavera apri le finestre in camera dice mia moglie ed io penso alle finestre di mercato, dal palazzo accanto qualcuno guarda dentro casa tua e vuole portarti via un pezzo del tuo capolavoro, che sia il portiere, il pivot, la ragazza appena arrivata che gioca poco o niente poco importa perché per te loro sono tutte parte di una unica cosa, più grande di te e di quello che chi le vede da fuori possa comprendere, loro sono la tua famiglia e con la finestra rigorosamente chiusa, guardo in strada ed aspetto, sono le 2 di notte, qualcuna ancora non è rincasata e non c’è verso per me di prender sonno, aspetterò il triplo giro della chiave nella toppa, per abbracciare l’ultima e darle la buonanotte e finalmente trovare pace.

E’ primavera apri la finestra dice mia moglie!

La famosa finestra sul cortile di Alfred Hitchcock è come la finestra sul mercato estivo del calcio a 5, tutti che guardano dentro casa di un altro, tutti che cercano una stella od un raggio di sole, io la tengo chiusa le mie stelle sono già rientrate tutte è ora che io vada a dormire.

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