Storie

Domande inopportune e come schivarle

Esiste una sorta di prontuario di domande inutili preconfezionate che il curioso medio sfoggia ogni qual volta si trovi ad avere a che fare con un’esemplare di calciatrice.
Una volta appurata l’effettiva dura realtà, e cioè che quella che ha di fronte è una donna e che, nonostante presunti deficit psicomotori insiti nella coppia cromosomica XX (vedi l’arguta osservazione dell’attuale presidente della FIGC→ https://www.youtube.com/watch?v=ae2PQgTTBOQ), ella può calciare un pallone (o l’avversario) e che per questo può – sacrilegio – percepire anche uno stipendio, il curioso medio vive una sorta di dramma interiore, di cortocircuito esistenziale. Sente di avere di fronte a sé un inspiegabile mistero e proprio per questo si avventura in un climax ascendente di domande ricorrenti che, ogni volta, suscitano in me emozioni discordanti, tra l’ilarità isterica e l’intolleranza sprezzante.
Ho stilato per Any Given Sunday la mia personale top five delle Domande Inopportune, con alcuni brevi suggerimenti di risposta:

1) Ma… calcio femminile?
No, misto. E’ un campionato a parte. Non ci sono limitazioni di sesso, età, religione ed estrazione sociale. E si gioca 18 contro 18 perché è più divertente. Tra un tempo e l’altro c’è un buffet cucinato dalle madri.

2) Ma… vi fate la doccia tutte insieme?
No, che sei matto! Una alla volta. Per questo ci mettiamo tanto e ci alleniamo un giorno sì e uno no.

3) Ma… quando vi cambiate il mister entra nello spogliatoio?
Certamente! Di solito ci aiuta ad asciugare i capelli con il phon. Fanno il corso per allenatori apposta.

4) Ma… lo so che ve lo chiedono sempre, non è per farmi i fatti tuoi: è vero che sono tutte lesbiche? (domanda posta sempre e solo da individui di sesso maschile)
Dipende, a giorni alterni. Non ho mai fatto una stima del fenomeno. Anche perché di solito non lo urlano e non mettono manifesti. E sicuramente questo non incide sulla loro prestazione sportiva quanto un virus intestinale o il secondo giorno di ciclo.

5) A proposito di ciclo, è vero che quando vi arriva non ce la fate a giocare?
Mica solo quello! Non ce la facciamo a vivere. Vogliamo morire e vogliamo uccidere tutti. Non andiamo a scuola o all’università o non andiamo a lavorare. Ci chiudiamo in casa, abbassiamo la saracinesca e rimuginiamo al buio sul triste destino di noi infelici esseri umani destinate alla segregazione sociale e al vilipendio a causa di quel tabù culturale chiamato MESTRUO.
Sono al primo giorno e sono armata… ti ho avvisato.

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