Storie

Momenti di Trascurabile Felicità

C’è un libro di Francesco Piccolo che si intitola “Momenti di Trascurabile Felicità”. Non è nulla di particolarmente impegnativo né tanto meno si tratta di un’opera che ha cambiato la storia della letteratura italiana. È un libro modesto ma schietto, che non ha alcuna pretesa se non quella di parlare alla familiarità dei gesti, dei rumori, delle sorprese, degli accadimenti, dei piccoli piaceri quotidiani che scandiscono lo scorrere del tempo delle giornate di ognuno di noi. Sfido chiunque a non rintracciare un po’ di sé tra le sue righe. Per Francesco Piccolo, ad esempio, alcuni momenti di trascurabile felicità (momenti poetici, per intenderci) sono «alcune intelligenze per le piccole cose, come il guidatore dell’auto alle tue spalle quando capisce subito che devi parcheggiare e quindi fare retromarcia. E lui si ferma a qualche metro di distanza e aspetta senza avanzare» oppure «il giorno in cui sta per scattare l’ora legale, o solare. Perché non si capisce mai se questa volta scatta l’ora solare al posto della legale, o quella legale al posto della solare. E se la notte dormiremo un’ora in più o in meno: questo è causa di discussioni estenuanti che si protraggono oltre l’ora dello spostamento delle lancette, vanificando pure l’eventuale ora di sonno in più. Perché c’è sempre qualcuno, che pure quando gli hai fatto dei disegnini sulla carta, non è convinto, e dice che secondo lui è il contrario: cioè che dormiremo un’ora in più, e non un’ora in meno come dite tutti (o un’ora in meno e non in più)». Francesco Piccolo ha fatto la sua personale lista di piccole cose e di istanti infinitesimali, all’apparenza anonimi eppure così universalmente carichi di significato. Momenti trascurabili perché nel rumore di sottofondo di un’esistenza accelerata, nel vortice di contraddizioni e di impegni quotidiani, possono essere tralasciati, dimenticati, non degnati della minima considerazione. Eppure questi attimi essenziali hanno un loro statuto ontologico, cioè esistono ed esistono nonostante il nostro sguardo frettoloso e distratto.

Ho provato a fare la mia lista di momenti di trascurabile felicità, riferiti a quel grande universo di possibilità umane, esistenziali, narrative che per me è il futsal. Sperando che questo dia vita a un progetto di scrittura collaborativa, in cui chiunque legga queste righe si senta in diritto e in dovere, di aggiungere qualcosa di suo, che poi diventa nostro:

1) quando arrivi per prima al campo per allenarti, hai tutto il tempo per prepararti con calma, non c’è ancora nessuno e percepisci un silenzio ovattato carico di attesa e di aspettativa, nel quale hai l’impressione che tutto sia possibile;

2) l’entusiasmo infantile ed egoistico di essere nominata nel quintetto titolare;

3) far strisciare gli scarpini a terra e sentire il rumore acuto del parquet che stride;

4) la calma fittizia prima del fischio di inizio di una partita;

5) quando al cambio la tua compagna ti dà la mano e ti dice sinceramente “brava”;

6) la busta (quando riesce);

7) mio nonno che esulta (autocit.);

8) la prima convocazione in nazionale, la prima partita in nazionale, il primo inno nazionale;

10) non semplicemente vincere, ma contribuire alla vittoria;

11) toccare nuovamente il pallone dopo un infortunio;

12) in una giornata di pioggia rievocare i tempi in cui ti allenavi al freddo in un campo di fango e rincuorarti pensando al caldo accogliente del palazzetto;

13) l’attesa del pacco contenente gli scarpini nuovi;

14) indossare gli scarpini nuovi;

15) mettere da parte gli scarpini nuovi per ritornare, fedele e un po’ vigliacca, a quelli precedentemente accantonati (ancora utilizzabili almeno fino a n.3 buchi/scuciture);

16) l’ultimo allenamento prima delle vacanze natalizie;

17) il primo allenamento dopo le vacanza natalizie;

18) la pasta in bianco della domenica;

19) la remuntada di una partita quando ormai tutti avevano perso le speranze;

20) palo-gol (ovvero gli istanti interminabili che trascorrono dal momento T0 del pallone contro il palo, al momento T1 del pallone dentro la rete);

21) palo-non gol dell’avversario (ovvero gli istanti interminabili tra il momento T0 dell’incipit di una bestemmia articolata e il momento T1 della ritrovata fede cristiana, con tanto di “Alleluia” coreografato);

22) quando da piccola la mia ingenuità (leggi: metabolismo basale) mi permetteva di mangiare la lasagna di mia nonna prima di una partita;

23) la lasagna avanzata di mia nonna dopo la partita;

24) mia nonna, che ci sta sempre bene.

 

####### Non è una catena di Sant’Antonio, ma il meccanismo ricattatorio è lo stesso: se non aggiungi almeno un elemento alla lista, riceverai sette anni di umiliazioni da buste #######

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