Storie

Pila mihi dixit

È mattina presto e la scossa vigliacca, che picchia ancora persone già stremate, si è fatta sentire fino a Firenze, lasciandomi un brivido lungo la schiena. Il ciottolio degli ammennicoli sparsi per la stanza, il dondolio lento del filo della luce, il gracchiare delle finestre. Non apro ancora gli occhi, pochi secondi ancora. Il tempo di ascoltare, quasi da lontano, il lento rimbalzo del Mio pallone. Come animato dalla terra, si è fatto uno ad uno i gradini della scala fino ai piedi del letto, quasi a chiedere un abbraccio di calore. È uno dei primi palloni della Champions il mio; era il 1995 e i ragazzini che allenavo a calcio per la prima volta, alla fine di una stagione emotivamente splendida, me lo dettero in dono. Son più di quattro lustri che mi fa compagnia ma in questa strana mattina di sole e di tremolii sembra aver voglia di parlare dei suoi avi.
Ma tu quando hai iniziato a regalare gioie alla gente?? Gli sussurro con un po’ di timore.
“I miei avi dicono che ciò sia avvenuto da sempre. Se solo pensi che il cuoio nasce con l’ uomo primitivo e che qualcuno magari aveva anche voglia di prendere la vita meno sul serio, dopo estenuanti giornate di fatica. Questo strano tipo di homo sapiens, trovò il modo di avvolgere la vescica di qualche animale dentro a un involucro di cuoio e iniziò a giocarci nelle distese immense della savana. Qualche millennio dopo in Asia, al posto delle vesciche animali,  riempiono il cuoio con più garbo; piume di uccelli e capelli fluenti di donna. Ma so dove mi vuoi portare, mi disse! ; “Tu vuoi che ti racconti del giuoco del calcio, vero?”
Ormai mi conosci un po’, replico con indugio. Sai che ho una passione sfrenata per tutti gli sport dove sei protagonista. Ma sai com’ è?! Col calcio ci son cresciuto e col calcio a 5, son diventato adulto…quindi….fai tu

Lo so, lo so” mi dice; “Sai come stanno le cose, l’uomo con i miei avi ha sempre giocato a calcio. Non c’erano regole particolari e uomo e pallone andavano d’amore e d’ accordo, le partite potevano durare giornate intere, senza limitazioni, coinvolgendo donne e uomini, senza arbitri o allenatori che intervenissero ad interrompere quel clima di angelica anarchia. Poi nel 1848, in un college inglese, l’uomo (non più sapiens),  decise di dare delle regole al gioco. Molti miei avi in disaccordo sparirono dalla circolazione, altri non poterono che omologarsi. In cambio di un aspetto estetico migliore dimensioni standardizzate e una bella camera d’aria in gomma, si sottomisero. Il giuoco del calcio nacque come uno sport per pochi eletti e perdipiu’ maschi.  Il football iniziò a diffondersi in tutto il mondo, seguendo la scia coloniale degli Inglesi. Fu in Sudamerica che il pallone tornò ad essere più amico dell’uomo. Se in Europa ci si preoccupò subito di curare la tattica, dall’altra parte dell’oceano, nelle Società calcistiche appena nate, si decise di curare la tecnica; amare il pallone e prendersene cura. Anche i miei avi più agiati accolsero con gioia la novità. Se i ricchi si sforzarono di mantenere il football, uno sport d’elite, i miei avi “fuoriusciti” riversandosi per le strade, resero il football uno sport diffuso che da lì a poco sarebbe divenuto il più popolare tra tutti. Da allora i bambini poterono tornare a giocare liberi di sognare.
Pallone mio, tutto questo è avvenuto in pochi anni, perché i campionati ufficiali di football di fatto si propagarono alla velocità della luce….

“Si!! In men che non si dica sorsero squadre e campionati organizzati in tutto il mondo. Il Football esplose ovunque. Addirittura nel 1930 si svolse in Uruguay la prima Coppa del Mondo con 13 squadre partecipanti alla quale gli Inglesi rifiutarono di partecipare. In qualità “inventori”  del football decisero di non mettersi in gioco con altre squadre, con fare un pò altezzoso. Solo dal 1950 si degneranno di  partecipare per la prima volta ad una competizione mondiale.”

Cosa un pallone detesta e cosa invece ama, dell’essere umano?

Noi siamo nati con e grazie a lui. Però come “palloni”, abbiamo dato lustro al football, molto più di quanto abbia fatto l’uomo. La naturale propensione al saccheggio dell’uomo, attraverso di noi ha creato i peggiori scandali e noi non ci siamo potuti ribellare. Ci siamo limitati (e non è poco) a far sognare i bambini, futuri calciatori e a compiere qualche dispettuccio.

Dispettucciooo? In che senso??

Qualche nostro avo, dotato di poteri speciali, si è divertito a ribaltare qualche risultato scontato in partenza. Il più famoso è senz’ altro il pallone della finale mondiale del 16 luglio 1950, disputatasi in Brasile, passata alla storia come Maracanazo. La finale fu tra Brasile e Uruguay. Il Brasile era una certezza, l’Uruguay la vittima sacrificale. Addirittura la federazione uruguagia, prima della partita si rivolse al capitano della propria selezione,dicendogli di non preoccuparsi, che l’importante era contenere il passivo entro le tre reti. La sfortuna volle che quel “federale” trovò un pallone dispettoso e un capitano coraggioso; Obdulio Varela. A rivedere le immagini dell’epoca, sembra davvero che il patto tra i due si stringa dopo il primo gol del Brasile. Obdulio  raccolse il pallone in fondo alla rete e fece trascorrere qualche minuto. Lui, il pallone sotto il suo braccio contro tutto il Marcanà. Lì accadde qualcosa di magico; i brasiliani persero inspiegabilmente la testa e l’Uruguay prima pareggiò e poi vinse la partita trascinando un’intera nazione nel lutto.

Quindi un tuo avo come difensore dei più deboli???

Eh si!!!! Non solo lui però. L’altro fu senz’altro il pallone di Inghilterra – Argentina, ai mondiali messicani del 1986. Nel 1982 era scoppiato un conflitto per le Isole Malvinas di cui gli argentini reclamavano la sovranità. Gli Inglesi si erano deliberatamente impossessati delle Malvinas nel 1833, chiamandole Falkland. Già dal 1837 l’Argentina cercò di rivendicare presso le sedi competenti, la sovranità sull’arcipelago. Nel 1982 l’Argentina accenno’ ad un’ occupazione delle Malvinas ma la reazione inglese fu spropositata e riaffermò la sovranità inglese sulle Falkland, lasciando sul teatro di guerra quasi 1.000 morti. Cadde il gelo tra i due Stati. Nel 1986 un pallone mio avo rese giustizia sportiva all’Argentina. Nelle fila della squadra albiceleste, giocava Diego Armando Maradona, il giocatore più amato dal regno dei palloni. Il 22 giugno, si videro cose su quel campo, che mai più nessun uomo avrebbe rivisto; un gol di mano da parte di Diego che a velocità normale sembrava una grande rete di testa e il raddoppio, sempre di Maradona che con il suo pallone magico, scartò come birilli tutti i giocatori della squadra inglese, per realizzare il gol della vittoria. Gli Inglesi si inchinarono, così come tutto il mondo alle magie del Pibe de Oro.

Rimango a bocca aperta innanzi ai racconti del mio pallone. Vorrei chiedergli del Futsal ma lo vedo un pò attempato e ho paura che non ne sappia niente. Finora abbiamo parlato dei suoi avi e la storia si sa, si tramanda di padre in figlio. Il futsal riguarderà semmai i suoi nipoti e chissà che ne saprà?! Visto che è così ciarliero ci provo.
Senti pallone mio, lo sai che son diventato adulto con il calcio a 5, lo conosci????
Risposta secca che mi lascia atterrito:” a parte il fatto che mi hai fatto scorrazzare per non so quanti campi come tuo portafortuna. E poi ti pare che non abbia seguito gli sviluppi di questa splendida disciplina, che ho sempre visto come la più vicina alla funzione originaria del pallone
E perché?
Ma perché gli spazi son ridotti come lo erano le strade con le auto parcheggiate, noi palloni siamo in continuo movimento, il giocatore è sempre a contatto con noi e tendenzialmente ci tratta bene.
In che senso scusa?
Nel senso che non ci sparacchia per metri e metri, sospesi in aria…e poi l’idea del rimbalzo controllato è stata una bella invenzione secondo noi palloni. Siamo trattati con la suola e le carezze fanno piacere, molto! Non dobbiamo fare più rimbalzi verso l’infinito e siamo giocati dall’uomo.

Quindi del futsal mi dici tutto rose e fiori??

Assolutamente no!! Il rapporto pallone/ giocatore è buono. Ho, in quanto pallone, una certa idiosincrasia per alcuni elementi che d’altronde sono necessari come nel Football del resto; I pali delle porte che fanno male e soffocano l’urlo del gol.Per gli arbitri che fermano spesso il nostro rotolare per il campo. Per gli allenatori che parlano di tutto fuorché di noi. Per la noia mortale di tatticismi estremi che ci impediscono di gonfiare più volte la soffice rete. Per gli sproloqui di tanti dirigenti non intenditori, per i giornalisti a comando…tante cose un pò difettose che però concorrono a rendere questa disciplina uno spettacolo del presente e del futuro, sia in ambito maschile che femminile.

Mentre ritorno cosciente apprendo che non si terranno i mondiali femminili di Futsal, perché alcuna federazione è disposta ad ospitarli e che ancora il Futsal è lontano dal diventare disciplina olimpica. Il pallone anche in questo caso ha capito tutto; noi, forse,  ci arriveremo dopo.
Intanto si è conclusa la quinta giornata di andata del campionato regionale toscano. Due squadre ancora a punteggio pieno; il Futsal Florentia maramaldeggia su ogni squadra incontrata sino ad adesso; a farne le spese questa volta i Bulls San Giusto che pur essendo una squadra di valore perdono 9 a 0. Anche il CF è a punteggio pieno con le sue quasi timide vittorie: anche questa volta vince 1 a 0 contro il Firenze C5 che perde così la propria imbattibilità e il terzo posto a vantaggio del Calcetto Insieme. Primo punto per il Montecalvoli contro l’Arpi Nova di Prato. In risalita il Cus Pisa. La bella notizia arriva dalla A, dove il New Depo Firenze coglie la prima vittoria con un netto 6 a 0 contro il Real Lions Ancona.
Io intanto esco con il mio pallone. Samuele Bersani canticchia;
” A cosa servono i palloni
incastrati sotto le marmitte ????
a ricordare quando fuori
si giocava fra le 127 ” Che vita!!!
Ci scriviamo

Gabriele

 

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