Calcio

Morgan’s story

Guardiagrele, 26 marzo 1977. Nasce Morgan De Sanctis. Il primo abruzzese a debuttare in nazionale under 21 mentre era giocatore del Pescara; successivamente anche Verratti eguagliò questo “record”. Il ragazzo viene fuori dalla Cantera adriatica di metà anni ’90, anni in cui a Pescara si susseguono decine di allenatori, vittime sacrificali della tifoseria in quanto l’unico nome ben accetto era quello (e lo è ancora) del Profeta Giovanni (al secolo Galeone).

Franco Oddo, in un pomeriggio del 1994 fu costretto a farlo giocare titolare, non ancora maggiorenne, sul neutro di Francavilla al Mare in una partita del campionato cadetto; l’avversario è il Venezia di un ragazzotto di belle speranze di nome Christian Vieri; in quel pomeriggio Morgan para un rigore proprio al futuro Bobone nazionale.

A Pescara si inizia a credere, a buona ragione, di avere in casa un bel patrimonio; un altro paio di stagioni fra alti e bassi per la squadra ma in cui Morgan riesce a crescere bene: risultato, la Juventus di Moggi lo acquista dal capoluogo adriatico a 20 anni. Un bell’attestato di stima, nonostante la porta bianconera in quel periodo fosse custodita da un certo Angelo Peruzzi, il miglior portiere insieme a Pagliuca di quel decennio. Ed infatti Morgan, il campo, lo vede raramente: 0 presenze la prima stagione, in cui però potrà vantarsi di aver vinto lo scudetto e di essere arrivato in finale di Champions League, la terza consecutiva per la Juventus di Lippi e Moggi); 4 presenze l’anno successivo, senza titoli. La sua carriera sembra essere lanciata del trampolino, non è da tutti avere nel proprio curriculum uno scudetto a 20 anni ed una finale di Champions…chissà quanti altri titoli aggiungerà alla sua bacheca personale!

Passa così all’Udinese, una squadra che da provinciale sta diventando una “semi-grande” del calcio italiano, soprattutto dopo le vicissitudini di alcune delle famose 7 sorelle (ricordiamo il crack Parmalat e Cirio che hanno portato sull’orlo del fallimento Parma e Lazio, ma anche il fallimento di Cecchi Gori con il seguente crollo della Fiorentina). Il buon Morgan rimane ad Udine 8 anni, in cui porta a casa una fantastica Coppa Intertoto e diversi piazzamenti fra le prime 7 in serie A. La promessa non è stata mantenuta, Morgan non è diventato il nuovo Peruzzi e nemmeno il nuovo Pagliuca, ma nemmeno il nuovo Zenga ma più che altro un anonimo bravino, diciamo un gradino sotto ad Antonioli. Mentre un ragazzino nato nel ’78, Buffon, ha mantenuto quelle che erano le aspettative su di lui diventando senza ombra di dubbio uno dei migliori portieri della storia del calcio. Siamo dunque sulla soglia dei 30 anni, ed il palmares di De Sanctis recita lo stesso sermone: 1 scudetto senza mettere mai piede in campo. E’ ora di cambiare aria e cercare di andare a rimpinguare questa bacheca, pensa Morgan; ma i Pozzo, si sa, non sono proprio una bottega a buon mercato e nessuna squadra top europea è disposta a spendere più di tanto per un portiere mediocre; allora, per riconoscenza verso l’unica società italiana che lo ha fatto diventare quel poco di giocatore che è diventato (l’Udinese), Morgan si svincola a bassissimo costo sfruttando un cavillo FIFA, l’articolo 17: il modo più vigliacco per un calciatore.

Ora sono a posto, vado a vincere qualche titolo, pensa il giocatore di Guardiagrele.

Un anno a Siviglia e niente; l’anno dopo in prestito al Galatasaray e vince la prestigiosa Supercoppa di Turchia, ma guarda caso non disputa la partita. Torna al Siviglia che però non ha bisogno di lui e lo svende al Napoli, con cui rimarrà 4 anni e riuscirà a vincere una Coppa Italia. Anche da Napoli andrà via in maniera discussa, e senza riconoscenza se ne va dagli antichi rivali giallorossi.

Siamo arrivati sopra i 35 anni, il buon Morgan vede la linea del traguardo della sua carriera e non ha combinato praticamente nulla; il giorno del suo 36esimo compleanno una sua decisione sconvolge il mondo del calcio italiano: Morgan dà l’addio alla nazionale italiano, dopo ben 6 presenze in partite amichevoli e nessuna in partite ufficiali; i tifosi di tutta Italia insorgono, come faremo ora senza di lui, chi difenderà la porta azzurra?!? Sarà affidabile Buffon? O forse Sirigu? Uno shock da cui ancora molti si devono riprendere, molti suicidi che si sono sentiti al tg non sono stati causati dalla crisi o da Equitalia ma proprio da questa scelta di Morgan…

Primo anno a Roma e una stagione da record per la Lupa, forse la più bella della carriera di De Sanctis: 85 punti, solo 17 punti in meno della Juventus campione d’Italia!

Il secondo anno è appena iniziato, lo scontro fra Juve e Roma è stato caratterizzato da alcuni episodi controversi ed il risultato finale, favorevole alla Juve, ha portato in molti dell’ambiente giallorosso a riprendere i soliti discorsi sui furti arbitrali; Garcia col suo violino durante il match e il capitano Totti a fine gara. Subito dopo c’è stata la risposta dell’ambiente bianconero, con Buffon in primis a mettere i giusti puntini sulle I. Le polemiche vanno avanti per diversi giorni, complice la sosta del campionato per la nazionale. Ma un martedì mattina, a 12 giorni di distanza dalla partita dello Stadium, dopo centinaia di trasmissioni ed interrogazioni parlamentari, Morgan esce con una dichiarazione shock e di alto valore sia sportivo che culturale: “la Juve ruba”, il succo della sua intervista è quello. Povero Morgan, a 37 anni ha dovuto aspettare 12 giorni per dire cose che Totti e altri milioni di “tifosotti da bar” hanno detto il giorno stesso della partita. Ma così facendo il grande Morgan si è guadagnato la tanto sospirata prima pagina di un giornale, la gazzetta dello sport; che gran soddisfazione, dopo 37 anni di anonimato, andare in prima pagina per dichiarazioni del genere e non per una bella partita giocata o una bella vittoria. Questione di dignità, quella che Morgan vorrebbe insegnare proprio a Buffon, una persona che di prime pagine ne ha collezionate alcune più di lui e parecchie di queste per meriti sportivi.

Tutta questa lunga storia racconta la carriera di questa persona, un guardiese doc, uno cresciuto a tajarill e fasciule e con le sise delle monache, che a 37 anni ha deciso di sputare merda sulla Juventus per apparire in prima pagina sulla Gazzetta…quella Juventus che fra l’altro è stata l’unica squadra con cui ha vinto uno scudetto pur senza giocare mai.

Ora potrai incorniciare quella prima pagina e raccontare ai tuoi nipoti di come ti sei guadagnato il rispetto e le pacche sulle spalle dei romanisti per strada; però prima di incorniciarla finisci di raccogliere i palloni in fondo al sacco, il Bayern te ne ha fatti 7.

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