Football Americano Femminile

Diario di Viaggio – 5

Confido sempre nelle ore della notte. Conoscete l’adagio: “la notte porta consiglio”?
Spesso, troppo spesso, non accade, anzi. Cerco una notte senza sogni, spero che al mattino svegliandomi la distanza temporale dagli eventi lenisca l’amarezza. Non succede, mai.
Certo l’età porta a più miti riflessioni ma non per questo, meno taglienti e precise.
C’erano parole, questa notte che continuavano a rimbalzarmi nella mente.
“Meglio essere uno stronzo rispettato…che un buono…”.
Quella frase mi fa inorridire, non tanto per il concetto in se, ma per l’idea nemmeno troppo velata che essere stronzi generi rispetto nelle altre persone.
Le avevo pescata qualche giorno fa, proprio vicino ad un campo come quello sul quale, oggi le speranze e sogni di questa squadra di football si realizzano o s’infrangono.
Sono stato educato all’antica, con l’idea radicata in mente che tutti, nessuno escluso, meritino il mio rispetto assoluto fino a quando non fanno qualcosa per perderlo. Non ci sono deroghe.
Con questa idea in mente però, non esito ad escludere con estrema semplicità dalla mia vita alcune persone. Non vuol dire che odio qualcuno, semplicemente ho maggior rispetto per la mia felicità.
Guardo ancora il campo, vi state allenando.
C’è una atmosfera strana, quando non riesco a comprendere, quando mi sfugge il significato di quello che vedo mi zittisco.
Evento inusuale per me, per quanto raro questo evento il silenzio è un luogo nel quale posso cercare delle spiegazioni.
Vi guardo e penso.
“Forse siete deluse, forse siete arrabbiate, forse non so cos’altro. Quando si hanno degli amici, quelli scritti tutto maiuscolo, vincere o perdere non conta per quegli amici. Conta quello che si è condiviso nonostante le mille differenze e quel che si condividerà. La vita, quella vera, quella piccola, quella di tutti i giorni, conta di più di qualsiasi partita, per guardarla però dovete voltarvi dall’altra parte.”
Avete percorso strade accidentate, sparso lacrime e versato sudore per essere li, dove siete ora.
Avete tenuto salda la posizione, vi siete battute per essere le atlete che siete ora.
Dov’è finita quell’intensità?
Ricordo una memorabile intervista di Luciano Spalletti, allora allenatore della Roma che spiegava così la scarsa prestazione della sua squadra.
“E’ facile rispecchiarsi nel bello, nella giocata e nel numero. Ma se lasci i compagni in inferiorità numerica, tu puoi sopperire una volta, tu puoi sopperire due volte…alla terza, tu prendi gol…si prende gol. Senza intensità non si vincon le partite.”
Già.
In campo andate voi, non i titoli dei vostri coaches, non gli schemi disegnati su un foglio di carta.
Se non scende in campo la parte migliore di voi, le altre vi faranno a pezzi e voi vi chiederete per sempre se avreste potuto fare di più.
Su quel campo le parole, quelle spese al vento come chiacchiere fumose da caffè non conteranno nulla, quelle che vi siete stampate nel cuore faranno invece tutta la differenza del mondo.
Le mie si fermano qui oggi, scriverò ancora ma rinuncerò al suono vanesio della mia voce.
Ascolterò.
Io sarò qui. Come sempre.
Ci vedremo da opposte linee laterali.

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