Calcio

Conte, parla già da allenatore dell’Inter

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Questa la prima pagina della Gazzetta dello Sport, quotidiano sportivo a tiratura nazionale noto per essere sempre piuttosto critico nei confronti di qualsiasi cosa venga da Torino, anche i gianduiotti.
La mia scarsa fiducia nelle capacità di comunicare con la stampa di Antonio Conte, risale ai suoi fallimenti ad Arezzo (una retrocessione) a Bergamo (Esonero) fino alla cavalcata verso la Serie A alla guida della corazzata Siena (nella quale non faceva giocare Ciro Immobile ritenuto da lui inadatto al ruolo di attaccante) in una cavalcata trionfale verso la Serie A. Non perde, il tecnico salentino, nessuna occasione per tacere, nemmeno quando la sua squadra massacra un derelitto Chievo realizzando quattro gol, uno nella propria porta, supera senza troppi affanni un turno casalingo piuttosto facile e regala a Giovinco la sua giusta dose di fischi.
In sala stampa, nell’immediato dopo partita, quando probabilmente il sangue fatica ad affluire verso la regione cranica dell’allenatore della Juventus, gli viene chiesto conto degli appunti, del tutto generici e di nessuna importanza, fatti da Fabio Capello, attuale selezionatore della nazionale russa.

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Queste le sue parole, riportate dal Corriere della Sera, dopo l’intervista a Sky Sport.
Indecente. Permaloso e anche un po imbecille. Tanto fuori luogo, vista la posizione della società della quale è un dipendente, che quei due scudetti li rivendica e li festeggia nel suo stadio e sulle maglie, da essere costretto a ritrattare più tardi all’odiatissimo Stadio Sprint, con queste parole: “la Juventus ha stravinto quei due scudetti e per me è stata una grandissima ingiustizia che siano stati tolti, è incredibile che sia andata così, pero’ guardo ad altri allenatori che hanno fatto la storia della società, anche perché sono sempre molto rispettoso del lavoro degli altri, cosa che, invece, non fa lui. Che guardi in casa sua e che prepari al meglio i Mondiali con la Russia. Vedo che ci sono sempre gli stessi a cui piace mettere sempre il becco. Chi e’ lui per dire se ho sbagliato o meno non dando il giorno libero alla squadra dopo Verona, ho deciso cosi’ soltanto perché avevo bisogno di parlare alla squadra, tutto qui”.
Grazie alla sua incapacità di mantenere una intervista con i caratteri della signorilità, questa mattina i giornali nazionali hanno fatto a pezzi la Juventus, spandendo veleni su una campagna sportiva di tutto rispetto.
Quando ascolto certe interviste, ricordo che Fabio Capello, sarà forse anche il cognome a generare acredine nel cittadino di Lecce, non è mai stato squalificato per vicende di calcio scommesse, a differenza di altri soggetti?
Badate bene, non si mettono in dubbio le capacità tecniche, ma quelle di comunicare: con la tifoseria, i media.
Aspetti fondamentali in questo momento storico, di un allenatore di calcio professionista.
Ricordo, che chi paga il biglietto, allo stadio ha tutto il diritto di criticare, fischiare, esporre striscioni, dissentire.
Il salentino farà bene a ricordare che senza tutta quella gente sugli spalti, sparsa in Italia e nel mondo che seguono la Juventus, lui non guadagnerebbe i denari che trova sul suo conto in banca e del suo sport, senza di noi, i TIFOSI, non fregherebbe una beata mazza a nessuno e forse lui sarebbe ancora nel salento a cercare un lavoro che non c’è.

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