Serie A

S.S. Lazio, Marika Mascia: “Come in un film, è ancora tutto da scrivere”

C’è solo un fattore che soffia sulle vele della carriera sportiva di Marika Mascia: la passione.
Per passione valgono tutti i sacrifici perpetrati in anni di attività sportiva di alto livello. Gli allenamenti, le rinunce, gli infortuni, le delusioni. Tutto prende senso e si trasforma quando i piedi entrano in campo, le mani toccano pali e traversa della sua casa sul parquet, la porta, in quel rito preliminare che non manca mai in ogni partita. La passione. E le persone. “Ho dei legni dietro di me, difendo dei pali e una rete. Ma a vederla così è riduttivo. Sono nomi, persone che hanno incrociato la mia vita e non ne sono più uscite. Sono sempre con me. Mi proteggono. E io proteggo loro, nel miglior modo possibile“.

Anche se da grande si vede alla guida di un locale tutto suo nel quale accogliere gli amici con le sue preparazioni culinarie, il momento non è ancora quello. “C’è da stringere i denti ancora. Il futsal non si abbandona, nonostante i ma e i se che si porta dietro. Guarda quest’anno. E’ semplice? Neanche a pensarci. Si poteva fare meglio? Sicuramente. Stiamo dando tutto quello che abbiamo? Senza ombra di dubbio. A volte è frustrante. Ti rendi conto che ci sei, che hai le potenzialità ma poi un insieme di concause ti portano a dover analizzare un risultato che di certo non avresti voluto.
Ma siamo li, e come una rete di protezione, siamo tutte con la mano tesa verso la compagna che come te non si risparmia. Cosa sarebbe altrimenti lo sport?”

Non è una storia a puntate quella della numero uno biancoceleste. “Difatti le serie tv non mi piacciono” precisa. E’ una storia, con i suoi saliscendi, che ha ancora da raccontare. Come un film. “Quelli si, mi piacciono. Hanno un inizio, uno svolgimento e una fine”. La storia di Mascia e della Lazio riserva ancora due cartucce di stagione regolare, la Coppa Italia e i play off di campionato. “Fossimo in un film, saremmo al punto in cui si accelera la narrazione, quando arriva il bello.

Sappiamo che forse non siamo ben quotate ma, pensaci, quanto sono anche noiose le storie dove vince sempre il beniamino di turno? Ci giochiamo le nostre chances, con indubbia passione e dedizione e vediamo che succede. Di certo potremmo scrivere un libro di questi anni vissuti un rimbalzo controllato alla volta ma piuttosto che leggere, cosa che mi piace, preferisco vivere. Continuando a fare del mio meglio“.

Forse l’obiettivo non è il campionato. Certo, a chi non piacerebbe diventare campione d’Italia, si gioca per quello in fondo. Ma in casa Lazio c’è un trofeo che manca, al quale le ragazze di mister Chilelli sono andate vicino più di una volta: La Coppa Italia. “E’ un po’ come fosse la nostra competizione. Lì si azzera tutto. Stanchezza, infortuni, tutto. Il sorteggio per noi ha decretato la Kick Off. Tanti magari potrebbero commentare un accoppiamento di semifinali favorevole. C’è un “si sapeva” che aleggia nell’ambiente che però non fa i conti con le gare non ancora giocate. Il Bitonto vincerà la coppa? Forse. Lo farà il Pescara? Forse. Ma chi lo decide oggi? C’è un narratore onnisciente che sa già come andranno le cose? O è in possesso di un almanacco sportivo uscito fuori da ritorno al futuro? E’ tutto aperto e da giocare.

La coppa stessa ce lo insegna. Anche se la formula scelta quest’anno riduce tutto a due sole partite, due sole giornate. Noi affronteremo il Vis Fondi domenica e poi sarà tutto in vista coppa“. Un passo alla volta. “Non bisogna sottovalutare l’ultima in classifica, non bisogna sottovalutare mai nessuno. Noi stesse siamo l’affermazione di questo assunto. Siamo artefici di quello che sarà e solo allenandoci e focalizzandoci su un avversario alla volta potremo dirci soddisfatte“.

Centrale diventa quindi la preparazione. “Ogni ruolo ha una preparazione specifica. Per esperienza, avere la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità con un professionista è di centrale importanza. Ricordo ancora le scarrozzate per potermi allenare con Luca Di Eugenio (il preparatore di Mammarella, così per dire). Tanta strada e sacrifici ma i risultati sono stati più che visibili. Per un portiere soprattutto, essere messo in condizione di lavorare bene e crescere sempre, anche quando l’età avanza, fa la differenza. Forse la figura del preparatore dei portieri non è ancora considerata al pari dell’allenatore ma – conclude – ad una squadra non basta fare gol, è altrettanto importante non prenderne“.

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