Serie A

EWFT, futsal e comunicazione: parola a Nicolò Valenti

L’Euroean Women’s Futsal Tournament sta bussando forte alle porte. Mancano oramai tre giorni all’inizio della sesta edizione del torneo internazionale per la prima volta organizzata in Italia. A fare gli onori di casa, le campionesse d’Italia del Città di Falconara. Se l’aspetto sportivo è quasi scontato, quello comunicativo merita un approfondimento in più. Lo facciamo con Nicolò Valenti che, con tutto lo staff della società di marketing e comunicazione Stopdown di cui fa parte, ha ideato il logo e la strategia di comunicazione che caratterizzerà l’intera manifestazione.

“C’è una premessa doverosa sul movimento futsal. A livello comunicativo è ancora acerbo. Da quanto ho potuto vedere cerca di emulare sport più popolari con risultati più o meno efficaci. Questo perché, per la maggior parte degli addetti ai lavori – Sottolinea Valenti – la comunicazione non è ancora pensata come un investimento ma come una spesa. Le società che invece cambiano la visione e riescono ad aprirsi ad un’ottica un po’ più imprenditoriale, con il tempo riescono ad avere un ritorno in termini di visibilità ma anche e soprattutto economici, con un incremento degli utenti al palazzetto ad esempio o con la capacità di attirare nuovi sponsor. E’ una premessa che si fa da anni. Difficilmente però si riesce a superare questo scoglio”.

Con il CdF e con la EWFT quello che si vuole fare è proprio questo salto in avanti.

OBIETTIVO COMUNICATIVO – “L’obiettivo che avevo, parlando con il presidente Bramucci, era di dare una veste più moderna e innovativa all’evento sportivo in questione, l’European Women’s Futsal Tournament, che potesse incuriosire e coinvolgere anche un target un po’ più lontano dal futsal. Il focus non è tanto avvicinare l’utente già acquisito che seguirebbe a prescindere da come viene comunicato l’evento o il movimento, quanto più incuriosire o avvicinare una nuova utenza che può essere non solo chi potrà recarsi al palazzetto per seguire questa champions, chiamiamola così, ma un target che si può avvicinare per curiosità appunto, come ad esempio il calciofilo o chi, nelle vicinanze, segue altri sport come basket o pallavolo. E’ un processo lungo.

Ma parliamo di uno sport tecnicamente fantastico, spettacolare. Ti prende, è una calamita. Per lo spettacolo che propone, per l’ambiente che crea in quanto si sviluppa attorno a realtà territoriali un po’ più piccole rispetto alle grandi città. Questo, così come per le altre discipline sopracitate, permette di creare una nicchia, una comunità, che fa dell’appartenenza il suo punto forte. Falconara è una realtà di queste. Con loro abbiamo iniziato a lavorare un paio di anni fa, con uno stop forzato per la pandemia. E’ capitata poi l’occasione di riprendere il discorso proprio per questa competizione oramai imminente”.

EWFT, L’IDEA ALLA BASE DELLA COMUNICAZIONE – “L’idea era quella di prendere il mood delle grandi competizioni UEFA e portarlo in qualcosa di un po’ più territoriale, che non fosse il classico lavoro stereotipato preso dal web. Il rischio sarebbe stato quello di tornare nel circolo vizioso del copiare ai più grandi perdendo aderenza con la realtà particolare. Così, vista la storia della competizione, che non aveva grandi innesti grafici, e visto quello che vuole raggiungere, cioè incuriosire e alzare un po’ la voce nei confronti della UEFA, abbiamo voluto realizzare una comunicazione che fosse in parte riconducibile per la pulizia delle linee, per la struttura grafica con il classico pittogramma posizionato sul naming, alla classica struttura UEFA. Incuriosire ma senza copiare ecco.

IL LOGO – “Molto semplicemente, dovrebbe rappresentare l’epicentro del futsal, quindi il classico pentagono nel quale convergono sei frecce che potrebbero ricordare una stella, elemento classico della simbologia Champions, ma che in realtà rappresentano le sei squadre che convergono nello stesso punto, in questo caso Falconara.

Anche la scelta dei colori non casuale. E’ stata ragionata su due binari. Innanzitutto riprendere quella che è la comunicazione attuale della manifestazione, che non ha una sua identità visiva ma che in passato ha utilizzato gli stessi colori. Un filo conduttore per non staccare con il passato. Inoltre avevamo la volontà di riprendere quel blu che è una declinazione del più classico azzurro della Divisione e avvicinarlo ai colori Champions che tendono più al blu scuro.

Anche il Città di Falconara si muove su queste tonalità. Il Blu sintetizza un po’ tutto quindi: il CdF, il colore dell’Italia, del futsal in genale. E’ un colore universale che richiama subito al core business, che avvicina più al calcio a 5 che non al basket chiaramente”.

Pulito riproducibile, intuitivo. Queste le caratteristiche della grafica che segnerà la massima competizione internazionale dedicata al futsal femminile. “Il logo deve rispettare delle regole, deve essere tecnicamente impeccabile. Può piacere come no, c’è sempre il gusto personale, ma per essere tale devono esistere tutte le declinazioni del monocromatico, deve essere leggibile, riproducibile, iconico e riconoscibile. Quindi, con il tempo, se è un logo che si può riproporre in futuro, è un pittogramma che può essere scorporato dal suo naming ed essere riconoscibile”.

IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE GRAFICA – L’EWFT non è competizione ufficiale ma vorrebbe tanto esserlo, e in quest’ottica anche l’aspetto grafico e comunicativo entrano nelle dinamiche di sviluppo e possono contribuire a raggiungere l’obiettivo di diventare competizione ufficiale UEFA. “E’ una sorta di amplificatore. A volte la voce non basta, lo sport giocato non basta, ed ecco che anche la comunicazione diventa una forza attrattiva anche per organizzazioni più grandi che non possono non guardare quello che succede. Se ognuno fa la propria parte, il processo di riconoscimento può essere più veloce” E’ una dichiarazione di volontà. ” Il percorso è lungo ma c’è uno spiraglio di crescita” C’è quindi anche una volontà provocatoria verso chi un giorno potrebbe e dovrebbe rendere ufficiale un evento del genere. “E’ vero che tutto parte da un logo, da una grafica, ma è molto più di questo. Si cerca di condizionare ed intervenire in quello che è il mercato vicino.

Un esempio pratico è quello che abbiamo provato a fare negli ultimi due anni con la Divisione Calcio a 5: inserire un taglio grafico che possa essere di ispirazione anche “alla base” per provare ad alzare il livello qualitativo generale della comunicazione proposta. Spesso purtroppo non si ha il senso delle proporzioni: si guarda alle grandi società come Milan, Inter, Juve ad esempio cercando di riproporre quel modello che però non si addice alle realtà sportive del calcio a 5. Credo che sia fondamentale strizzare l’occhio piuttosto a sport come il basket, molto simile al futsal sotto certi aspetti e prendere spunto da lì. Da questo punto di vista, per il futsal è più difficile un percorso del genere, perchè non ha un riferimento come può essere la NBA per il basket o la NFL per il football americano ad esempio.

Il Calcio a 5 deve farsi da se, sganciandosi dal calcio, poichè sport diverso e quindi bisognoso di una comunicazione differente, molto più simile a quella degli sport indoor. Negli ultimi anni c’è stato un miglioramento netto, anche da parte di chi si occupa di comunicazione come voi. E quella veste grafica proposta aiuta ad avvicinare. Io leggo di più, controllo di più perchè vedo che c’è attenzione alla comunicazione visiva. Fa tutto parte del lavoro di tutti. Se ognuno fa qualcosa in più, anche le società un giorno si rivolgeranno a professionisti del settore per improntare un lavoro comunicativo ben fatto. Fondamentale, in questo, anche il ruolo della Divisione Calcio a 5 e di tutti gli addetti ai lavori. Alzare l’asticella è davvero una questione di squadra”.

IL SENSO DI APPARTENENZA – “Il focus è creare il senso di appartenenza necessario alle piccole realtà come quelle del calcio a 5 per attraversare ogni momento della propria vita sportiva. L’appeal passa dalla comunicazione” afferma Nicolò e questo è anche il ragionamento alla base della nuova livrea del Città di Falconara che vedrà la luce proprio nei giorni dell’European Woman’s Futsal Tournament. “Giocare indossando i propri colori, con una veste grafica importante, studiata e ben fatta, aiuta chi gioca a sentire la responsabilità della maglia che porta indosso e chi è sugli spalti a legarsi in modo indissolubile alla realtà sportiva”.

Il senso di appartenenza appunto, la voglia di rappresentare quello che indossi. “Ma non solo la grafica entra in questo meccanismo, anche il taglio delle maglie ad esempio. Ancora oggi tante società scelgono un modello da uomo per le donne, quando basterebbe davvero poco per rendere anche una divisa da gioco, parte di una presa di consapevolezza personale. E’ un’attenzione piccola che può ripagare sotto molti aspetti, come quello del merchandising ad esempio”.

Il discorso si potrebbe protrarre ancora e ancora, attraversare trasversalmente numerosi ambiti. Ma ora è davvero tempo di pensare all’EWFT, un’occasione per tutto il mondo futsal italiano. In campo scenderanno le migliori calcettiste d’Europa, le sfide saranno avvincenti. Anche la comunicazione giocherà la sua parte nella più grande partita dello sviluppo della disciplina. Sarebbe davvero un peccato perdersi l’appuntamento.

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