Serie B

Turetta e il primato dell’Infinity: “Nessuna pressione, solo voglia di migliorarsi”

Lorena Turetta

Se non si fosse trattato dell’Infinity, adesso il futsal sarebbe soltanto un appuntamento del giovedì in cui puoi dare buca anche all’ultimo momento. Ma se Lorena Turetta, 40 primavera sulle spalle, continua a prendere tutto estremamente sul serio e continua a macinare chilometri sulla fascia, è perché verso i colori biancazzurri nutre una riconoscenza rara, che va ben oltre il campo.
“La squadra mi è stata molto vicina in un periodo difficile e io le devo tutto questo. Le devo tempo, sudore e anche sacrifici. Non l’avrei fatto per nessuna altra realtà, perché inizio ad essere davvero tanto stanca: il mio turno lavorativo scatta alle 7, ad un’ora da casa, e già questo pesa abbastanza. E poi c’è anche che si cresce, cambiano alcune esigenze e magari si inizia a voler fare anche altro”.

Una vita da atleta, iniziata sin dai banchi di scuola. E, con mio stupore, non nel calcio.
“Ero entrata in quarta elementare, quando ho scoperto la pallamano, sport che ho praticato per circa 8 stagioni. Credo che i miei polmoni si siano formati in questo modo proprio in quegli anni – sorride -. Poi è arrivato il calcio a 5: durante un torneo, mi vide Antonio Bellon e mi portò a Teggi di Sotto e in seguito al Ponte San Nicolò.  Tantissimi anni sui campi e tante belle soddisfazioni. L’unica cosa che mi dispiace è essere nata in altri tempi: ti spiego – continua -, a noi è spettato il compito di trascinare il movimento verso quello che poi sarebbe davvero diventato, ci siamo comportate da professioniste in un contesto che era molto lontano dall’esserlo. Non c’era visibilità, figuriamoci Sky! Non c’era neanche il sogno dell’Azzurro. Una volta, in tribuna appesero lo striscione “Turetta in Nazionale”… ecco: anche un solo allenamento in azzurro, lo avrei fatto volentieri, e forse me lo sarei meritato. – sorride -. Faccio parte di quella generazione che aveva una passione cieca, che non chiedeva nulla in cambio: lo facevamo per noi stesse, per la soddisfazione di aver dato il massimo. Oggi, in generale, non vedo più quella voglia che avevamo noi”.

Fa eccezione la linea verde dell’Infinity, oculatamente scelta dalla società.
“I nuovi innesti, per esempio, sono ben concentrati sull’obiettivo, si impegnano tanto e si sono integrati subito in un ambiente che – a mio avviso – offre il giusto compromesso tra serietà durante le ore di lavoro e goliardia. Si ride e si scherza sì, ma l’ora e mezzo di allenamento è sacra: è un po’ come a scuola, più ascolti in classe e meno devi studiare a casa. E io in classe ho sempre ascoltato tanto”.
Prova ne sia una pagella… anzi una classifica, più che soddisfacente dopo 7 giornate.
“Sinceramente non mi aspettavo di poter essere tra le prime. Non c’è alcun tipo di pressione, a spingerci è semplicemente la volontà di fare sempre meglio, che poi porta a vincere la maggior parte delle volte. Le difficoltà ci sono sempre, ci sono state anche nell’ultimo successo col Cus Milano, ma il bello dell’Infinity Futsal Academy è che reagisce sempre e cerca sempre il modo giusto per sopperire alle sue lacune”.

E con il primo posto in tasca, le biancazzurre trascorreranno la prima domenica da spettatrici della stagione.
“Non c’è problema, ho già trovato come occuparla”, sorride pensando alla passeggiata in montagna che l’aspetta. “Magari dall’anno prossimo sarà un’abitudine del week end e questa sarà davvero l’ultima stagione da calcettista, come dico da qualche tempo”.
O magari l’Infinity troverà il modo per farla innamorare ancora un po’ e farci un altro bel regalo: Turetta in moto perpetuo sulla fascia, il simbolo di una generazione sulla quale il sole non potrà mai tramontare.

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