Serie A

“Chiamateci pure folli”, Alessia Ledda, l’Athena e lo Statte alla finestra

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Folle, dal latino follis, sacchetto di cuoio. Per traslazione, testa vuota. Si dice di chi agisce in modo temerario.
Come di chi gioca in serie A di futsal femminile con solo qualche anno di esperienza nel calcio a 5. Come di chi si alza tutte le mattine per andare a lavoro, a 300 chilometri da casa, per poi raggiungere il campo di allenamento alla sera.
Si può dire di Alessia Ledda (chissà cosa vorrebbe metterci in quel sacchetto). Si può dire dell’Athena Sassari.

Siamo senza dubbio la squadra più inesperta“. Affermazione di un candore che mi abbaglia. 23 anni di consapevolezza e follia, appunto.

They can call me whatever they want, Call me crazy

So bene che, come squadra e come singole, abbiamo la minore esperienza in assoluto in Serie A e con il futsal in generale. Molte di noi infatti provengono da tanti anni di calcio a 11. Trovare il proprio spazio in un 20×40, la sintonia giusta con il rimbalzo controllato, non è affatto facile quando provieni da tutt’altro sport. Perché, diciamocelo, è totalmente differente“. Se dal calcio a 5 a quello a 11 il passaggio potrebbe sembrare naturale, e forse lo è, soprattutto da bambini, il percorso all’inverso riserva molte insidie.

Dopo il primo anno, volevo dire basta, anche se avevo deciso di abbandonare il campo in erba proprio per la volontà di fare nuove esperienze, di sfidare me stessa. Volevo un nuovo inizio. solo che non me lo aspettavo così faticoso. Entrare nel meccanismo del futsal vuol dire mettere nella testa tante nuove informazioni e poi fare in modo che da li, vengano comunicate ai piedi.

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I just don’t care what the world says I’m gonna make it

E’ stato grazie alle mie compagne di squadra che mi sono convinta che quello che stavo vivendo rientrava nel percorso di conversione e crescita in una nuova disciplina“. Se poi hai grandi giocatrici alle quali potersi ispirare, forse, affrontare tutti i sacrifici che la scelta impone, è più semplice. O almeno più stimolante. “Guardo Vanin ad esempio, o Taty, sono giocatrici formidabili. Ho avuto la fortuna di averle come avversarie in questo inizio di campionato.

Dico fortuna perchè confrontarsi con atlete di questo livello non può far altro che farmi crescere e migliorare. Mi sento molto piccola come giocatrice al loro confronto. Per questo da ognuna di loro cerco di rubare qualcosa. Anche durante le partite. L’impegno profuso nel fronteggiarle, mi rende più forte, migliore“.

Una rapina in grande stile, per riempire quel sacchetto vuoto, il follis, e rendere tutto un’impresa normale.
Impresa eccezionale essere normale, penso. La strada è sempre buia se prima non guardi dentro te.

Ad aiutarmi a guardarmi dentro, ci ha pensato Taina Santos. Se è vero che ci sono grandi giocatrici, è grazie a lei che mi sono appassionata a questa disciplina. Mi ha spronato molto e, ad oggi, posso dire che aveva ragione. Nonostante l’inizio difficile, non mi pento di aver stretto i denti e continuato“.

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Quando c’è sentimento, non c’è mai pentimento.
Ma, come mi dice Alessia “ne deve valere la pena. Siamo una squadra atipica. Molte di noi lavorano o studiano e, alla sera si allenano. E’ un sacrificio costante di tempo ed impegno e a volte viene da domandarsi chi ce l’ha fatto fare. Ma sapevamo che il campionato sarebbe stato più grande di noi, e che forse i nostri mezzi a disposizione sono inferiori. Ma ci stiamo mettendo l’anima, per riuscire ad onorare ogni gara e cercare di raggiungere la salvezza a fine campionato. Sarebbe la ricompensa per tutte le rinunce, la ciliegina sulla torta, perché ovviamente nessuno scende in campo se non per vincere. Sappiamo però che abbiamo bisogno di crescere ancora molto.

Di certo le nostre compagne più forti ed esperte ci stanno aiutando molto. Anche il mister. E pian piano, stiamo crescendo in consapevolezza e prestazioni. Anche se i risultati delle nostre partite direbbero il contrario. Ognuna di noi è consapevole di questo progresso, ed è proprio grazie a questo che il morale, nonostante tutto è alto. Ecco, quando esci dal campo soddisfatto per non aver lasciato nulla di intentato, allora forse si può rispondere a quella domanda che spesso ci facciamo e dirci: si, ne vale la pena“.

“Stavo per rimetterci le penne Fulvio, lo sa. Però, se qualcuno mi facesse la fatidica domanda: “Ernesto, ne è valsa la pena?” Io risponderei: “ne è valsa la pena! Ne è valsa veramente la pena!”

Lo diceva Carlo Verdone in Manuale d’Amore 2. Io non l’ho visto il film, ma qualche tempo fa una persona mi ha mandato questa clip. Forse non sapeva il regalo che mi stava facendo, e neanche io.

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Tornando al ragionamento di Alessia, però, anche la gara contro il Città di Falconara ne è valsa la pena. Nonostante tutto. “Conoscevamo bene la forza dell’avversario. Considerando anche il fatto che, per noi, è sempre una partita difficile. Però credo che l’abbiamo affrontata con il giusto atteggiamento. Certo, con un’impostazione più difensiva che offensiva, ma siamo comunque riuscite a creare qualche occasione e segnare due reti. Tutto considerato, siamo rimaste sorprese da noi stesse. Personalmente immaginavo un risultato più severo di quello che è stato. Siamo sulla strada giusta. Poco alla volta, si va sempre avanti“.

Camina, guerrero, camina por el sendero del dolor y la alegria.

Il sentiero in questione porta dritto dritto all’Italcave Real Statte, compagine che l’Athena affronterà nell’anticipo di domani pomeriggio. Ledda è pronta ad una nuova battaglia. “Rispetto allo scorso anno, ha perso due giocatrici importanti, ma ha mantenuto quel mago di Renatinha, che con le sue giocate è capace di tirare fuori un coniglio dal cilindro anche quando le cose non vanno per il verso giusto. E’ quasi scontato che, se si riuscisse a contenere, sarebbe come segnare un gol. Ci stiamo preparando per questo, senza sottovalutare chiaramente nessuno. Lo Statte ha fatto la storia di questo sport in fondo.

Ci auguriamo che con il giusto atteggiamento, quello visto nelle ultime partite, possiamo fare bene. Sarà inoltre fondamentale sbagliare il meno possibile. Questa non è la Serie A2. Qui, si paga ogni piccola imprecisione, anche un passaggio o uno stop sbagliati. Bisogna avere – conclude – un livello di concentrazione altissimo, per continuare a riempire quel sacchetto vuoto che vuol dire follia e trasformarlo in quello dei pensieri felici capaci di farci volare“.

They can call me whatever they want
Call me crazy
I just don’t care what the world says
I’m gonna make it

 

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