Serie A

Assenze colmate ed incolmabili: il nostro viaggio nella finale Scudetto

Due volte sul tetto d’Italia dalla nascita della Serie A. Il Montesilvano vince a Falconara e raggiunge il record dell’ormai ex Ternana cucendosi sul petto lo Scudetto della ripartenza, dopo la mancata assegnazione dello scorso anno. Si rinizia da una delle squadre più solide e longeve, capace di portare a casa una delle finali tricolore più belle di sempre, in una cornice – quella del PalaBadiali – resa bellissima dalla gente delle Marche che ha applaudito fino all’ultimo secondo le sue e ha poi applaudito sportivamente il successo delle biancazzurre: nel terzo tempo, il vice-presidente Berardi sceglieva le bottiglie più fresche per un brindisi con le neo-campionesse, 1 a 1 ha detto il presidente Bramucci, un titolo a testa e già pronti per ricominciare. Ma prima di andare avanti, bisogna riavvolgere il nastro di questi 120’ incredibili.

GARA -1 Siamo nel momento decisivo dell’anno e il Falconara deve fare a meno di Taty che, a pochi giorni dal suo rientro in Brasile, è costretta a salutare per sempre il suo papà. La dirigenza marchigiana mette tutto da parte: l’arcobaleno cosmico è importante, ma la famiglia e gli affetti lo sono più di ogni altra cosa. Può e deve prendersi il suo tempo per rimettere insieme i pezzi, a Falconara tutti l’aspettano e nessuno lo dice. Nel frattempo il Montesilvano fa sua gara -1 in rimonta con Coppari, Belli e Xhaxho, dopo il bis di Marta. E’ il giorno in cui cade l’imbattibilità delle citizens, ferite tra le mura amiche, ed è anche il giorno dell’espulsione di Nona, tornata dopo due anni a giocare una finale. Le compagne non ci stanno e le promettono gara -3. In cuor suo lo fa anche Taty che sta maturando una decisione importante. “Presidente, voglio tornare, voglio darvi una mano”. E il giorno dopo torna a casa, quella sportiva. Compagne e dirigenza la stringono in un abbraccio che non può curare, ma è presenza sincera. E con la sua numero 4 in campo, il Falconara cambia marcia.

GARA -2 Match point in casa dopo l’emozione dell’impresa al PalaBadiali. Tutto sembra a girare a favore delle biancazzurre che però – davanti alle telecamere di RaiSport e ad un cronista che vede atteggiamenti “poco femminili” – falliscono il bis. Ad annullarlo, letteralmente, è il tris di Pato: il trattore brasiliano è una furia che guasta la festa alle adriatiche e nel finale anche la beffa dell’infortunio di Amparo, proprio per un contrasto da palla ovale nel mezzo con la numero 99. Mai vista la spagnola a terra per più di 3”, solitamente usa il parquet come trampolino per tornare a saltare più in alto di prima. Ma stavolta qualcosa non va e quel qualcosa viene evidenziato dai successivi accertamenti: micro-frattura al piede. Ampi arriva al campo in stampelle. Un’altra assenza pesante, dopo quella di Manieri, mentre il Falconara è pronto a ritrovare Nona. Un altro triste saluto accompagna la fine di gara -2: Marta, la guerriera murciana, ha perso il nonno. C’è di nuovo il calore del Falconara a lenire le ferite. E poi c’è capitan Luciani che rivolge al suo presidente la terza frase in tanti anni: “Scendi dagli spalti che ti voglio abbracciare”.

GARA -3 Serie riaperta, tutto si decide nella “bella” ed è un po’ quello che tutti si augurano quando ad affrontarsi sono le due migliori formazioni del campionato. Il Falconara vincitore della Coppa Italia e della regular season e un Montesilvano che è sempre rimasto in scia, ma adesso torna con i cerotti al PalaBadiali. Pronostici incerti anche nel sondaggio al quale partecipate su Instagram, in cui le marchigiane la spuntano per 3 voti appena. Il primo spettacolo è sugli spalti: bandiere biancazzurre ovunque, tamburi e 480 accreditati che non smettono un solo secondo di cantare con quanto fiato hanno in gola. Si parte e dopo 1’30 abbiamo già visto di tutto: un fallo, il gol di Pato e il portiere di movimento al quale il Montesilvano ripensa subito dopo il bis di Taty con un’invenzione dalla metà campo. Tutto troppo bello (o troppo brutto) per essere vero, ma – un po’ alla volta – le biancazzurre si rialzano. La traversa di Borges è il preludio ad un secondo tempo micidiale da parte delle adriatiche. E’ Guidotti – prima marcatrice quotata altissimo al futsal scommesse – a dare il via alla rimonta, la segue Xhaxho di destro e chiude il tris D’Incecco di sinistro. Ci sarebbe tanto tempo per recuperare, ma Coppari e Borges dicono che può bastare così e scatta la festa.

A CASA Xhaxho beve direttamente dalla Coppa, Lucilèia si commuove pensando al fatto che potrà portare un’altra medaglia a sua mamma che non ne vedeva da un po’. Mi imbatto in Amparo: “Mamma mia, nonostante l’infortunio avrei voluto anche rischiare perché sono pazza, ma poi le ho guardate tutte negli occhi e ho detto no. Io sto in panchina, mi fido di loro”.
Poi è il momento dell’abbraccio a Gonzalo che ha tenuto nascosto un dolore immenso pur di non destabilizzare le sue: questo Scudetto è per il suo papà, volato in cielo 24 ore prima della vittoria di suo figlio. A fine partita, ogni promessa è debito: Ana Sestari, anche coiffeur, lo rasa a zero e io ripenso a Camoranesi e al taglio dei capelli dopo la vittoria del Mondiale.
Piano piano si spengono le luci del PalaBadiali e della stagione. E’ tardi quando ripartiamo, canto per tenermi sveglia e non prendo neanche una nota. Non è stanchezza, è proprio così. Lascio la terra delle campionesse di Coppa ed entro in quella delle campionesse d’Italia. Ovunque sia il futsal, io mi sento a casa.

 

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